La certificazione del difensore nel mandato alle liti in calce o a margine di atto processuale

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|18 marzo 2021| n. 7765.

La certificazione del difensore nel mandato alle liti in calce o a margine di atto processuale riguarda solo l’autografia della sottoscrizione della persona che, conferendo la procura, si fa attrice o della persona che nell’atto si dichiara rappresentante della persona fisica o giuridica che agisce in giudizio, e non altro, con la conseguenza che deve considerarsi essenziale, ai fini della validità della procura stessa, che in essa, o nell’atto processuale al quale accede, risulti indicato il nominativo di colui che ha rilasciato la procura, facendosi attore nel nome proprio o altrui, in modo da rendere possibile alle altre parti e al giudice l’accertamento della sua legittimazione e dello “ius postulandi del difensore. In difetto di queste indicazioni, la procura, ove la firma apposta sia illeggibile, deve considerarsi priva di effetti tutte le volte che il vizio formale abbia determinato l’impossibilità di individuazione della sua provenienza e, perciò, di controllo (anche “aliunde”) dell’effettiva titolarità dei poteri spesi. Da ciò consegue che quando la sottoscrizione illeggibile, nel caso di mandato conferito da una società, sia apposta sotto la menzione della carica sociale, in una procura priva dell’indicazione del nominativo del soggetto che la rilascia, e tale nominativo non possa neppure desumersi dall’atto al quale la procura medesima accede, pur ritenendosi che il soggetto astrattamente titolare del potere rappresentativo possa essere indirettamente identificabile attraverso le risultanze del registro delle imprese o con altro mezzo, rimane, in ogni caso, indimostrata l’effettiva provenienza della sottoscrizione dal predetto soggetto, poiché la certificazione dell’autografia, da parte del difensore, non si riferisce – come precisato – anche alla legittimazione e non può di per sé consentire l’individuazione indiretta della persona fisica che ha firmato dichiarandosi dotata del potere di rappresentanza senza indicare il proprio nome, con la configurazione, in definitiva, della nullità dell’atto processuale cui accede siffatta procura.

Ordinanza|18 marzo 2021| n. 7765

Data udienza 4 novembre 2020

Integrale

Tag/parola chiave: Immigrazione – Protezione internazionale – Rifugiato politico – Procura alle liti – Requisiti di ammissibilità – Assenza nel testo del nome del conferente – Sottoscrizione del conferente illegibile – Nullità – Non superabile dall’autenticazione del difensore

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FRASCA Raffaele Gaetano Antonio – Presidente

Dott. DI FLORIO Antonella – Consigliere

Dott. RUBINO Lina – Consigliere

Dott. VINCENTI Enzo – Consigliere

Dott. CRICENTI Giuseppe – rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA
sul ricorso 32381-2019 proposto da:
(OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), che lo rappresenta e difende unitamente all’avvocato (OMISSIS);
– ricorrente –
contro
PROCURA GENERALE PRESSO CORTE D’APPELLO TORINO;
– intimati –
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 04/11/2020 dal Consigliere Dott. GIUSEPPE CRICENTI.

CONSIDERATO

CHE:
(OMISSIS), cittadina (OMISSIS) ha proposto appello avverso la decisione con cui il Tribunale di Torino ha rigettato il ricorso L. n. 286 del 1998, ex articolo 31.
La ricorrente aveva agito in giudizio per evitare l’allontanamento dal territorio nazionale, dove era giunta, insieme alle due figlie piccole, per ricongiungersi con il marito, il quale pero’, nel frattempo, era stato arrestato e poi condannato per un reato di violenza sessuale.
La donna aveva prospettato la situazione di fragilita’ delle minori, anche in ragione della loro condizione di salute, nonche’ il radicamento delle ragazze in Italia, dove entrambe frequentavano le scuole primarie.
Il Tribunale ha rigettato il ricorso, ritenendo doversi bilanciare l’interesse all’unita’ familiare con quello all’ordine pubblico ed alla sicurezza nazionale.
La corte di appello ha condiviso l’esito negativo di tale bilanciamento in ragione del fatto che il padre e’ stato condannato definitivamente e che la madre continua a ritenerlo innocente; che le cure di cui hanno bisogno le minori non e’ detto che non possano essere attuate in (OMISSIS), che infine non e’ dimostrato alcun radicamento sul territorio a cagione della giovanissima eta’ delle bambine.
(OMISSIS) ricorre con un motivo. Non v’e’ costituzione del Ministero.

