Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 28 ottobre 2015, n. 22074 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PICCIALLI Luigi – Presidente Dott. MATERA Lina – rel. Consigliere Dott. LOMBARDO Luigi Giovanni – Consigliere Dott. CORRENTI Vincenzo – Consigliere Dott....
Categoria: Sezioni Diritto
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 9 novembre 2015, n. 44796. La colpa omissiva deve ancorarsi ad un obbligo giuridico che non è necessariamente vincolato all’esistenza di una norma o regola dettata da fonte pubblicistica o privatistica, ma può derivare anche dall’attività propria dell’obbligato in quanto possibile fonte di pericolo. Il gestore dell’impianto e delle piste servite ha infatti a suo carico l’obbligo della manutenzione in sicurezza della piste medesime che gli deriva altresì dal contratto concluso con lo sciatore che utilizza l’impianto. Il pericolo da prevenire, oggetto della posizione di garanzia, non è quindi solo quello interno alla pista: ed invero l’obbligo di protezione che è proiezione della posizione di garanzia riguarda anche i pericoli atipici, cioè quelli che lo sciatore non si attende di trovare, diversi quindi da quelli connaturati a quel quid di pericolosità insito nell’attività; deve escludersi, nel caso di specie, che un tale obbligo di protezione si possa dilatare sino a comprendervi i c.d. pericoli esterni, ma, nondimeno, il gestore, nel caso in esame, doveva prevenire quei pericoli fisicamente esterni alle piste, ma cui si poteva andare incontro anche in caso di comportamento imprudente di terzi
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 9 novembre 2015, n. 44796 Ritenuto in fatto 1. Con l’impugnata sentenza resa in data 29 settembre 2014 il Giudice di Pace di Bressanone assolveva M.A. , R.K. e S.F. dal reato loro ascritto perché il fatto non costituisce reato. Questi erano stati tratti a giudizio per rispondere...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 12 novembre 2015, n. 45261 . La circostanza aggravante dei futili motivi sussiste ove la determinazione criminosa sia stata indotta da uno stimolo esterno di tale levità, banalità e sproporzione, rispetto alla gravità del reato, da apparire, secondo il comune modo di sentire, assolutamente insufficiente a provocare l’azione criminosa e da potersi considerare, più che una causa determinante dell’evento, un mero pretesto per lo sfogo di un impulso violento
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 12 novembre 2015, n. 45261 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 28/3/2014, la Corte di appello di Bologna confermava la pronuncia emessa il 20/6/2007 dal locale Tribunale, con la quale C.P. era stato riconosciuto colpevole del delitto di cui agli artt. 110, 61, n. 1 cod. pen.,...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 9 novembre 2015, n. 44811. Le norme antinfortunistiche sono destinate a garantire la sicurezza delle condizioni di lavoro, anche in considerazione della disattenzione con la quale gli stessi lavoratori effettuano le prestazioni. Nel campo della sicurezza del lavoro, gli obblighi di vigilanza che gravano sul datore di lavoro risultano funzionali anche rispetto alla possibilità che il lavoratore si dimostri imprudente o negligente verso la propria incolumità; che può escludersi l’esistenza del rapporto di causalità unicamente nei casi in cui sia provata l’abnormità del comportamento del lavoratore infortunato e sia provato che proprio questa abnormità abbia dato causa all’evento; che, nella materia che occupa, deve considerarsi abnorme il comportamento che, per la sua stranezza e imprevedibilità, si ponga al di fuori di ogni possibilità di controllo da parte delle persone preposte all’applicazione delle misure di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro; e che l’eventuale colpa concorrente dei lavoratore non può spiegare alcuna efficacia esimente per i soggetti aventi l’obbligo di sicurezza che si siano comunque resi responsabili della violazione di prescrizioni in materia antinfortunistica. Non può affermarsi che abbia queste caratteristiche il comportamento dei lavoratore – come certamente è avvenuto nel caso di specie – che abbia compiuto un’operazione rientrante pienamente, oltre che nelle sue attribuzioni, nel segmento di lavoro attribuitogli
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 9 novembre 2015, n. 44811 Ritenuto in fatto 1. La Corte di Appello di Milano, con sentenza del 13.11.2014, ha confermato la sentenza di condanna resa dal Tribunale di Como in data 25.02.2014, nei confronti di B.F., in riferimento al reato di cui all’art. 590, cod. pen. Al...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 12 novembre 2015, n. 23108. Ai fini di cui all’art. 2051 cod. civ., il caso fortuito può essere integrato anche dalla colpa del danneggiato. Nel caso di specie è stata attribuita la responsabilità dell’evento dannoso conseguenti alla caduta avvenuta all’interno della struttura acquatica all’esclusiva colpa del danneggiato, riconducibile al fatto che egli avrebbe dovuto usare maggiore prudenza, in particolare utilizzando l’apposito corrimano; e comunque, il fatto si era verificato di giorno, in una situazione di piena luminosità e la chiazza d’acqua era «perfettamente visibile da parte di chi adoperasse anche una minima attenzione.