In tema di regolazione delle spese di lite e la condanna in solido dei soccombenti

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|10 giugno 2024| n. 16116.

In tema di regolazione delle spese di lite e la condanna in solido dei soccombenti

In tema di regolazione delle spese di lite, la condanna in solido dei soccombenti può giustificarsi anche alla luce di una mera comunanza degli interessi, che si ha anche solo in presenza di una convergenza di atteggiamenti difensivi, quando esista una sostanziale identità delle questioni dibattute tra le parti nel processo; tuttavia, la condanna solidale non è consentita quando i vari soccombenti abbiano proposto domande di valore notevolmente diverso, posto che la solidarietà cessa quando il comune interesse sussiste per una parte della domanda e non per il resto. (In applicazione del principio, la S.C. ha cassato la decisione di merito che aveva condannato in solido al pagamento delle spese di lite i due soccombenti, uno dei quali aveva avanzato una richiesta di condanna alla restituzione di 900.000 euro, mentre l’altro una richiesta di soli 10.000 euro).

Ordinanza|10 giugno 2024| n. 16116. In tema di regolazione delle spese di lite e la condanna in solido dei soccombenti

Data udienza 24 gennaio 2024

Integrale

Tag/parola chiave: Spese giudiziali civili – Condanna alle spese – Pluralita’ di soccombenti – Solidarieta’ comunanza di interessi – Condanna in solido – Domande di valore notevolmente diverso – Insussistenza della solidarietà – Ragioni – Fattispecie.

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati

Dott. CRISTIANO Magda – Presidente

Dott. PAZZI Alberto – Consigliere

Dott. VELLA Paola – Consigliere

Dott. CROLLA Cosmo – Consigliere

Dott. AMATORE Roberto – Consigliere – Rel.

ha pronunciato la seguente
ORDINANZA

sul ricorso n. 2541-2017 r.g. proposto da:

Be.Ma. (cod. fise. Omissis), rappresentata e difesa, giusta procura speciale apposta in calce al ricorso, dall’avvocato Wa.Lo., presso il cui studio in Roma, Via (…), elettivamente domicilia.

– ricorrente –

contro

Fallimento (…) Srl; Pr.Sa.; Co.Bi.

– intimati –

avverso la sentenza della Corte di appello di Roma, depositata in data 14.12.2015;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 24/1/2024 dal Consigliere dott. Roberto Amatore;

In tema di regolazione delle spese di lite e la condanna in solido dei soccombenti

RILEVATO CHE

1. Il Tribunale di Roma, con sentenza dell’8.7.2009, in accoglimento delle domande ex art. 64 l. fall. proposte dal Fallimento della (…) Srl, con unico atto di citazione, nei confronti di Co.Bi., Pr.Sa. e Be.Ma., dichiarò la gratuità, e la conseguente inefficacia, dei pagamenti eseguiti dalla società poi fallita, nel biennio anteriore alla sentenza dichiarativa, in favore delle convenute e condannò ciascuna di esse alla restituzione delle somme, di Euro 900.000, di Euro 30.000 e di Euro 10.000, rispettivamente ricevute, nonché tutte, in solido, al pagamento delle spese del giudizio, liquidate in complessivi Euro 39.000.

2. La Corte d’appello di Roma, con sentenza del 14.12.2015, ha respinto, previa loro riunione, gli appelli proposti separatamente contro la sentenza di primo grado da Pr.Sa. e da Be.Ma.

Per quanto in questa sede ancora rileva, la corte territoriale ha ritenuto infondati i motivi di gravame con i quali entrambe le appellanti avevano dedotto l’erroneità della loro condanna in via solidale al pagamento delle spese di lite: ha osservato che nella specie ricorrevano i presupposti che, secondo la giurisprudenza di legittimità, consentono l’applicazione del secondo periodo dell’art. 97, I comma, cod. proc. civ., in quanto l’interesse comune tra le allora convenute, poi appellanti, emergeva dalla convergenza dei loro atteggiamenti difensivi, dall’emanazione da un unico soggetto dei titoli di credito di cui era stata richiesta la dichiarazione di inefficacia e dall’interesse personale al provvedimento richiesto dal giudice. 2. La sentenza è stata impugnata da Be.Ma. con ricorso per cassazione affidato ad un unico motivo.

Il Fallimento e le altre parti intimate non hanno svolto attività difensiva.

