In riferimento al reato di cui all’art. 75, co. 2, D.lgs. n. 159 del 2011 (per non avere ottemperato all’obbligo di soggiorno), annullata senza rinvio la sentenza impugnata, la Corte di Cassazione nell’accogliere la tesi difensiva – secondo cui la Corte di appello aveva completamente omesso di considerare l’incidenza e la rilevanza sull’elemento soggettivo del...
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Corte di Cassazione, sezione prima penale, sentenza 6 novembre 2017, n. 50458. L’applicazione della misura di sicurezza della casa-lavoro
L’applicazione della misura di sicurezza della casa-lavoro ha come presupposto una “persistente pericolosità sociale” da parte dell’imputato, con conseguente potere-dovere del giudice di procedere al riesame di tale pericolosità secondo quanto dispone l’ordinamento. Sentenza 6 novembre 2017, n. 50458 Data udienza 16 maggio 2017 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI...
Corte di Cassazione, sezione VI penale, sentenza 25 novembre 2016, n. 50128
In relazione alle misure di prevenzione personali non è ammissibile una motivazione basata su una presunzione di pericolosità in quanto è onere del giudice verificare in concreto la persistenza della pericolosità del proposto Suprema Corte di Cassazione sezione VI penale sentenza 25 novembre 2016, n. 50128 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 9 dicembre 2015, n. 48654. In tema di contravvenzione agli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, la prescrizione di non associarsi abitualmente alle persone che hanno subito condanne o sono sottoposte a misure di prevenzione o di sicurezza non va intesa nel senso letterale che l’espressione ha nella legislazione penale, con il richiamo a profili di comunanza di vita e di interessi, ma deve essere riferita esclusivamente alla nozione di pericolosità sociale che qualifica la materia delle misure di prevenzione. Ne consegue che, ai fini della configurabilità della citata contravvenzione, non è richiesta la costante e assidua relazione interpersonale, ben potendo la reiterata frequentazione essere assunta a sintomo univoco dell’abitualità di tale comportamento; né vale a scriminare la condotta violativa l’eventuale legame di parentela o affinità tra l’agente e la persona frequentata non convivente
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 9 dicembre 2015, n. 48654 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 4.4.2014, la Corte di Appello di Firenze confermava la decisione resa in data 18.5.2010, con la quale il Tribunale della sede aveva condannato R. A., sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di...