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 12 novembre 2015, n. 23108 Svolgimento del processo E’ stata depositata la seguente relazione. «1. R.M. convenne in giudizio, davanti al Tribunale di Palermo, Sezione distaccata di Monreale, l’Acqua Park Monreale s.r.l., chiedendo il risarcimento dei danni conseguenti alla sua caduta avvenuta all’interno della struttura a causa della...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 10 novembre 2015, n. 45082. I soggetti delegati alla riscossione delle tasse automobilistiche vanno considerati incaricati di pubblico servizio poiché essi, per le incombenze loro affidate, subentrano nella posizione della P.A. e svolgono mansioni che ineriscono al corretto e puntuale svolgimento della riscossione medesima e tale qualifica è da riconoscersi anche gestore di fatto di una tale attività. Ne consegue che risponde di peculato per appropriazione il gestore di fatto della riscossione delle imposte automobilistiche che omette di versare le somme di denaro ricevute nell’adempimento della funzione pubblica di riscossione, atteso che quel denaro entra nella disponibilità della P.A. nel momento stesso della consegna al pubblico funzionario incaricato dell’esazione
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 10 novembre 2015, n. 45082 Ritenuto in fatto Con sentenza emessa in data 13 ottobre 2014 la Corte d’appello di Lecce, in riforma della sentenza emessa dal G.u.p. presso il Tribunale di Lecce in data 12 novembre 2012 – che all’esito di giudizio abbreviato condannava M.M.M. , in...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 3 novembre 2015, n. 44403. Integra pacificamente il delitto di rivelazione di segreti d’ufficio la condotta del collaboratore di cancelleria che fornisca a terzi non autorizzati a riceverla, e senza rispettare la procedura prevista dall’art. 110 bis disp. att. c.p.p., in relazione all’art. 335, c.p.p. – secondo la quale la segreteria della procura può rispondere alla richiesta di comunicazione delle iscrizioni contenute nel registro delle notizie di reato, solo dopo che il pubblico ministero vi abbia dato espressa risposta e nel senso derivante dalla risposta stessa, competendo al pubblico ministero di verificare se ricorra la preclusione connessa a uno dei delitti di cui all’art. 407 co. 2, lett. a), c.p.p., ovvero se sussistano specifiche esigenze che giustifichino la temporanea segretazione sulle iscrizioni – la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di una determinata, in una fase di assoluta delicatezza, quale quella delle indagini preliminari, a persona non autorizzata a riceverle
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 3 novembre 2015, n. 44403 Fatto e diritto Con sentenza emessa il 13.10.2014 la corte di appello di Roma confermava la sentenza con cui il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, decidendo in sede di giudizio abbreviato, in data 17.11.2009, aveva condannato M.A.C. alla...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 5 novembre 2015, n. 22663. In tema di divisione ereditaria, nel caso in cui uno o più immobili non siano comodamente divisibili, il giudice ha il potere discrezionale di derogare al criterio della preferenziale assegnazione al condividente titolare della maggior quota, purché assolva all’obbligo di fornire una adeguata e logica motivazione della diversa valutazione di opportunità adottata
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 5 novembre 2015, n. 22663 Considerato in fatto Con atto di citazione notificato il 10 febbraio 1990 C.G. conveniva in giudizio innanzi al Tribunale di Roma i propri germani L., A.M., S. ed U.A.L. (quest’ultimo d’ora innanzi più semplicemente citato come C.U.) chiedendo lo scioglimento della comunione, paritaria...
Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 9 novembre 2015, n. 5090. L’istituto dell’acquisizione sanante, di cui all’art. 42-bis del D.P.R. n. 327 del 2001, è legittimamente utilizzabile in via discrezionale ogni qual volta sia stata accertata giudizialmente o in autotutela, l’illegittimità d’una pregressa procedura espropriativa. Il procedimento ex art. 42-bis è finalizzato, dunque, all’adozione di un provvedimento d’acquisizione del fondo o del diritto, strumentali all’attuazione degli interessi istituzionali, al patrimonio indisponibile pubblico dello stesso ente. L’attivazione del procedimento d’acquisizione non presuppone il pagamento di alcuna somma risarcitoria, né la pendenza di una procedura ablatoria
Consiglio di Stato sezione IV sentenza 9 novembre 2015, n. 5090 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUARTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso n. 3509/2015 RG, proposto da An.Tu. e Da.Da., rappresentati e difesi dall’ avv. Ca.Pu., con domicilio eletto in Roma, via (…),...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 26 ottobre 2015, n. 42964. Scatta il reato di produzione, e poi detenzione, di materiale pedopornografico per l’allenatore della squadra di calcio dilettantistica che riprende di nascosto le parti intime dei ragazzi, in questo caso minori di 14 anni, mentre si trovano negli spogliatoi, e poi lo archivia su hard disk esterni al pc
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 26 ottobre 2015, n. 42964 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. DI NICOLA Vito – Consigliere Dott. MENGONI Enrico – Consigliere Dott. ANDRONIO...