Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|30 settembre 2022| n. 28502.

Impugnazione di un licenziamento per giustificato motivo soggettivo

In ipotesi di impugnazione di un licenziamento per giustificato motivo soggettivo, la verifica della specificità degli addebiti contestati al lavoratore è rimessa al giudice del merito, il cui apprezzamento è incensurabile in sede di legittimità se congruamente e correttamente motivato.

Ordinanza|30 settembre 2022| n. 28502. Impugnazione di un licenziamento per giustificato motivo soggettivo

Data udienza 11 maggio 2022

Integrale

Tag/parola chiave: Licenziamento illegittimo – Contestazione addebito – Specificità – Tutela del pieno esercizio del diritto di difesa – Reintegra – Indennità risarcitoria

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE LAVORO

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ESPOSITO Lucia – Presidente

Dott. PATTI Adriano Piergiovanni – Consigliere

Dott. PAGETTA Antonella – Consigliere

Dott. PONTERIO Carla – Consigliere

Dott. CINQUE Guglielmo – rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA
sul ricorso 38086/2019 proposto da:
(OMISSIS) SOCIETA’ COOPERATIVA PER AZIONI, in persona del legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliata in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), rappresentata e difesa dall’avvocato (OMISSIS);
– ricorrente –
contro
(OMISSIS);
– intimato –
avverso la sentenza n. 5393/2019 della CORTE D’APPELLO di NAPOLI, depositata il 21/10/2019 R.G.N. 3346/2018;
udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 11/05/2022 dal Consigliere Dott. GUGLIELMO CINQUE.

Impugnazione di un licenziamento per giustificato motivo soggettivo

RILEVATO IN FATTO

CHE:
1. Con la sentenza n. 5393 del 2019 la Corte di appello di Napoli, in parziale riforma della pronuncia emessa dal Tribunale di Torre Annunziata, ha annullato il licenziamento intimato in data 29.6.2015 dalla (OMISSIS) nei confronti di (OMISSIS), direttore della filiale di (OMISSIS), e ha ordinato la reintegra nel posto di lavoro con il pagamento di una indennita’ risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto dal giorno del licenziamento all’effettiva reintegrazione con il limite delle dodici mensilita’ previsto dalla legge, oltre alla regolarizzazione contributiva previdenziale e assistenziale.
2. Il recesso era stato intimato, a seguito della contestazione disciplinare del 17.4.2015, per una serie di irregolarita’, riscontrate a seguito di una relazione ispettiva sulla anomala operativita’ dell’Agenzia di (OMISSIS), costituite da: a) omessa segnalazione di numerose operazioni sospette, compiute dai clienti della Banca, in contrasto con la normativa antiriciclaggio; b) per il cambio di assegni in contrasto con le prescrizioni della vigente normativa, eccedendo i poteri delegati relativamente agli importi delle operazioni; c) per il reiterato cambio di assegni nonostante in precedenza altri titoli fossero gia’ tornati insoluti; d) per la concessione di reiterati sconfinamenti per addebiti diversi; e) per la concessione di reiterati sconfinamenti rivolti ad addebitare assegni bancari tornati insoluti; f) per avere consentito di porre “a sospeso” assegni bancari privi di copertura senza inviare alla Banca corrispondente il messaggio di impagato; g) per mancato riesame di una posizione con importanti anomalie (OMISSIS) srl (assegni emessi privi di provvista, sconfinamenti a sistema, fido scaduto nella validita’ interna).
3. A fondamento della decisione, in estrema sintesi, la Corte territoriale, premesso che la contestazione disciplinare appariva oscura ed ambigua in alcuni punti, senza che vi fosse una chiara indicazione del comportamento richiesto al (OMISSIS), ha rilevato che il datore di lavoro non aveva dimostrato il giustificato motivo soggettivo, cioe’ il notevole inadempimento da parte del lavoratore, con conseguente non assolvimento dell’onere probatorio previsto dalla L. n. 604 del 1966, articolo 5.
4. Avverso la decisione di secondo grado ha proposto ricorso per cassazione la (OMISSIS) Societa’ Cooperativa per azioni affidato a quattro motivi. (OMISSIS) non ha svolto attivita’ difensiva.

