Corte di Cassazione, sezione tributaria, ordinanza 21 luglio 2017, n. 18071

Il requisito della prevalenza nella trasformazione di prodotti agricoli è soddisfatto considerando la quantità dei prodotti e non la qualità

Suprema Corte di Cassazione

sezione tributaria

ordinanza 21 luglio 2017, n. 18071

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TRIBUTARIA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CAPPABIANCA Aurelio – Presidente

Dott. LOCATELLI Giuseppe – Consigliere

Dott. TRICOMI Laura – rel. Consigliere

Dott. ESPOSITO Antonio Francesco – Consigliere

Dott. IANNELLO Emilio – Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 23960-2010 proposto da:

AGENZIA DELLE ENTRATE in persona del Direttore pro tempore, elettivamente domiciliato in ROMA VIA DEI PORTOGHESI 12, presso l’AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO, che lo rappresenta e difende;

– ricorrente –

contro

(OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), rappresentato e difeso dall’avvocato (OMISSIS);

– controricorrente –

avverso la sentenza n. 4/2010 della COMM.TRIB.REG.SEZ.DIST. di PESCARA, depositata l’08/01/2010;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 03/05/2017 dal Consigliere Dott. LAURA TRICOMI.

RILEVATO IN FATTO

Che:

1. L’Agenzia delle entrate ricorre con un motivo contro (OMISSIS), titolare dell’Azienda (OMISSIS) intesa alla produzione dell’uva ed alla successiva trasformazione in vino, per la cassazione della sentenza, indicata in epigrafe, emessa dalla Commissione Tributaria Regionale dell’Abbruzzo, sezione staccata di Pescara, in controversia concernente l’avviso di accertamento per IRPEF, IRAP e IVA 2001, con il quale erano stato accertato un maggior reddito imponibile sulla considerazione che la ditta verificata non produceva un reddito agrario ex articolo 29 del T.U.I.R., ma un reddito di impresa poiche’ vi era stato il superamento del 50% delle uve acquistate rispetto a quelle prodotte, tutte utilizzate per la vinificazione.

2. La Commissione Tributaria Regionale ha confermato la prima decisione che aveva annullato l’accertamento, osservando che la prevalenza doveva essere considerata in senso economico e non quantitativo, posto che le uve in questione, di provenienza esterna rispetto al terreno, avevano delle caratteristiche qualitative non comparabili cui conseguiva un minor valore economico.

3. Il contribuente si e’ costituito con controricorso.

4. Il ricorso e’ stato fissato per la camera di consiglio ai sensi dell’articolo 375 c.p.c., u.c. e articolo 380 bis c.p.c., comma 1, il primo come modificato ed il secondo introdotto dal Decreto Legge 31 agosto 2016, n. 168, conv. in L. 25 ottobre 2016, n. 197.

CONSIDERATO IN DIRITTO

Che:

1. Con l’unico motivo si denuncia la violazione e falsa applicazione del Decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, articolo 29, comma 2, lettera c), articolo 51, comma 1, e articolo 2135 c.c. (articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3).

2. Il motivo e’ fondato e va accolto.

3. L’articolo 29 del T.U.I.R. (vigente ratione temporis) detta: “1. Il reddito agrario e’ costituito dalla parte del reddito medio ordinario dei terreni imputabile al capitale d’esercizio e al lavoro di organizzazione impiegati, nei limiti della potenzialita’ del terreno, nell’esercizio di attivita’ agricole su di esso. 2. Sono considerate attivita’ agricole: (…) c) le attivita’ dirette alla manipolazione, trasformazione e alienazione di prodotti agricoli e zootecnici, ancorche’ non svolte sul terreno, che rientrino nell’esercizio normale dell’agricoltura secondo la tecnica che lo governa e che abbiano per oggetto prodotti ottenuti per almeno la meta’ dal terreno e dagli animali allevati su di esso. (..)”

4. La tesi della CTR, fondata sulla differenza qualitativa delle differenti uve utilizzate per la vinificazione, incidente sul conseguente differente valore economico delle stesse, non puo’ essere condivisa perche’ non trova alcun riscontro nel dettato normativo.

5. Va rimarcato infatti che la disciplina richiamata e’ focalizzata sul fatto che le attivita’ dirette alla manipolazione, trasformazione e alienazione dei prodotti agricoli, per quanto qui interessa, “abbiano per oggetto prodotti ottenuti per almeno la meta’ dal terreno”.

Conseguentemente la applicabilita’ della norma richiede la ricorrenza di due presupposti: a) che i prodotti oggetto di lavorazione abbiano avuto origine proprio dal terreno, rispetto al quale viene determinato il reddito (presupposto qualitativo); b) che i prodotti cosi’ individuati costituiscano almeno la meta’ di quelli lavorati (presupposto quantitativo).

6. Orbene e’ evidente che il profilo qualitativo e’ definito esclusivamente con riferimento alla provenienza dei prodotti, senza che assuma alcun rilievo la qualita’ e, quindi, il valore economico degli stessi, elementi completamente ignorati dal legislatore; quindi, per quanto riguarda il profilo quantitativo, il riferimento alla “meta’” dei prodotti non consente una interpretazione diversa da quella riferibile al calcolo quantitativo, secondo l’unita’ di misura utilizzata per il prodotto in discussione, stante la assenza di criteri ulteriori e diversi che ricolleghino il concetto di meta’, non gia’ alla quantita’, ma al valore.

7. Nel caso di specie i due presupposti, come incontestato in fatto tra le parti, non ricorrevano e la interpretazione della norma sostenuta dalla CTR e’ palesemente errata, in quanto nessun elemento normativo consente di ritenere che la prevalenza quantitativa del prodotto possa essere stimata mediante raffronto tra il valore economico dei prodotti utilizzati.

8. In conclusione il ricorso va accolto, la sentenza impugnata va cassata e la causa va decisa nel merito con rigetto dell’originario ricorso.

Le spese processuali delle fasi di merito si compensano e le spese del giudizio di legittimita’ seguono la soccombenza nella misura liquidata in dispositivo.

P.Q.M.

Accoglie il ricorso; cassa la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, rigetta l’originario ricorso:

Compensa le spese processuali per le fasi di merito;

Condanna la controricorrente alla rifusione delle spese processuali del giudizio di legittimita’, che liquida nel compenso di Euro 3.200,00=, oltre spese prenotate a debito.

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