SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II ORDINANZA 23 settembre 2015, n. 18775 Ritenuto in fatto Premesso – che Sc.Re. e S.L. hanno proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte d’appello di Trieste che, in riforma della decisione del Tribunale di Pordenone, ha rigettato la domanda da essi proposta nei confronti di V.S. e...
Categoria: Cassazione civile 2015
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 23 settembre 2015, n. 18808. La prescrizione del diritto dell’avvocato al pagamento dell’ onorario decorre dal momento in cui, per qualsiasi causa, cessi il rapporto col cliente, ivi compresa la morte di quest’ultimo, anche se, in applicazione della regola dell’ultrattività del mandato, l’omessa dichiarazione o notificazione del relativo evento ad opera del difensore costituito in giudizio comporta che questi continui a rappresentare la parte come se l’evento stesso non si fosse verificato
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 23 settembre 2015, n. 18808 Ritenuto in fatto Con sentenza del 27 maggio 2011 la Corte d’Appello di Napoli ha rigettato il gravame proposto dall’avvocato M.A. nei confronti di D.L.C. , avverso la sentenza del Tribunale di Napoli depositata il 12 ottobre 2005. Con questa sentenza il Tribunale...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 1 settembre 2015, n. 17386. In tema di esdebitazione, ai fini dell’ammissione all’istituto, il riferimento alla “soddisfazione”, almeno parziale, dei creditori concorsuali di cui all’art. 142 della legge fallimentare attribuisce al giudice del merito un ambito di valutazione discrezionale che investe non solo il numero dei creditori soddisfatti, sul totale di quelli ammessi, ma anche la stessa percentuale di pagamento dei singoli crediti
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 1 settembre 2015, n. 17386 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CECCHERINI Aldo – Presidente Dott. NAPPI Aniello – Consigliere Dott. RAGONESI Vittorio – Consigliere Dott. DIDONE Antonio – Consigliere Dott. DI...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 1 settembre 2015, n. 17380. In materia di equa riparazione ai sensi della legge n. 89/2001, anche dopo le modifiche apportate dal decreto-legge n. 83/2012, convertito in legge n. 134/2012, la competenza del giudice adito costituisce presupposto processuale e non già requisito di ammissibilità della domanda. Pertanto, la Corte d’appello, adita con l’opposizione ai sensi dell’art. 5-ter della legge stessa, ove ritenga di non essere investita della competenza a provvedere, non può rigettare la domanda, ma deve declinare la competenza e, indicato il diverso giudice competente, deve fissare il termine di riassunzione del procedimento innanzi a lui, in applicazione dell’art. 50 cod. proc. civ.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 1 settembre 2015, n. 17380 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 2 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETITTI Stefano – Presidente Dott. PARZIALE Ippolisto – Consigliere Dott. MANNA Felice – rel. Consigliere Dott. GIUSTI Alberto – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 31 agosto 2015, n. 17306. Nel giudizio di opposizione agli atti esecutivi, la decorrenza del termine di decadenza per la proposizione del giudizio di merito (fissato dal giudice dell’esecuzione all’esito dell’espletamento della fase camerale del procedimento), decorre dalla data della comunicazione del provvedimento e non da quella del suo deposito
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 31 agosto 2015, n. 17306 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SALME’ Giuseppe – Presidente Dott. AMENDOLA Adelaide – rel. Consigliere Dott. AMBROSIO Annamaria – Consigliere Dott. DE STEFANO Franco – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezioni unite, sentenza 15 settembre, n. 18077. La pretesa punitiva esercitata dal Consiglio dell’Ordine forense in relazione agli illeciti disciplinari commessi dai propri iscritti ha natura di diritto soggettivo potestativo che, sebbene di natura pubblicistica, resta soggetto a prescrizione dovendo escludersi che il termine di cui all’art. 51 del r.d.l. 27 novembre 1933, n. 1578 possa intendersi come un termine di decadenza, insuscettibile di interruzione o di sospensione. La previsione, da parte del citato art. 51 di un termine quinquennale di prescrizione, mentre delimita nel tempo l’inizio dell’azione disciplinare, vale anche ad assicurare il rispetto dell’esigenza che il tempo dell’irrogabilità della sanzione non venga protratto in modo indefinito, perché al procedimento amministrativo di inflizione della sanzione è da ritenere applicabile non già la regola dell’effetto interruttivo permanente della prescrizione sancito dall’art. 2945, secondo comma, cod. civ., bensì quello dell’interruzione ad effetto istantaneo di cui al precedente art. 2943 cod. civ., con la conseguente idoneità interruttiva anche dei successivi atti compiuti dal titolare dell’azione disciplinare in pendenza del relativo procedimento
Suprema Corte di Cassazione sezioni unite sentenza 15 settembre, n. 18077 Svolgimento del processo l’Avvocato B.P. ha depositato ricorso, illustrato con successiva memoria, con il quale chiede la cassazione della sentenza del Consiglio Nazionale Forense, con la quale è stata confermata la decisione del COA di Verona, di applicazione nei suoi confronti della sanzione disciplinare...
