Corte di Cassazione, sezione lavoro civile, Sentenza 11 settembre 2020, n. 18955.
La massima estrapolata:
Nel campo dei rapporti di lavoro di natura privatistica, per la risoluzione del rapporto per limiti di età anagrafica del lavoratore, al datore di lavoro è imposto comunque l’obbligo di preavviso
Sentenza 11 settembre 2020, n. 18955
Data udienza 12 febbraio 2020
Tag/parola chiave: Impiego pubblico privatizzato – Indennità sostitutiva del preavviso di recesso – Raggiungimento di età pensionabile – Obbligo del preavviso a carico del datore di lavoro – Calcolo dell’indennità in assenza di novazione di modifiche del termine ex art. 1231 cc
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE LAVORO
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. BERRINO Umberto – Presidente
Dott. BALESTRIERI Federico – Consigliere
Dott. ARIENZO Rosa – rel. Consigliere
Dott. PATTI Adriano Piergiovanni – Consigliere
Dott. LORITO Matilde – Consigliere
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
sul ricorso 11772-2017 proposto da:
(OMISSIS) – S.R.L., in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliata in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), rappresentata e difesa dall’avvocato (OMISSIS);
– ricorrente –
contro
(OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), che lo rappresenta e difende;
– controricorrente –
avverso la sentenza n. 2329/2016 della CORTE D’APPELLO di BARI, depositata il 10/11/2016 R.G.N. 1691/2014;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 12/02/2020 dal Consigliere Dott. ROSA ARIENZO;
udito il P.M. in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. CELENTANO Carmelo, che ha concluso per il rigetto del ricorso;
udito l’Avvocato (OMISSIS), per delega verbale Avvocato (OMISSIS);
udito l’Avvocato (OMISSIS), per delega Avvocato (OMISSIS).
FATTI DI CAUSA
1. Con sentenza n. 2329 del 2016, la Corte d’appello di Bari, in accoglimento dell’appello proposto da (OMISSIS) ed in riforma della sentenza di primo grado, ha condannato (OMISSIS) S.r.l. (d’ora in avanti, per brevita’ (OMISSIS)), al pagamento dell’indennita’ sostitutiva del preavviso di recesso, oltre accessori di legge.
2. Il lavoratore, dirigente di (OMISSIS), con diritto alla pensione di vecchiaia dal (OMISSIS) (data del compimento del 65 anno di eta’) aveva ricevuto una prima nota del 26.3.2008, con la quale la Direzione del Personale di (OMISSIS) comunicava la risoluzione del rapporto alla data del 30.6.2008 ed una successiva comunicazione del 14.1.2009 con la quale la societa’, in rettifica della prima, anticipava la risoluzione del rapporto alla data del (OMISSIS).
3. La Corte territoriale ha ritenuto sussistente l’obbligo datoriale al preavviso; ha osservato come l’articolo 2118 c.c. non ponesse, al riguardo, limitazioni di sorta e che neppure l’articolo 22 del CCNL Dirigenti delle Aziende industriali escludesse un tale obbligo in caso di risoluzione del rapporto per raggiunti limiti di eta’; ha osservato come inconferente fosse il richiamo alla L. n. 54 del 1982, articolo 6 ed ha, infine, richiamato i principi della giurisprudenza di legittimita’ secondo cui, nell’ambito dei rapporti di lavoro privato, dovessero escludersi risoluzioni automatiche al compimento di certe eta’ ovvero con il raggiungimento di requisiti pensionistici.
4. In merito al quantum, la Corte distrettuale ha osservato come il preavviso fruito fosse pari solo a 18 giorni (dal (OMISSIS) al (OMISSIS)) e quindi non corrispondente a quello stabilito dalla contrattazione collettiva (12 mesi), con ogni conseguenza in termini di riconoscimento della relativa indennita’ per il periodo non accordato.
5. Avverso tale sentenza la s.r.l. (OMISSIS) ha proposto ricorso per cassazione, affidato a tre motivi, cui ha resistito, con controricorso, il lavoratore.
6. Entrambe le parti hanno depositato memorie in prossimita’ dell’adunanza camerale, nella quale e’ stato disposto il rinvio a nuovo ruolo per la trattazione in pubblica udienza. L’ (OMISSIS) ha depositato ulteriore memoria, ai sensi dell’articolo 378 c.p.c.
RAGIONI DELLA DECISIONE
1. Con il primo motivo, sono dedotte – ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3 – violazione e falsa applicazione della L. n. 54 del 1982, articolo 6, u.p., dell’articolo 2118 c.c., nonche’ dell’articolo 23 CCNL dirigenti di aziende industriali produttrici di beni e servizi.
