Corte di Cassazione, sezione  penale. Riduzione in schiavitù e non sfruttamento della prostituzione
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Corte di Cassazione, sezione penale. Riduzione in schiavitù e non sfruttamento della prostituzione

Riduzione in schiavitù e non sfruttamento della prostituzione quando al meretricio si aggiunga la limitazione della libertà di movimento, la sottrazione del passaporto e l’impossibilità di comunicare con terzi. Sentenza 17 ottobre 2017, n. 47833 Data udienza 21 giugno 2017 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE...

Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 7 giugno 2016, n. 23590
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Corte di Cassazione, sezione V penale, sentenza 7 giugno 2016, n. 23590

Ai fini della configurabilità del reato di riduzione in schiavitù di cui all’art. 600 c.p., lo stato di soggezione penalmente rilevante deve essere continuativo e non totale, tale da realizzare uno stato di fatto nel quale l’autodeterminazione e la libertà del soggetto passivo siano annullati o, comunque, ridotti in ambiti di nessuna rilevanza rispetto allo...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 1 ottobre 2015, n. 39797. Il reato di tratta di persone e quello di riduzione in schiavitù sono fattispecie autonome, in quanto il primo, anche dopo la novella del 2014, non presuppone che sia integrato il secondo, avendo il legislatore solo specificato talune modalità di integrazione della condotta e chiarito il dolo specifico che deve animare l’agente

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 1 ottobre 2015, n.39797 Ritenuto in fatto La Corte di Assise di Appello di Genova, con sentenza del 19 maggio 2014, ha riformato la sentenza del GIP presso il Tribunale di Genova del 1 luglio 2013 nei confronti di N.M.O. , ritenuto responsabile del delitto di cui all’articolo...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 1 aprile 2015, n. 13908. Integra il delitto di riduzione o mantenimento in schiavitù colui che proceda alla vendita ad altri di un essere umano, atteso che, in tal modo, egli esercita sullo stesso un potere corrispondente al diritto di proprietà. Inoltre, anche volendo considerare la seconda ipotesi considerata dall’art. 600, comma primo, cod. pen., va ribadito che non è necessaria un’integrale negazione della libertà personale, ma è sufficiente una significativa compromissione della capacità di autodeterminazione della persona offesa, idonea a configurare lo stato di soggezione rilevante ai fini dell’integrazione della norma incriminatrice. Pertanto, lo stato di soggezione continuativa – richiesto dall’art. 600 cod. pen. – deve essere rapportato all’intensità del vulnus arrecato all’altrui libertà di autodeterminazione, nel senso che esso non può essere escluso qualora si verifichi una qualche limitata autonomia della vittima, tale da non intaccare il contenuto essenziale della posizione di supremazia del soggetto attivo del reato. Ne discende, pertanto, anche sotto tale profilo la sussistenza dei reato contestato, in quanto risponde del delitto di riduzione o mantenimento in schiavitù colui che sfrutta la prostituzione della persona offesa eccedendo il normale rapporto di meretricio

Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 1 aprile 2015, n. 13908 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 31710/2014, il Tribunale di Lecce ha rigettato la richiesta di riesame proposta, nell’interesse di G.A., nei confronti dell’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere, in relazione al delitto di cui all’art. 600 cod. pen....