RITENUTO

CHE:
§.- Il ricorso e’ inammissibile, a prescindere dai motivi su cui e’ fondato.
Infatti, la procura non indica il nome della persona fisica che l’ha rilasciata. Ora, la procura, come dichiarazione negoziale di conferimento del mandato alle liti, deve necessariamente nel suo contenuto dichiarativo identificare il dichiarante e, dunque, la parte conferente. Se la sottoscrizione e’ leggibile, il valore della stessa di attribuzione e, dunque, a monte, di identificazione della paternita’ della dichiarazione, certamente rende superabile la mancanza di indicazione nel testo che esprime il conferimento. Si tratta di un’applicazione del criterio della idoneita’ al raggiungimento dello scopo, di cui all’articolo 156 c.p.c. Senonche’, la sottoscrizione del conferente e’ illeggibile e, pertanto, il vizio che rende la procura nulla e, dunque, tamquam non esset e’ irrimediabile. Ne’ puo’ essere superato dall’autenticazione del difensore, che, evidentemente, e’ del tutto inidonea, dato il tenore della dichiarazione e l’illeggibilita’ della sottoscrizione autenticata, a superare il difetto di indicazione del conferente.
In altri termini, la certificazione del difensore nel mandato alle liti in calce o a margine di atto processuale riguarda solo l’autografia della sottoscrizione della persona che, conferendo la procura, si fa attrice o della persona che nell’atto si dichiara rappresentante della persona fisica o giuridica che agisce in giudizio, e non altro, con la conseguenza che deve considerarsi essenziale, ai fini della validita’ della procura stessa, che in essa, o nell’atto processuale al quale accede, risulti indicato il nominativo di colui che ha rilasciato la procura, facendosi attore nel nome proprio o altrui, in modo da rendere possibile alle altre parti e al giudice l’accertamento della sua legittimazione e dello “ius postulandi del difensore. In difetto di queste indicazioni, la procura, ove la firma apposta sia illeggibile, deve considerarsi priva di effetti tutte le volte che il vizio formale abbia determinato l’impossibilita’ di individuazione della sua provenienza e, percio’, di controllo (anche “aliunde”) dell’effettiva titolarita’ dei poteri spesi. Da cio’ consegue che quando la sottoscrizione illeggibile, nel caso di mandato conferito da una societa’, sia apposta sotto la menzione della carica sociale, in una procura priva dell’indicazione del nominativo non possa neppure desumersi dall’atto al quale la procura medesima accede, pur ritenendosi che il soggetto astrattamente titolare del potere rappresentativo possa essere indirettamente identificabile attraverso le risultanze del registro delle imprese o con altro mezzo, rimane, in ogni caso, indimostrata l’effettiva provenienza della sottoscrizione dal predetto soggetto, poiche’ la certificazione dell’autografia, da parte del difensore, non si riferisce – come precisato – anche alla legittimazione e non puo’ di per se’ consentire l’individuazione indiretta della persona fisica che ha firmato dichiarandosi dotata del potere di rappresentanza senza indicare il proprio nome, con la configurazione, in definitiva, della nullita’ dell’atto processuale cui accede siffatta procura (Cass. 13018/ 2006). Non essendo leggibile la sottoscrizione e mancando nel testo della procura il nome del conferente, la procura stessa deve ritenersi nulla, con conseguente inammissibilita’ del ricorso.

P.Q.M.

La corte dichiara inammissibile il ricorso. Nulla spese. Ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, articolo 13, comma 1 quater, la Corte da atto che il tenore del dispositivo e’ tale da giustificare il pagamento, da parte ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo, di contributo unificato, pari a quello eventualmente dovuto per il ricorso.

 

In caso di diffusione omettere le generalità e gli altri dati identificativi dei soggetti interessati nei termini indicati.

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