1.2. La decisione della Corte di appello di Bari e’ censurata per non aver applicato l’articolo 6 legge cit., essendosi il lavoratore avvalso dell’opzione per la prosecuzione del rapporto di lavoro dopo il conseguimento del diritto alla pensione. Si assume la non applicabilita’ dell’articolo 2118 c.c., dovendo nella fattispecie operare la risoluzione automatica del rapporto al raggiungimento del 65 anno di eta’ e si deduce, infine, l’errata interpretazione dell’articolo 23 CCNL.
2. Con il secondo motivo – ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3 – e’ dedotta la violazione e falsa applicazione dell’articolo 437 c.p.c., dell’articolo 22, comma 6, CCNL dirigenti di aziende industriali produttrici di beni e servizi nonche’ dell’articolo 2118 c.c.
2.1. Il motivo riguarda l’operata interpretazione della norma collettiva, resa conformemente alla tesi del lavoratore, come espressa in sede di appello alla pronuncia di primo grado: la parte ricorrente assume che la Corte non avrebbe potuto prendere in considerazione la proposta esegesi del testo contrattuale perche’ difforme da quella proposta in sede di difese in primo grado e ne contesta, comunque, la correttezza.
3. Con il terzo motivo – ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3 – e’ dedotta violazione e falsa applicazione dell’articolo 2118 c.c., in relazione all’articolo 23 CCNL dirigenti di aziende industriali produttrici di beni e servizi.
3.1. Secondo la societa’ (OMISSIS), la sentenza non avrebbe correttamente valutato il preavviso di recesso comunicato sin dal 26.3.2008, che (tenuto conto di quello contrattualmente previsto) era stato quasi interamente fruito; con la nuova comunicazione del (OMISSIS), la (OMISSIS) avrebbe solo anticipato la preavvisata risoluzione, sicche’ l’indennita’ di preavviso poteva, al piu’, riconoscersi per il periodo compreso tra il (OMISSIS) ed il (OMISSIS), data di compimento dei 12 mesi di preavviso o, in via ulteriormente subordinata, fino al 30.6.2009;
4. il primo motivo e’, nel complesso, da respingere;
4.1. la censura nella parte in cui imputa alla sentenza di non aver applicato l’articolo 6 di cui alla rubrica (che stabilisce la cessazione del rapporto senza obblighi di preavviso per le parti al raggiungimento della massima anzianita’ contributiva) involge, in realta’, la valutazione di specifiche questioni di fatto (relative appunto alle ragioni della prosecuzione del rapporto) che, attenendo al piano di una diversa ricostruzione della fattispecie concreta, non possono essere esaminate sotto il profilo del vizio di “sussunzione”.
4.2. La violazione di legge presuppone la sua deduzione non solo mediante puntuale indicazione delle norme asseritamente violate, ma anche mediante specifiche argomentazioni, intese motivatamente a dimostrare in qual modo determinate affermazioni in diritto, contenute nella sentenza gravata, debbono ritenersi in contrasto con le norme regolatrici della fattispecie o con l’interpretazione delle stesse fornita dalla dottrina e dalla prevalente giurisprudenza di legittimita’ (cfr. Cass. Cass. 15.1.2015 n. 635), laddove non rientra nell’ambito applicativo dell’articolo 360, comma 1, n. 3, l’allegazione di un’erronea ricognizione della fattispecie concreta a mezzo delle risultanze di causa che e’, invece, esterna all’esatta interpretazione della norma e inerisce alla tipica valutazione del giudice di merito, sottratta percio’ al sindacato di legittimita’ (cfr. Cass. 640/2019).
4.3. La sentenza impugnata, infatti, non reca un tale accertamento di fatto, avendo considerato la peculiarita’ della risoluzione dei rapporti di lavoro dirigenziale, e precisa che proprio la societa’ aveva con il suo comportamento confermato che il raggiungimento dei limiti di eta’, se abilitava il datore di lavoro a procedere al licenziamento “ad nutum”, non esonerava dal preavviso, in coerenza, in ultima analisi, anche con una corretta esegesi dell’articolo 22 ccnl.
4.4. Ed invero, la critica che investe, invece, l’operata interpretazione della norma contrattuale e’, in radice, inammissibile, risultando la disposizione riportata per sintesi del suo contenuto, mentre, quando sia denunziata, in ricorso, la violazione di norme del contratto collettivo nazionale, la loro deduzione deve essere accompagnata dalla trascrizione integrale delle clausole, al fine di consentire alla Corte di individuare la ricorrenza della violazione denunziata (cfr. Cass. n. 25728/2013; n. 2560/2007; n. 24461/2005).
