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Il disabile che oggi chiede la pensione di invalidità deve mostrare solo la mera mancanza di occupazione. Fino al 2007, invece, era tenuto a provare non solo di non aver lavorato ma anche di aver chiesto l'accertamento della ridotta capacità lavorativa e, una volta verificata, di essersi iscritto negli elenchi. Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 9 maggio 2016, n. 9292.

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 9 maggio 2016, n. 9292 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Presidente Dott. DORONZO Adriana – rel. Consigliere Dott. DE GREGORIO Federico – Consigliere Dott. LORITO Matilde – Consigliere Dott. ESPOSITO...

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Il giudizio sull'esistenza o meno della giusta causa di recesso costituiva giudizio di fatto, denunciabile per cassazione solo se affetto da vizi di motivazione, ed essendosi invece consolidato il principio di diritto secondo cui la giusta causa di licenziamento, quale fatto "che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, dei rapporto", è una nozione che la legge configura con una disposizione ascrivibile alla tipologia delle cosiddette clausole generali e come tale delinea un modulo generico che richiede di essere specificato in sede interpretativa, mediante la valorizzazione sia di fattori esterni relativi alla coscienza generale sia di principi che la stessa disposizione tacitamente richiama, la disapplicazione dei quali, trattandosi di specificazioni dei parametro normativo aventi natura giuridica, è deducibile in sede di legittimità come violazione di legge, rimanendo invece nell'ambito del giudizio di fatto, incensurabile in sede di legittimità se non nei limiti dell'art. 360 n. 5 c.p.c., l'accertamento della concreta ricorrenza, nel fatto dedotto in giudizio, degli elementi che integrano il parametro normativo e le sue specificazioni, nonché della loro concreta attitudine, sotto il profilo della proporzionalità, a costituire giusta causa di licenziamento. Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 11 maggio 2016, n. 9635.

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 11 maggio 2016, n. 9635 Fatto Con sentenza depositata il 12.3.2013, la Corte d’appello di Potenza rigettava il gravame proposto dall’Istituto Provinciale di Vigilanza “La Ronda” di P.P.G. e confermava la sentenza di primo grado, che aveva dichiarato l’illegittimità dei licenziamento intimato dall’azienda a C.C., condannandola a reintegrarlo...

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In caso di paternità biologica, l'avvocato non ha diritto a percepire l'indennità di maternità a carico della Cassa forense al posto della moglie. L'istituto non è soltanto a protezione dei figli ma anche della salute della donna che avendo partorito si trova in una situazione oggettivamente diversa dall'uomo il che consente una diversità di trattamento. Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 2 maggio 2016, n. 8594.

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 2 maggio 2016, n. 8594 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Presidente Dott. BRONZINI Giuseppe – rel. Consigliere Dott. RIVERSO Roberto – Consigliere Dott. LEO Giuseppina – Consigliere Dott. SPENA Francesca...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 10 marzo 2016, n. 4710. Il parametro dell’invalidità civile non può essere utilizzato – nella valutazione dell’invalidità ex lege n. 222 del 1984 – neanche come guida di massima, ove, nell’ambito di questa diversa valutazione, non si dia espressa ragione dell’adeguamento del parametro concernente la capacità lavorativa all’oggetto specifico della diversa invalidità da valutare, costituita dalla capacità di lavoro in occupazioni confacenti alle attitudini dell’assicurato

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 10 marzo 2016, n. 4710 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Presidente Dott. DORONZO Adriana – Consigliere Dott. DE GREGORIO Federico – Consigliere Dott. LORITO Matilde – rel. Consigliere Dott. ESPOSITO...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 18 novembre 2015, n. 23616. I licenziamenti collettivi – nel regime anteriore alla legge n. 92 del 2012 – sono legittimi solo se la comunicazione di recesso ai lavoratori è inviata contestualmente alla comunicazione alle organizzazioni sindacali, salvo che il datore di lavoro provi in giudizio l’esistenza di precise e giustificate motivazioni oggettive

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 18 novembre 2015, n. 23616 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Presidente Dott. BRONZINI Giuseppe – Consigliere Dott. DORONZO Adriana – rel. Consigliere Dott. TRICOMI Irene – Consigliere Dott. DE MARINIS...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 19 novembre 2015, n. 23698. In tema di rapporto di lavoro, il rispetto dei doveri di correttezza e buona fede non può spingersi sino ad imporre al datore di lavoro una scelta organizzativa tale da incidere, sia pure in maniera modesta, sulle decisioni organizzative del datore di lavoro medesimo le quali appartengono sempre alla sua sfera di libertà di iniziativa economica ex art. 41 Cost.

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 19 novembre 2015, n. 23698 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPOLETANO Giuseppe – rel. Presidente Dott. BRONZINI Giuseppe – Consigliere Dott. DORONZO Adriana – Consigliere Dott. TRICOMI Irene – Consigliere Dott. DE MARINIS...