Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 26 giugno 2015, n. 13222. Sulla natura e la funzione della rendita pagata dall’INAIL a seguito di infortuni sul lavoro, e sulle modalità di calcolo del “danno differenziale” spettante alla vittima nei confronti del terzo responsabile. In particolare, atteso che la rendita INAIL copre in parte il danno biologico...
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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 14 luglio 2015, n. 14667. L’art. 22, n. 2, della Convenzione di Montreal individua, entro un determinato “limite assoluto” di ristoro, soltanto la portata complessiva dell’area di risarcibilità del danno, da assumersi secondo una nozione generica e come tale astrattamente omnicomprensiva sia del pregiudizio inferto alla sfera meramente patrimoniale del passeggero (il danno “materiale”), sia di quello attinente alla sfera “non patrimoniale” (il danno “morale”), lasciando, però, alle regole di ciascun ordinamento degli Stati aderenti la fissazione del contenuto proprio della obbligazione risarcitoria. Nel caso di specie (in cui non è in discussione l’applicazione del nostro diritto nazionale), in riferimento al danno “morale” occorre, quindi, far riferimento alla disciplina dettata dall’art. 2059 cod. civ., secondo l’interpretazione costituzionalmente orientata di detta norma che consente la risarcibilità del danno non patrimoniale nei soli casi “previsti dalla legge”, e cioè nelle ipotesi di fatto illecito astrattamente configurabile come reato, di fattispecie in cui la legge espressamente consente il ristoro del danno non patrimoniale anche al di fuori di una ipotesi di reato e, infine, di fatto illecito gravemente lesivo di diritti inviolabili della persona, come tali oggetto di tutela costituzionale. Con l’ulteriore precisazione che in quest’ultima ipotesi (come in quella di espressa previsione legislativa), il danno non patrimoniale sarà risarcibile anche se derivante da inadempimento contrattuale (siccome, per l’appunto, ricondotto dall’attuale “diritto vivente” alla norma dell’art. 2059 cod. civ. e non nell’orbita della disciplina, contrattuale, di cui agli artt. 1174, 1218,1223, 1225 e 1227 cod. civ.). La Convenzione di Montreal del 1999, ratificata e resa esecutiva con la legge n. 12 del 2014, non stabilisce essa stessa di risarcire il danno non patrimoniale, ma – utilizzando una nozione generica di danno – circoscrive il suo ammontare in un limite assoluto (salvo dichiarazione speciale di interesse) entro il quale è da includere ogni tipologia o manifestazione dello stesso, la cui scomposizione, in ragione del tipo di pregiudizio (materiale o “morale”), potrà aver luogo, o meno, in base alle regole poste dai singoli ordinamenti degli Stati aderenti.
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 14 luglio 2015, n. 14667 Ritenuto in fatto 1. – E.C., per il proprio viaggio di nozze in V. con il coniuge S.D.S.m aveva acquistato due biglietti aerei per la tratta Roma/New York/Caracas con partenza il 2 agosto 2004;X una volta giunta a Caracas aveva appreso dello smarrimento...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 6 luglio 2015, n. 13927. In tema di attività professionale svolta da avvocati, mentre la procura ad litem costituisce un negozio unilaterale con il quale il difensore viene investito del potere di rappresentare la parte in giudizio, il mandato sostanziale costituisce un negozio bilaterale (cosiddetto contratto di patrocinio) con il quale il professionista viene incaricato, secondo lo schema negoziale che è proprio del mandato, di svolgere la sua opera professionale in favore della parte. Ne consegue che, ai fini della conclusione del contratto di patrocinio, non è indispensabile il rilascio di una procura ad litem, essendo questa necessaria solo per lo svolgimento dell’attività processuale, e che non è richiesta la forma scritta, vigendo per il mandato il principio di libertà di forma
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 6 luglio 2015, n. 13927 Svolgimento del processo E stata depositata la seguente relazione. «1. A.G. convenne in giudizio, davanti al Tribunale di Bologna, l’avv. M.P., chiedendo che fosse condannato al risarcimento dei danni a titolo di responsabilità professionale. A sostegno della domanda rilevò che il convenuto, che...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 7 luglio 2015, n. 14084. In virtù dell’art. 41 del DM 20 luglio 2012 n. 140, che è applicazione dell’art. 9 comma II, d.l. 1/12 conv. in l. 27/12, i nuovi parametri sono da applicare ogni qual volta la liquidazione giudiziale intervenga in un momento successivo alla data di entrata in vigore del predetto decreto e si riferisca al compenso di un professionista che, a quella data, non abbia ancora completato la propria prestazione professionale, ancorché tale prestazione abbia avuto inizio e si sia in parte svolta in epoca precedente, quando ancora erano in vigore le tariffe professionali abrogate. Ne deriva che le tariffe abrogate possono trovare ancora applicazione qualora la prestazione professionale di cui si tratta si sia completamente esaurita sotto il vigore delle precedenti tariffe. Deve invece applicarsi il DM 140/2012 con riferimento a prestazioni professionali (iniziatesi prima, ma) ancora in corso quando detto decreto è entrato in vigore ed il giudice deve procedere alla liquidazione del compenso.