Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 11 marzo 2014, n. 5599 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MASSERA Maurizio – Presidente Dott. AMBROSIO Annamaria – Consigliere Dott. ARMANO Uliana – Consigliere Dott. FRASCA Raffaele – rel. Consigliere Dott. STALLA...
Categoria: Cassazione civile 2014
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 18 marzo 2014, n. 6208. Nel caso in cui uno dei due coniugi cambi residenza o il domicilio, l'altro può chiedere se il mutamento interferisce con l'affidamento, la ridefinizione degli accordi o dei provvedimenti adottati, risulta rispettato anche in correlazione con i parametri costituzionali e CEDU, in quanto: il mutamento di residenza non è illecito perché realizzato dal genitore collocatario, la vicinanza dei luoghi non interferisce con il regime di visita, in quanto pienamente esercitabile secondo l'incensurabile valutazione della Corte d'Appello fondata su un esame dei fatti che non può essere rivalutato in sede di sindacato di legittimità se non specificamente censurato nel limitato confine indicato dall'art. 360 n. 5 cod. proc. civ., attualmente vigente ed applicabile alla fattispecie
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 18 marzo 2014, n. 6208 Fatto e diritto Rilevato che è stata depositata la seguente relazione ex art. 380 bis cod. proc. civ. in ordine al procedimento civile iscritto al R. G. 16079 del 2013: “Il relatore designato, visti gli artt. 377, 380 bis e 360 bis cod....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 14 marzo 2014, n. 5955. In tema di contributo unificato per i gradi o i giudizi di impugnazione, ai sensi dell'art. 13 comma 1 quater del d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115, inserito dall'art. 1, comma 17, della L. 24 dicembre 2012, n. 228, il giudice dell'impugnazione è vincolato, pronunziando il provvedimento che la definisce, a dare atto – senza ulteriori valutazioni decisionali – della sussistenza dei presupposti (rigetto integrale o inammissibilità o improcedibilità dell'impugnazione) per il versamento, da parte dell'impugnante soccombente, dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per l'impugnazione da lui proposta, a norma del comma 1-bis del medesimo art. 13
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 14 marzo 2014, n. 5955 Svolgimento del processo 1. La corte d’appello di Perugia, con decreto 14.2.13 in causa n. 602/12 rgcc, confermò, sia pure con diversa motivazione, la declaratoria di inammissibilità – già resa dal tribunale del capoluogo umbro – della domanda dispiegata dalla Gesco srl nei...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 17 marzo 2014, n. 6178. Se la natura di un bene immobile oggetto di comunione non ne permetta un simultaneo godimento da parte di tutti i comproprietari, l'uso comune può realizzarsi o in maniera indiretta oppure mediante avvicendamento; peraltro fino a quando non vi sia richiesta di un uso turnario da parte degli altri comproprietari, il semplice godimento esclusivo ad opera di taluni non può assumere la idoneità a produrre un qualche pregiudizio in danno di coloro che abbiano mostrato acquiescenza all'altrui uso esclusivo, salvo che non risulti provato che i comproprietari che hanno avuto l'uso esclusivo del bene ne abbiano tratto anche un vantaggio patrimoniale
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II SENTENZA 17 marzo 2014, n. 6178 Ritenuto in fatto Con atto di citazione del 21.02.2001, D.V.A. conveniva in giudizio D.V.B. deducendo di essere proprietaria di una fabbricato sito in (omissis), al quale si accedeva attraverso un cortile in comproprietà con la convenuta ed altri soggetti proprietari di altre porzioni...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 14 marzo 2014, n. 6032. La declaratoria di esecutività della sentenza ecclesiastica dichiarativa della nullità del matrimonio concordatario per esclusione, da parte di uno solo dei coniugi, di uno dei "bona matrimonii", postula che la divergenza unilaterale tra volontà e dichiarazione sia stata manifestata all'altro coniuge, ovvero che sia stata da questo in effetti conosciuta, o che non gli sia stata nota esclusivamente a causa della sua negligenza, atteso che, qualora le menzionate situazioni non ricorrano, la delibazione trova ostacolo nella contrarietà all'ordine pubblico italiano, nel cui ambito va ricompreso il principio fondamentale di tutela della buona fede e dell'affidamento incolpevole. In quest'ambito, se, da un lato, il giudice italiano è tenuto ad accertare la conoscenza o l'oggettiva conoscibilità dell'esclusione anzidetta da parte dell'altro coniuge con piena autonomia, trattandosi di profilo estraneo, in quanto irrilevante, al processo canonico, senza limitarsi al controllo di legittimità della pronuncia ecclesiastica di nullità, dall'altro, la relativa indagine deve essere condotta con esclusivo riferimento alla pronuncia da delibare ed agli atti del processo medesimo eventualmente acquisiti, opportunamente riesaminati e valutati, non essendovi luogo, in fase di delibazione, ad alcuna integrazione di attività istruttoria; inoltre, il convincimento espresso dal giudice di merito sulla conoscenza o conoscibilità da parte del coniuge della riserva mentale unilaterale dell'altro costituisce, se motivato secondo un logico e corretto "iter" argomentativo, statuizione insindacabile in sede di legittimità, sebbene la prova della mancanza di negligenza debba essere particolarmente rigorosa e basarsi su circostanze oggettive e univocamente interpretabili che attestino la inconsapevole accettazione dello stato soggettivo dell'altro coniuge
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 14 marzo 2014, n. 6032 Ritenuto in fatto e in diritto 1.- A.M. ha proposto ricorso per cassazione – affidato a due motivi – contro la sentenza della Corte di appello di Perugia (depositata il 14.5.2012) con la quale è stata rigettata la sua domanda di delibazione...
