L’ambito applicativo dell’articolo 276 c.p.p., comma 1 ter. La locuzione “fatto di lieve entita’” allude evidentemente a violazioni di modesto rilievo e significato, ovvero a quelle che non siano in grado di smentire la precedente valutazione di idoneita’ della misura degli arresti domiciliari a tutelare le esigenze cautelari del caso concreto.
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L’ambito applicativo dell’articolo 276 c.p.p., comma 1 ter. La locuzione “fatto di lieve entita’” allude evidentemente a violazioni di modesto rilievo e significato, ovvero a quelle che non siano in grado di smentire la precedente valutazione di idoneita’ della misura degli arresti domiciliari a tutelare le esigenze cautelari del caso concreto.

Corte di Cassazione, sezione quarta penale, sentenza 22 marzo 2018, n. 13348. Le modifiche apportate dalla L. n. 47 del 2015, articolo 5, hanno temperato il rigido automatismo previsto nell’articolo 276 c.p.p., comma 1 ter, che imponeva inderogabilmente il ripristino della custodia in carcere nel caso di trasgressioni alle prescrizioni degli arresti domiciliari concernenti il...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 novembre 2015, n. 44595. La ratio che sorregge la norma di cui all’art. 385 cod. pen. consiste nell’obbligo imposto alla persona sottoposta alla misura detentiva domiciliare di rimanere nel luogo indicato e non allontanarsene senza autorizzazione, perché ritenuto idoneo a soddisfare le esigenze cautelare di cui all’art. 274 cod. proc. pen. e nel contempo nel consentire agevolmente i prescritti controlli da parte dell’autorità di polizia giudiziaria addetta. Se l’imputato viene trovato fuori dell’abitazione in attesa dell’arrivo dei Carabinieri, prontamente informati della sua intenzione di volere andare in carcere, si deve necessariamente concludere per l’assenza di offensività concreta (art. 49, comma 2 cod. pen.), atteso che in nessun momento egli si è sottratto alla possibilità per gli addetti al controllo di effettuare le dovute verifiche, restando nelle immediate vicinanze del domicilio coatto. La stretta connessione tra comunicazione dell’imminente violazione dei divieto di allontanamento, permanenza nei pressi dei domicilio al precipuo scopo di far rilevare l’allontanamento stesso e manifestazione dell’intento di volersi assoggettare ad un regime cautelare addirittura più rigoroso, determina l’irrilevanza dell’infrazione, non risultando, infatti, violata la ratio giustificativa dei precetto.

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 novembre 2015, n. 44595 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza impugnata la Corte d’Appello di Messina ha confermato quella emessa in data 26/034/2008 dal locale Tribunale che, in esito a giudizio abbreviato, aveva condannato R.F. alla pena di quattro mesi di reclusione per il reato di...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 4 maggio 2015, n. 18452. La trasgressione alle prescrizioni concernenti il divieto di allontanarsi dal luogo di esecuzione degli arresti domiciliari determina, ex art. 276, comma primo ter, cod. proc. pen., la revoca obbligatoria degli arresti domiciliari, seguita dal ripristino della custodia cautelare in carcere, senza che al giudice, una volta accertata la trasgressione, sia riconosciuto un potere di rivalutazione delle esigenze cautelari

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 4 maggio 2015, n. 18452 Ritenuto in fatto 1. C.B. ricorre per cassazione, a mezzo del difensore di fiducia Patrizia Scalvi, avverso l’ordinanza pronunciata dal Tribunale di Brescia, sezione per il riesame, con la quale è stato disposto a suo carico il ripristino della custodia cautelare in carcere,...