4.5. Per il resto, e’ il caso di osservare come la decisione enunci correttamente i principi di questa Corte che, sulla questione dei termini e delle modalita’ di risoluzione del rapporto in coincidenza con il raggiungimento dell’eta’ per il conseguimento della pensione di vecchiaia e dell’esistenza o meno del diritto del lavoratore ad un periodo di preavviso, nell’ambito del rapporto di lavoro privatistico, (da ultimo, Cass. n. 521 del 2019) ha piu’ volte statuito che la tipicita’ e tassativita’ delle cause d’estinzione del rapporto escludono risoluzioni automatiche al compimento di determinate eta’ ovvero con il raggiungimento di requisiti pensionistici, diversamente da quanto accade nel lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni in tema di collocamento a riposo d’ufficio, al compimento delle eta’ massime previste dai diversi ordinamenti delle amministrazioni pubbliche stesse (Cass. n. 14628 del 2010; Cass. n. 26377 del 2008), sicche’, in assenza di un valido atto risolutivo del datore di lavoro, il rapporto prosegue con diritto del lavoratore a percepire le retribuzioni anche successivamente al compimento del sessantacinquesimo anno di eta’ (Cass. n. 9312 del 2014; Cass. n. 3237 del 2003; Cass. n. 3907 del 1999).
4.6. A cio’ consegue che, nel campo dei rapporti di lavoro di natura privatistica, per la risoluzione del rapporto per limiti di eta’ anagrafica del lavoratore, al datore di lavoro e’ imposto comunque l’obbligo di preavviso (Cass. n. 2339 del 2004; Cass. n. 5576 del 2001; Cass. n. 12890 del 2000; Cass. n. 10782 del 2000; Cass. n. 6396 del 1995).
5. Il secondo motivo e’ inammissibile, in quanto, in disparte ogni considerazione in punto di non pertinente richiamo dell’articolo 437 c.p.c., e di mancanza di ogni preclusione in tema di deduzioni che incidono solo in termini di apprestamento di una linea difensiva, in relazione ai medesimi fatti originariamente allegati, i rilievi, che involgono interamente l’operata interpretazione della norma collettiva, incontrano i medesimi limiti gia’ esposti con riferimento alla denunciata violazione dell’articolo 22 CCNL, oggetto del primo motivo.
6. Il terzo motivo e’ parzialmente fondato.
6.1. Come riportato nella parte in fatto, si legge in sentenza che il lavoratore, secondo le deduzioni di cui al ricorso introduttivo del giudizio, riceveva il 26.3.2008 una prima nota della Direzione del Personale (OMISSIS) con cui gli veniva comunicata la risoluzione del rapporto al 30.6.2008; seguiva una successiva nota, del (OMISSIS), con cui la societa’ in rettifica rendeva nota la cessazione dal servizio alla data del (OMISSIS) (data del compimento del 65 anno di eta’).
6.2. E’ pure accertato in sentenza (oltre ad essere pacifico tra le parti) che il preavviso, nel caso di specie, fosse di 12 mesi;
6.3. Infine, l’importo riconosciuto dalla sentenza impugnata e’ pari alla differenza tra quanto richiesto dal lavoratore, a titolo di intero preavviso non accordato (Euro 86.272,36), e l’importo corrispondente al valore del preavviso fruito, individuato nel lasso di tempo intercorrente tra la comunicazione della risoluzione del rapporto di lavoro del (OMISSIS) e l’effettiva risoluzione ((OMISSIS)).
6.4. Come sostenuto dalla parte qui ricorrente, non puo’ ritenersi che la seconda comunicazione abbia avuto effetti estintivi della prima, in quanto finalizzata solo alla anticipazione del termine, originariamente fissato, di cessazione del rapporto, ferma la manifestata volonta’ risolutiva, con salvezza degli effetti del primo atto negoziale (id est: il preavviso maturato dal 26.3.2008 al (OMISSIS)); tuttavia, il termine applicabile nella fattispecie (12 mesi dal 26.3.2008) non risulterebbe interamente rispettato, con la conseguenza che andrebbe riconosciuta l’indennita’ in misura corrispondente al periodo non goduto, pari ad un mese e ventidue giorni ((OMISSIS) – (OMISSIS)).
6.5. Tale soluzione e’ coerente con quanto previsto dall’articolo 1231 c.c. che esclude la novazione (e quindi in generale un fenomeno estintivo) in presenza di modifiche che riguardano l’apposizione e/o l’eliminazione di un termine.
6.6. In accoglimento del terzo motivo, la sentenza va, quindi, cassata per aver ritenuto inefficace il precedente preavviso e la causa va rimessa alla Corte designata come in dispositivo, per la quantificazione dell’indennita’ dovuta in applicazione dei principi affermati; il giudice del rinvio provvedera’ anche alla liquidazione delle spese del presente giudizio di legittimita’.
P.Q.M.
La Corte accoglie il terzo motivo, rigettati gli altri, cassa la decisione impugnata in relazione al motivo accolto e rinvia alla Corte d’appello di Bari, in diversa composizione, cui demanda di provvedere anche alla liquidazione delle spese del presente giudizio di legittimita’.
In caso di diffusione omettere le generalità e gli altri dati identificativi dei soggetti interessati nei termini indicati.
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