Corte di Cassazione, sezione tributaria, sentenza 7 marzo 2014, n. 5365. In tema di accertamento in rettifica delle imposte sui redditi delle persone fisiche, la determinazione effettuata con metodo sintetico, sulla base degli indici previsti dai decreti ministeriali del 10 settembre e 19 novembre 1992, riguardanti il cosiddetto redditometro, da un lato non pone alcun problema di retroattività, per i redditi maturati in epoca anteriore, stante la natura procedimentale degli strumenti normativi secondari predetti (emanati ai sensi dell’art. 38, comma quarto, del d.P.R. n. 600 del 1973); dall'altro, essa dispensa l'amministrazione da qualunque ulteriore prova rispetto all'esistenza dei fattori-indice della capacità contributiva, giacché codesti restano individuati nei decreti medesimi. Ne consegue che è legittimo l’accertamento fondato sui predetti fattori-indice, provenienti da parametri e calcoli statistici qualificati, restando a carico del contribuente, posto nella condizione di difendersi dalla contestazione dell'esistenza di quei fattori, l'onere di dimostrare che il reddito presunto non esiste o esiste in misura inferiore
SUPREMA Corte di Cassazione SEZIONE TRIBUTARIA sentenza 7 marzo 2014, n. 5365 Svolgimento del processo A seguito di controllo effettuato nei confronti di A.M., il quale aveva dichiarato di avere acquistato due terreni per un valore complessivo di lire 940.000.000 grazie ai conferimenti in denaro della madre C.P., l’Ufficio procedeva alla rideterminazione del reddito dichiarato...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 12 marzo 2014, n. 5730. Con riguardo a comportamento del lavoratore contrario alle norme contrattuali, la valutazione in ordine alla legittimità del licenziamento disciplinare – motivato dalla ricorrenza dell'ipotesi contemplata da norma contrattuale, a titolo esemplificativo, fra quelle di licenziamento per giusta causa – deve essere in ogni caso effettuata attraverso un accertamento in concreto da parte del giudice del merito della reale entità e gravità del comportamento addebitato al dipendente nonché del rapporto di proporzionalità tra sanzione e infrazione, anche quando si riscontri la astratta corrispondenza del comportamento del lavoratore alla fattispecie tipizzata contrattualmente, occorrendo sempre che la condotta sanzionata sia riconducile alla nozione legale di giusta causa, tenendo conto della gravità del comportamento in concreto del lavoratore, anche sotto il profilo soggettivo della colpa o del dolo, con valutazione in senso accentuativo rispetto alla regola generale della "non scarsa importanza" dettata dall'art. 1455 cod. civ.
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 12 marzo 2014, n. 5730 Svolgimento del processo Con sentenza del 5.3.2010, la Corte di appello di Cagliari accoglieva per quanto di ragione l’appello proposto dalla Bilia A. G. Sede Secondaria in Italia ed, in parziale riforma della sentenza impugnata – confermata per il resto -, dichiarava non...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 13 marzo 2014, n. 5786. Risoluzione del contratto di locazione stante la previsione contrattuale che il canone di locazione dovesse essere pagato in contanti presso il domicilio della locatrice avendo invece la conduttrice sempre pagato a mezzo bonifico bancario, senza autorizzazione della locatrice
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 13 marzo 2014, n. 5786 Svolgimento del processo Con sentenza del 24 maggio 2007 la Corte di appello di Reggio Calabria, premesso: 1) l’art. 7 del contratto di locazione intercorso tra la Parigi s.r.l. e S.M. prevedeva espressamente che il canone di locazione dovesse esser pagato in contanti,...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 11 marzo 2014, n. 5568. L'appalto di mere prestazioni di lavoro, vietato ai sensi dell'art. 1 legge 23 ottobre 1960 n. 1369, costituisce una fattispecie complessa caratterizzata dalla presenza di un primo rapporto fra colui che conferisce l'incarico ed usufruisce in concreto delle prestazioni del lavoratore (appaltante, committente o interponente) e colui che riceve l'incarico e retribuisce il lavoratore (appaltatore, intermediario o interposto) e di un secondo rapporto fra l'intermediario ed il lavoratore; pertanto quest'ultimo per poter venir dichiarato dipendente del committente, ai sensi dell'ultimo comma del menzionato art. 1 legge 1369, ha l'onere di allegare e dimostrare innanzitutto l'esistenza del rapporto fra questi e l'asserito intermediario, e inoltre, alla stregua della presunzione assoluta stabilita dalla legge (impiego da parte dell'appaltatore di capitali, macchine o attrezzature fornite dall’appaltante) o in base alle normali regole di prova, che l'intermediario è un imprenditore solo apparente, restando escluso che al fine sopraindicato possa prescindersi da entrambe le menzionate allegazioni e prove, dando solo la (pur necessaria) dimostrazione che l'asserito interposto ha messo a disposizione dell'interponente le energie lavorative del lavoratore medesimo
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 11 marzo 2014, n. 5568 Svolgimento del processo 1. La Corte d’appello di Roma, con sentenza del 5 ottobre 2011, respingeva il gravame svolto da L.F. avverso la sentenza impugnata che aveva rigettato la domanda intesa all’accertamento del rapporto di lavoro subordinato intercorso con la Montebovi s.p.a., alla...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 6 marzo 2014, n. 5243. In caso di infortunio conseguente ad un sinistro stradale, il giudice, nella quantificazione del risarcimento del danno, deve sempre procedere ad «una adeguata e reale personalizzazione» del danno non patrimoniale subito dalla vittima
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 6 marzo 2014, n. 5243 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PETTI Giovanni B. – Presidente Dott. AMATUCCI Alfonso – Consigliere Dott. TRAVAGLINO Giacomo – Consigliere Dott. SCARANO Luigi Alessandro – Consigliere Dott....