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Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 16 giugno 2015, n. 2979. L’azione avverso il silenzio, prevista dall’art. 31 c.p.a., è concettualmente scindibile in due domande: la prima, di natura dichiarativa, volta all’accertamento, in capo all’Amministrazione destinataria dell’istanza presentata dal titolare dell’interesse pretensivo, dell’obbligo di definire il procedimento nel termine prescritto dalla disciplina legislativa o regolamentare ai sensi dell’art. 2, L. n. 241 del 1990; l’altra, inquadrabile nel novero delle azioni di condanna, diretta ad ottenere una sentenza che condanni l’Amministrazione inadempiente all’adozione di un provvedimento esplicito, previo accertamento della spettanza del bene della vita nei casi in cui venga in rilievo la esplicazione di in potere discrezionale. Le due domande, normalmente conosciute nell’ambito di un giudizio unitario in seno al quale l’attività di accertamento è strumentale alla pronuncia di condanna a un facere di stampo pubblicistico, rivelano la loro autonomia nell’ipotesi in cui la sentenza di condanna non risulti più ammissibile o utile ma residui, a fini risarcitori, l’interesse ad una declaratoria che stigmatizzi l’illegittima inerzia amministrativa. Tale autonomia viene in rilievo in modo particolare qualora la parte ricorrente abbia manifestato l’interesse a conseguire una pronuncia dichiarativa della formazione del silenzio anche a fronte del venir meno dell’interesse alla sentenza di condanna alla definizione dell’iter procedurale

Consiglio di Stato sezione IV sentenza 16 giugno 2015, n. 2979 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUARTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 8947 del 2014, proposto da: XXX s.r.l., in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa...

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Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 5 giugno 2015, n. 2773. E’ vietata la videosorveglianza antitaccheggio in un Supermercato effettuata direttamente dal Direttore, perché ciò consentirebbe anche la videosorveglianza del personale del Supermercato, in violazione dell’ art. 4 dello statuto dei lavoratori. La sentenza ha poi precisato che tale videosorveglianza può essere effettuata da altro personale di servizio, diverso dal Direttore

Consiglio di Stato sezione VI sentenza 5 giugno 2015, n. 2773 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE SESTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 2467 del 2014, proposto da Filcams Cgil di Como e Fisascat Cisl di Como, in persona dei...

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Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 7 maggio 2015, n. 2291. L’in house providing, così come costruito dalla giurisprudenza comunitaria, rappresenta, prima che un modello di organizzazione dell’amministrazione, un’eccezione alle regole generali del diritto comunitario, le quali richiedono che l’affidamento degli appalti pubblici avvenga mediante la gara

Consiglio di Stato, Sezione 3 sezione III sentenza 7 maggio 2015, n. 2291 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE TERZA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 10173 del 2014, proposto da: Ma. S.r.l., rappresentata e difesa dagli avv. Si.Bo. ed altri,...

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Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 19 maggio 2015, n. 2539. Il contratto di avvalimento necessita che risulti chiaramente l’impegno dell’impresa ausiliaria a prestare le proprie risorse ed il proprio apparato organizzativo in tutte le parti che giustificano l’attribuzione del requisito di garanzia

Consiglio di Stato sezione III sentenza 19 maggio 2015, n. 2539 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE TERZA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 9955 del 2014, proposto da: T. S.p.A., in persona del legale rappresentante p.t., rappresentato e difeso dall’avv....

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Consiglio di Stato, sezione IV, ordinanza 4 giugno 2015, n. 2756. Viene rimessa in Corte Costituzionale, con riferimento agli artt. 2, 3, 23, 35, 36, 38, 53, 97 Cost., la questione di legittimità costituzionale dell’art. 8, comma 3, D.L. 6 luglio 2012 n. 95, convertito dalla 7 agosto 2012 n.135, nella parte in cui assoggetta anche le Casse di previdenza, e in particolare la Cassa nazionale di previdenza e assistenza per i dottori commercialisti, al regime di versamento in favore dello Stato previsto dalla predetta norma

Consiglio di Stato sezione IV ordinanza 4 giugno 2015, n. 2756 REPUBBLICA ITALIANA IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUARTA ha pronunciato la presente ORDINANZA sul ricorso numero di registro generale 1046 del 2014, proposto da: Ca. in proprio quale iscritto alla Cnpadc, An.Wa., quale iscritto alla Cnpadc, rappresentati e difesi dall’avv. Ar.Po.,...

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Consiglio di Stato, sezione V, sentenza 3 giugno 2015, n. 2728. Il servizio di teleriscaldamento non integra una misura di compensazione vietata ai sensi dell’articolo 12 comma 6 del d. lgs. n. 387 del 2003, non consistendo in un corrispettivo patrimoniale a favore della regione o della provincia, ma integrando un servizio complementare da erogare all’utenza a domanda e previo pagamento della tariffa

Consiglio di Stato sezione V sentenza 3 giugno 2015, n. 2728 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUINTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 9679 del 2014, proposto da Da.Or. in proprio e nella qualità di titolare dell’omonima impresa individuale agricola,...