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CONSIDERATO CHE

1. Con il primo ed unico motivo la ricorrente denuncia violazione e falsa applicazione dell’art. 97, I comma, c.p.c. e del D.M. 10.3.2014. Deduce che la corte del merito ha erroneamente ritenuto applicabile il secondo periodo della norma processuale, così pervenendo ad una illegittima ed eccessivamente afflittiva sua condanna alle spese, del tutto sproporzionata rispetto alla domanda ex art. 64 l. fall. proposta dal Fallimento nei suoi confronti.

1. Il motivo è fondato.

1.1 Questa Corte ha da tempo stabilito che la comunanza di interessi che giustifica, ai sensi dell’art. 97, I comma, secondo periodo, cod. proc. civ. la condanna alle spese in via solidale di più soccombenti che non siano legati fra loro da un rapporto sostanziale indivisibile o solidale, può ravvisarsi anche in una convergenza di atteggiamenti difensivi, quando esista una sostanziale identità delle questioni dibattute tra le parti nel processo (Cass. nn. 9876/2018, 20916/2016, 16056/2015, 17281/2011).

1.2. E’ stato tuttavia precisato che, anche in caso di comunanza di interessi, la condanna in solido non è consentita quando i vari soccombenti abbiano proposto domande di valore notevolmente diverso (Cass. n. 6976/2016), posto che la solidarietà cessa quando il comune interesse sussiste per una parte della domanda e non per il resto.

1.3. Quest’ultimo principio è, a maggiore ragione, applicabile anche al caso di specie, in cui, nonostante l’enorme divergenza fra il valore delle domande avanzate nei confronti di ciascuna delle tre convenute, il Fallimento ha scelto di cumulare dette domande in un unico processo in ragione dell’unicità dei fatti dedotti a loro fondamento: la piena comprensibilità (anzi la sicura correttezza) di tale scelta – subita però dalle soccombenti, che non avevano modo di sottrarsene – non può infatti giustificare la loro condanna solidale alle spese, essendo evidente che un conto è l’interesse ad ottenere l’accoglimento (e, dall’altra parte, il rigetto) di una richiesta di condanna alla restituzione di 900.000 euro, altro quello ad ottenere l’accoglimento (o il rigetto) di una richiesta di 10.000 euro.

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1.4. Errata, a maggior ragione, è anche la liquidazione delle spese del giudizio d’appello a carico solidale delle parti appellanti, non avendo la corte del merito tenuto conto che Bernardi, a differenza di Proietti Pannunzi, aveva chiesto la riforma del solo capo della sentenza del tribunale concernente, per l’appunto, le spese.

La sentenza impugnata va quindi cassata.

2. Non essendo necessari ulteriori accertamenti in fatto, questa Corte può decidere nel merito.

Pertanto, in parziale riforma delle sentenze di merito, Be.Ma. va condannata al pagamento in favore del Fallimento della (…) Srl della somma di Euro 3.500, oltre accessori di legge, a titolo di spese del giudizio di primo grado e al pagamento della somma di Euro 4.500, oltre accessori di legge, a titolo di spese del giudizio d’appello; restano ovviamente ferme le statuizioni condannatorie in punto di spese di entrambi i gradi di merito per Pr.Sa. e per Co.Bi., nei cui confronti le sentenze sono coperte da giudicato.

Nel caso in cui, nelle more del presente giudizio, il Fallimento abbia ottenuto l’integrale pagamento delle spese dalle condebitrici solidali, il diritto di regresso di queste ultime verso l’odierna ricorrente deve intendersi limitato agli importi qui liquidati.

Le spese del presente giudizio di legittimità vanno poste a carico del Fallimento e si liquidano in dispositivo.

In tema di regolazione delle spese di lite e la condanna in solido dei soccombenti

P.Q.M.

La Corte accoglie il ricorso, cassa la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, condanna Be.Ma. a pagare al Fallimento della (…) Srl la somma di Euro 3.500, oltre accessori di legge, a titolo di spese del giudizio di primo grado e la somma di Euro 4.500 oltre accessori di legge, a titolo di spese del giudizio d’appello.

Condanna il Fallimento della (…) Srl a pagare alla ricorrente le spese del giudizio di legittimità, che liquida in Euro 3000 per compensi ed in Euro 200 per esborsi, oltre accessori di legge.

Così deciso in Roma il 24 gennaio 2024.

Depositata in Cancelleria il 10 giugno 2024.

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