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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 10 febbraio 2015, n. 6056. La condotta concussiva è pur sempre costituita, dal punto di vista oggettivo, da un abuso costrittivo del pubblico agente che si attua mediante violenza o minaccia, esplicita o implicita, di un danno contra ius da cui deriva una grave limitazione della libertà di determinazione del destinatario che, senza alcun vantaggio indebito per sé, viene posto di fronte all'alternativa di subire un danno o di evitarlo con la dazione o la promessa di una utilità indebita. La minaccia evocata dal concetto di costrizione è modalità della condotta tipica della concussione ed è estranea alla induzione indebita il criterio discretivo tra il concetto di costrizione e quello di induzione, più che essere affidato alla dicotomia male ingiusto-male giusto, la quale può creare, come si preciserà in seguito, qualche equivoco interpretativo, deve essere ricercato nella dicotomia minaccia-non minaccia, che è l'altro lato della medaglia rispetto alla dicotomia costrizione-induzione, evincibile dal dato normativo le modalità della condotta induttiva, pertanto, non possono che concretizzarsi nella persuasione, nella suggestione, nell'allusione, nel silenzio, nell'inganno anche variamente e opportunamente collegati e combinati tra di loro, purché tali atteggiamenti non si risolvano nella minaccia implicita, da parte del pubblico agente, di un danno antigiuridico, senza alcun vantaggio indebito per l'extraneus. Non v'è dubbio che l'elemento della costrizione sia ontologicamente insopprimibile quale fattore fondante della concussione. L'induzione indebita è reato a concorso necessario tra privato e pubblico ufficiale, ed è principio generale quello per il quale non può essere punito colui il quale abbia tenuto un comportamento sotto pressante minaccia di un male ingiusto. Non v'è induzione quando c'è minaccia. E se la sollecitazione di promesse o benefici indebiti non vale per sé a qualificare come minaccia la prospettazione di conseguenze sfavorevoli conformi a diritto, è chiaro che la conformità alle norme procedurali ed al diritto sostanziale del male minacciato costituisce un presupposto in mancanza del quale il male stesso deve considerarsi ingiusto, e si determina un rapporto concussivo

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 10 febbraio 2015, n. 6056 Ritenuto in fatto 1. È impugnata la sentenza in data 29/10/2012 della Corte d’appello di Torino, di parziale riforma, per quel che rileva nella sede presente, della sentenza pronunciata il 5/07/2011 dal Tribunale di Novara nei confronti di S.D. , riguardo ad una...

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Corte di Cassazione, S.U.P., sentenza 14 marzo 2014, n. 12228. Il reato di cui all'articolo 317 c.p., come novellato dalla Legge n. 190 del 2012, e' designato dall'abuso costrittivo del pubblico ufficiale

Le massime 1) “il reato di cui all’articolo 317 c.p., come novellato dalla Legge n. 190 del 2012, e’ designato dall’abuso costrittivo del pubblico ufficiale, attuato mediante violenza o – piu’ di frequente – mediante minaccia, esplicita o implicita, di un danno contra ius, da cui deriva una grave limitazione, senza tuttavia annullarla del tutto,...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza n. 16566 del 12 aprile 2013. In tema di induzione indebita è sufficiente la promessa di pagamento per la consumazione

  SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI PENALE Sentenza 12 aprile 2013, n. 16566 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SERPICO Francesco – Presidente – Dott. CITTERIO Carlo – Consigliere – Dott. DI STEFANO Pierluig – rel. Consigliere – Dott....

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 21 marzo 2013, n. 13047. La condotta di minaccia, di qualsiasi tipo ed entità, di un danno ingiusto per il privato, finalizzata a farsi dare o promettere denaro o altra utilità, posta in essere con abuso di poteri e/o di funzioni, integra il delitto di concussione, se proveniente da pubblico ufficiale, o di estorsione, se proveniente da incaricato di pubblico servizio

La condotta di minaccia, di qualsiasi tipo ed entità, di un danno ingiusto per il privato, finalizzata a farsi dare o promettere denaro o altra utilità, posta in essere con abuso di poteri e/o di funzioni, integra il delitto di concussione, se proveniente da pubblico ufficiale, o di estorsione, se proveniente da incaricato di pubblico...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenze 3 maggio 2013 nn. 19189 e 19190. L’abuso richiesto per la configurazione dei reati di “concussione” (art. 317 cp) e di “induzione indebita” (art 319 quater, cp) non può essere sic et simpliciter identificato, anche a seguito delle modifiche introdotte dalla recente novella legislativa, nella indebita richiesta di denaro o di altra utilità, rivolta dal pubblico ufficiale al privato

  Il testo integrale   Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 3 maggio 2013 n. 19189[1] Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 3 maggio 2013 n. 19190[1] L’abuso richiesto per la configurazione dei reati di “concussione” (art. 317 cp) e di “induzione indebita” (art 319 quater, cp) non può essere sic et simpliciter identificato, anche...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 8 aprile 2013, n. 16154. L’abuso richiesto per la configurazione dei reati di “concussione” e di “induzione indebita” non può essere – almeno come fenomeno immanente e comunque quale dato di designazione – identificato nella “indebita richiesta, rivolta dal pubblico ufficiale al privato, di denaro o altra utilità per evitare conseguenze dannose”

La massima 1. L’abuso richiesto per la configurazione dei reati di “concussione” e di “induzione indebita” non può essere – almeno come fenomeno immanente e comunque quale dato di designazione – identificato nella “indebita richiesta, rivolta dal pubblico ufficiale al privato, di denaro o altra utilità per evitare conseguenze dannose”. Infatti, la “sollecitazione” a dare...