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 7 luglio 2015, n. 14084 Svolgimento del processo F.A. , (+Altri) , con separati ricorsi poi riuniti dalla Corte di Appello di Roma, chiedevano che fosse accertata e dichiarata la violazione dell’art. 6 della CEDU sotto il profilo del mancato rispetto del termine ragionevole di cui al relativo...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 6 luglio 2015, n. 13930. Ai fini di cui all’art. 2051 cod. civ., il caso fortuito può essere integrato anche dalla colpa del danneggiato, poiché la pericolosità della cosa – nella specie, il dissesto stradale – specie se nota o comunque facilmente rilevabile dal soggetto che entra in contatto con la stessa, impone un obbligo massimo di cautela, proprio poiché il pericolo è altamente prevedibile. E tale prevedibilità con l’ordinaria diligenza è sufficiente ad escludere la responsabilità del custode anche ai sensi dell’art. 2051 cod. civ.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 6 luglio 2015, n. 13930 Svolgimento del processo È stata depositata la seguente relazione. «1. Liliana Osio convenne in giudizio, davanti al Giudice di pace di Ancona, il Comune di quella città, chiedendo il risarcimento dei danni conseguenti ad una caduta dovuta alla presenza sull’asfalto di buche e...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 8 luglio 2015, n. 14274. Il motivo di ricorso con cui – ai sensi dell’art. 360, n. 5 cpc così come modificato dall’art. 2 del d.lgs. 2 febbraio 2006, n. 40 – si denuncia omessa, insufficiente o contraddittoria motivazione, deve specificamente indicare il “fatto” controverso o decisivo in relazione al quale la motivazione si assume carente, dovendosi intendere per “fatto” non una “questione” o un “punto” della sentenza, ma un fatto vero e proprio e, quindi, un fatto principale, ex art. 2697 cod. civ., (cioè un fatto costitutivo, modificativo, impeditivo o estintivo) od anche un fatto secondario (cioè un fatto dedotto in funzione di prova di un fatto principale), purché controverso e decisivo
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 8 luglio 2015, n. 14274 Svolgimento del processo La Corte di Appello Perugia, in riforma della sentenza del Tribunale di Perugia, accoglieva la domanda, proposta nei confronti della Fondazione ENPAIA, Ente Nazionale di Previdenza per gli addetti e gli impiegati in Agricoltura, della moglie e delle figlie del...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 16 luglio 2015, n. 14972. Il principio sancito dall’art. 3, l. n. 742/1969, secondo cui le cause di opposizione all’esecuzione e di opposizione agli atti esecutivi non sono sottoposte a sospensione durante il periodo feriale, fa riferimento (anche) al termine (che riprenda a decorrere dopo la sospensione disposta ai sensi dell’art. 398, ultimo comma, c.p.c.), per proporre ricorso per cassazione avverso la sentenza di opposizione all’esecuzione e agli atti esecutivi che sia stata impugnata per revocazione, nonché al termine per proporre ricorso per cassazione avverso la sentenza che ha deciso sulla revocazione
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI ORDINANZA 16 luglio 2015, n. 14972 Premesso in fatto E’ stata depositata in cancelleria la seguente relazione: «1.- Con sentenza n. 587/2011 la Corte d’Appello di Brescia ha dichiarato inammissibile l’appello proposto da V.A.S. avverso la sentenza dei Tribunale di Brescia, sezione distaccata di Breno, con la quale era...
Consiglio di Stato, sezione V, sentenza 7 luglio 2015, n. 3352. Anche nell’ambito delle gare relative ai servizi “esclusi” (Allegato II B), la costituzione della commissione di gara deve avvenire dopo lo spirare del termine ultimo per la presentazione delle offerte, pena l’illegittimità dell’intera procedura
Consiglio di Stato sezione V sentenza 7 luglio 2015, n. 3352 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUINTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 7370 del 2012, proposto dal Comune di Matelica, in persona del sindaco in carica, rappresentato e difeso...
Consiglio di Stato, sezione V, sentenza 7 luglio 2015, n. 3342. Nella procedura di “Project financing”, che ha una procedura in tre fasi, la Pubblica amministrazione ha il potere di verificare l’ammissibilità dell’offerta anche se vi è una sola offerta valida. La sentenza ha motivato che questa verifica costituisce un’operazione che è “logicamente e tecnicamente preliminare” rispetto “a qualsiasi operazione di valutazione dell’offerta medesima”
Consiglio di Stato sezione V sentenza 7 luglio 2015, n. 3342 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUINTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 3373 del 2012, proposto da: Pa. S.p.A., In. Spa e Co. Spa, rappresentati e difesi dall’avv. Du.M....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 1 luglio 2015, n. 27554. La violenza sessuale commessa dal P.U. mediante abuso di qualità o poteri concorre con il reato di concussione, purché ricorrano gli elementi costitutivi di quest’ultimo, non apparendo sufficiente, a tal fine, il generico esercizio di autorità o influenza del soggetto pubblico nei confronti del privato. Alla luce delle novità introdotte con L. 190/12, è necessario, quindi, stabilire se tale condotta tipica sia stata di costrizione o d’induzione, con conseguente configurabilità del reato di concussione o di quello di “induzione indebita”.
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 1 luglio 2015, n. 27554 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MANNINO Saverio F. – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – rel. Consigliere Dott. GRAZIOSI Chiara – Consigliere Dott. PEZZELLA Vincenzo – Consigliere Dott....