Corte di Cassazione, sezione VI civile, ordinanza 4 luglio 2017, n. 16446

La domanda di insinuazione al passivo fallimentare proposta da uno studio associato fa presumere l’esclusione della personalità del rapporto d’opera professionale da cui quel credito è derivato, e, dunque, l’insussistenza dei presupposti per il riconoscimento del privilegio ex art. 2751-bis Cc, n. 2, salvo – peraltro – che l’istante dimostri che il credito si riferisca a una prestazione svolta personalmente dal professionista, in via esclusiva o prevalente, e sia di pertinenza dello stesso professionista, pur se formalmente richiesto dall’associazione

Suprema Corte di Cassazione

sezione VI civile

ordinanza 4 luglio 2017, n. 16446

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA CIVILE

SOTTOSEZIONE 1

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NAPPI Aniello – Presidente

Dott. CAMPANILE Pietro – Consigliere

Dott. DI VIRGILIO Rosa Maria – Consigliere

Dott. VALITUTTI Antonio – Consigliere

Dott. TERRUSI Francesco – rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 9656/2015 proposto da:

STUDIO LEGALE ASSOCIATO (OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), che lo rappresenta e difende unitamente all’avvocato (OMISSIS);

– ricorrente –

contro

FALLIMENTO (OMISSIS) SRL IN LIQUIDAZIONE;

– intimato –

avverso il decreto del TRIBUNALE di VARESE, depositato il 02/03/2015;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio non partecipata del 07/06/2017 dal Consigliere Dott. FRANCESCO TERRUSI.

FATTO E DIRITTO

Rilevato che:

il tribunale di Varese ammetteva al passivo del fallimento di (OMISSIS) s.r.l. il credito vantato in sede di opposizione dallo studio legale associato degli avvocati (OMISSIS) e (OMISSIS), escludendo il privilegio di cui all’articolo 2751 bis c.c., n. 2, in quanto la provenienza della domanda dallo studio associato era da considerare inequivoca nel dedurre l’esistenza del rapporto professionale tra lo studio e il cliente, e non gia’ del rapporto diretto col singolo professionista materiale esecutore delle prestazioni;

contro il decreto, lo studio associato ha proposto ricorso per cassazione in base a due motivi;

il fallimento non ha svolto difese;

il ricorrente ha depositato una memoria.

Considerato che:

col primo motivo, deducendo la violazione o falsa applicazione dell’articolo 2751 bis c.c., n. 2, e l’omesso esame di fatto decisivo, il ricorrente censura la decisione, da un lato, perche’ la questione del privilegio era stata sollevata dalla curatela solo in comparsa di costituzione e, dall’altro, perche’ non sarebbe stato considerato l’accordo tra gli associati, in forza del quale i crediti per l’attivita’ svolta personalmente dai singoli dovevano essere considerati “di competenza dell’associazione”;

il motivo e’ manifestamente fondato in quanto il tribunale, in esito all’assunzione di una prova per testimoni, ha esplicitamente affermato che la prestazione professionale era stata svolta personalmente dall’avv. (OMISSIS);

la ragione per la quale il privilegio e’ stato escluso e’ che “la domanda di insinuazione” proveniva dallo studio associato, che nel ricorso in opposizione era stato definito come l’ente che aveva svolto su incarico della fallita l’attivita’ professionale;

tale prospettazione della domanda, a dire del tribunale, doveva ritenersi inequivoca nel senso dell’esistenza del rapporto “tra lo studio e il cliente” e non di un rapporto diretto col singolo professionista, donde il carattere impersonale dell’incarico e della conseguente prestazione, ostativo al riconoscimento del privilegio;

tuttavia, in disparte il contrasto esistente tra le due affermazioni, avendo il tribunale preventivamente stabilito che l’istruttoria aveva dato contezza di una prestazione complessivamente eseguita dal solo avv. (OMISSIS), il giudice a quo si e’ posto in contrasto con l’orientamento di questa Corte secondo il quale la domanda di insinuazione al passivo fallimentare proposta da uno studio associato fa presumere l’esclusione della personalita’ del rapporto d’opera professionale da cui quel credito e’ derivato, e, dunque, l’insussistenza dei presupposti per il riconoscimento del privilegio ex articolo 2751 bis c.c., n. 2, salvo pero’ “che l’istante dimostri che il credito si riferisca a una prestazione svolta personalmente dal professionista, in via esclusiva o prevalente, e sia di pertinenza dello stesso professionista, pur se formalmente richiesto dall’associazione” (v. Cass. n. 6285/2016);

in pratica, il tribunale non avrebbe potuto escludere il privilegio sul mero fatto che la domanda era stata proposta dall’associazione professionale, volta che l’istruttoria, per quel che pare, aveva consentito di affermare eseguita la prestazione personalmente dal singolo avvocato;

il tribunale avrebbe dovuto stabilire se tale fatto, tenuto conto delle specifiche circostanze allegate in giudizio (e in particolare dell’essere stata la fatturazione eseguita solo dall’associazione per la mancanza nei soci finanche di partita Iva e dell’essere stata prevista per patto costitutivo la gestione dei compensi da parte dell’associazione), consentisse di ritenere la natura personale dell’opera prestata e, quindi, la natura privilegiata del credito corrispondente (e v. gia’ Cass. n. 443-16);

pertanto il primo motivo di ricorso va accolto, mentre il secondo motivo, sulle spese processuali, resta assorbito;

il provvedimento va cassato con rinvio al medesimo tribunale di Varese che, diversamente composto, provvedera’ a rivalutare il materiale istruttorio uniformandosi al principio di diritto sopra esposto;

il tribunale provvedera’ anche sulle spese del giudizio svoltosi in questa sede di legittimita’.

P.Q.M.

La Corte accoglie il primo motivo, assorbito il secondo, cassa l’impugnata sentenza e rinvia, anche per le spese del giudizio di cassazione, al tribunale di Varese.

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