Corte di Cassazione, sezioni unite, sentenza 15 settembre 2015, n. 18075. Se oggetto della contestazione disciplinare sono i modi, toni ed i contenuti della missiva inviata da un avvocato ad un collega e non (se non in via indiretta) la vicenda giudiziale e stragiudiziale che l’ha determinata, l’elemento soggettivo dell’illecito va innanzitutto riguardato con riferimento all’invio ad una collega di una missiva caratterizzata dai suddetti modi, toni e contenuti, dovendo escludersi invece una rilevanza immediata e diretta – al fine di indurre ad escludere l’elemento soggettivo nell’illecito contestato – della inconsapevolezza (o della consapevolezza), da parte dell’incolpato, di determinati elementi di fatto attinenti al merito della vicenda che ha occasionato l’invio della lettera in discussione e quindi della maggiore o minore consapevolezza, da parte dell’incolpato, della fondatezza o meno delle accuse mosse alla collega con la suddetta missiva
Suprema Corte di Cassazione sezioni unite sentenza 15 settembre 2015, n. 18075 Ritenuto in fatto Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Vicenza ha comminato all’avvocato D.R.G. la sanzione dell’avvertimento avendolo ritenuto responsabile dell’illecito disciplinare consistente nell’aver inviato alla collega D.L. una comunicazione nella quale le imputava una serie di negligenze professionali nella difesa di B.L....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 21 settembre 2015, n. 18471. In base al combinato disposto di cui agli artt. 1193 e 2697 c.c., ove il convenuto eccepisca il pagamento del debito, dimostrando di aver già corrisposto all’attore una somma idonea alla sua estinzione, l’attore, il quale controdeduca che l’eseguito pagamento è da imputare ad un debito diverso da quello dedotto in giudizio, ha l’onere di provare l’esistenza di tale altro suo credito, nonché la sussistenza delle condizioni necessarie per l’allegata diversa imputazione
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 21 settembre 2015, n. 18471 Ritenuto in fatto Con atto di citazione in opposizione, la Società Bowling Abruzzo s.r.l. convenne in giudizio la ditta Automatic Garaes di R.G. per ottenere la revoca del decreto ingiuntivo emesso dal Pretore di Pescara, il 20 giugno 1996, con il quale le...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 17 settembre 2015, n. 18238. La determinazione degli onorari di avvocato e degli (onorari) e diritti di procuratore costituisce esercizio di un potere discrezionale del giudice che, qualora sia contenuto tra il minimo ed il massimo della tariffa, non richiede una specifica motivazione e non può formare oggetto di sindacato in sede di legittimità, se non quando sia stato l’interessato stesso a specificare le singole voci della tariffa che assume essere state violate. In presenza di una nota specifica prodotta dalla parte vittoriosa, il giudice non può peraltro limitarsi ad una globale determinazione dei diritti di procuratore e degli onorari di avvocato, in misura inferiore a quelli esposti, ha l’onere di dare adeguata motivazione dell’eliminazione e della riduzione di voci da lui operata, allo scopo di consentire, attraverso il sindacato di legittimità, l’accertamento della conformità della liquidazione a quanto risulta dagli atti ed alle tariffe, in relazione all’inderogabilità dei relativi minimi, a norma della L. n. 794 del 1942, art. 24. Il giudice è pertanto tenuto ad indicare dettagliatamente le singole voci che riduce, perché chieste in misura eccessiva, o che elimina, perché non dovute, in modo da consentire l’accertamento della conformità della liquidazione a quanto risulta dagli atti ed alle tariffe in relazione all’inderogabilità dei minimi
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 17 settembre 2015, n. 18238 Svolgimento del processo 1 – La Corte di appello di Roma, in sede di rinvio disposto da questa Corte con sentenza n. 21.795 del 2006, con la sentenza indicata in epigrafe ha determinato le indennità di espropriazione e di occupazione legittima in relazione...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 20 agosto 2015, n. 16993. Nel caso in cui l’aggravamento di una malattia a seguito del comportamento omissivo del sanitario abbia determinato una particolare sofferenza del paziente durante l’agonia prima della morte è configurabile il cd. “danno tanatologico”, inteso quale danno subito dalla vittima per la sofferenza provata nell’avvertire consapevolmente l’ineluttabile approssimarsi della propria fine, per la cui configurabilità assume rilievo il criterio dell’intensità della sofferenza provata
Suprema Corte di Cassazione Sezione III Sentenza 20 agosto 2015, n. 16993 Svolgimento del processo Con sentenza dell’11/10/2010 la Corte d’Appello di Palermo ha respinto il gravame interposto dai sigg. La.Ci.Ag. , A. e G. – quali eredi della congiunta sig. D.A. , deceduta in corso di giudizio – in relazione alla pronunzia Trib....