Impugnazione di un licenziamento per giustificato motivo soggettivo

CONSIDERATO IN DIRITTO

CHE:
1. I motivi possono essere cosi’ sintetizzati.
2. Con il primo motivo+ ig ricorrente denuncia, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, la violazione e falsa applicazione di norme di diritto: Decreto Legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e disposizioni della Banca d’Italia, sull’addebito relativo all’omessa segnalazione di operazioni sospette. Sostiene che la sentenza, sul predetto addebito, era erronea sotto il profilo della falsa applicazione delle previsioni normative concernenti la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attivita’ criminose e di finanziamento di terrorismo nonche’ delle disposizioni della Banca d’Italia: in particolare li’ dove era stata prevista la sussistenza di margini di discrezionalita’ del direttore di filiale nel fare segnalazioni.
3. Con il secondo motivo si censura, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, la violazione e falsa applicazione di norme di diritto: in particolare del manuale C1 allegato 3 e dell’ordine di servizio n. 6 del 18.3.2014 sull’addebito relativo agli sconfinamenti concessi dal (OMISSIS) violando la normativa internar. Deduce il ricorrente che erroneamente la Corte territoriale aveva ritenuto la mancata indicazione, da parte della Banca, del comportamento specifico tenuto dal (OMISSIS) in violazione della normativa interna sugli sconfinamenti, pur essendo le condotte documentalmente provate.
4. Con il terzo motivo la ricorrente si duole, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, della violazione e falsa applicazione di norme di diritto: in particolare, delle istruzioni di vigilanza (Tit. IV, cap. 11, Sez. V, par. 12) e Circolare serie normativa 43/2014, sull’addebito relativo al cambio di assegni per cassa in contrasto con la normativa ed eccedendo i poteri. Obietta che il (OMISSIS), a differenza di quanto ritenuto, aveva violato la disciplina in materia di cambio assegni di altri istituti.
5. Con il quarto motivo la Banca lamenta, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, la violazione e falsa applicazione di norme di diritto: in particolare, della Circolare Serie Tecnica Sportello 12/2009 e Circolare Serie Tecnica Sportello 48/2006, sull’addebito relativo agli assegni sospesi senza la comunicazione del messaggio di impagato; lamenta, altresi’, la violazione e falsa applicazione del Manuale Crediti C1, sull’addebito relativo all’omesso riesame della Posizione (OMISSIS). Rileva che erroneamente la Corte di merito, relativamente all’addebito relativo agli assegni sospesi senza la comunicazione del messaggio di impagato, non aveva esaminato tale capo della contestazione mossa al (OMISSIS), ritenendolo un comportamento marginale rispetto a quelli esaminati quando, invece, il Responsabile della Dipendenza aveva l’obbligo di verificare l’esecuzione di tutte le attivita’ previste dalla normativa in materia.
6. I motivi, da esaminare congiuntamente per la loro connessione logico-giuridica, sono inammissibili.
7. In primo luogo, deve osservarsi che la gravata sentenza risulta ancorata a due distinte rationes decidendi, autonome l’una dall’altra e ciascuna, da sola, sufficiente a sorreggerne il dictum: in base alla prima ragione la Corte di appello ha rilevato che non risultava che il datore di lavoro avesse adeguatamente dimostrato il giustificato motivo soggettivo, vale a dire il notevole inadempimento da parte del lavoratore, con conseguente non assolvimento dell’onere probatorio previsto dalla L. n. 604 del 1966, articolo 5; per altro verso quel Collegio ha, comunque, ritenuto che la lunghissima contestazione disciplinare del 17.4.2015 si presentasse oscura ed ambigua in alcuni punti, essendo in larga parte frutto di frettoloso “copia-incolla” della relazione di ispezione del 10.4.2015, come si evinceva dalla lettura comparata della nota di servizio AUDIT sull’anomala operativita’ presso l’Agenzia di (OMISSIS) e la contestazione disciplinare del 17.4.2015 che erano, in gran parte, parola per parola identiche; ha, poi, anche puntualizzato che la lunghezza della contestazione disciplinare era inversamente proporzionale all’esattezza e precisione dei comportamenti contestati.
8. La giurisprudenza di legittimita’, su tale questione, e’ consolidata nel ritenere che la contestazione dell’addebito deve essere specifica, nel senso che deve contenere l’esposizione puntuale delle circostanze essenziali del fatto ascritto al lavoratore, al fine di consentire a quest’ultimo il pieno esercizio del suo diritto di difesa (Cass. n. 1561 del 1994; Cass. n. 9400 del 1993; Cass. n. 2238 del 1995; Cass. n. 16249 del 2004).
9. E’ stato anche precisato che la verifica della specificita’ degli addebiti contestati al lavoratore e’ rimessa al giudice di merito, il cui apprezzamento e’ incensurabile in sede di legittimita’ se congruamente e correttamente motivato (Cass. n. 12307 del 1992; Cass. n. 1000 del 1993; Cass. n. 1562 del 2003): cio’ e’ avvenuto nel caso in esame.
10. Orbene, a questo profilo di inammissibilita’ delle censure di cui al presente ricorso su tale punto, gia’ di per se’ sufficiente a tenere ferma la decisione impugnata (Cass. n. 24540 del 2009; Cass. n. 4424 del 2001) va, poi, aggiunto che le altre doglianze di cui ai motivi, al di la’ delle denunciate violazioni di legge, tendono ad una inammissibile rivalutazione delle prove e ad una diversa ricostruzione della vicenda, che sono attivita’ non consentite in sede di legittimita’.
11. E’ un principio ormai consolidato quello secondo cui il ricorso per cassazione conferisce al giudice di legittimita’, non il potere di riesaminare il merito della intera vicenda processuale sottoposta al suo vaglio, ma la sola facolta’ di controllo, sotto il profilo della correttezza giuridica e della coerenza logico – formale, delle argomentazioni svolte dal giudice del merito, al quale spetta, in via esclusiva, il compito di individuare le fonti del proprio convincimento, di assumere e valutare le prove, di controllarne l’attendibilita’ e la concludenza, di scegliere, tra le complessive risultanze del processo, quelle ritenute maggiormente idonee a dimostrare la veridicita’ dei fatti ad esse sottesi, dando cosi’ liberamente prevalenza all’uno o all’altro dei mezzi di prova acquisiti, salvo i casi tassativamente previsti dalla legge (Cass. n. 19547/2017; Cass. n. 29404/2017).
12. Nel caso in esame la Corte territoriale, con adeguata e logica motivazione, esente dai vizi di cui all’articolo 360 c.p.c., n. 5, nella formulazione ratione temporis vigente, ha sottolineato, attraverso un esame accurato della documentazione e delle risultanze istruttorie, che era evidente la mancanza di prova sulla illiceita’ dei fatti e sulla ricorrenza del notevole inadempimento, in capo al lavoratore, tale da radicare legittimamente il giustificato motivo soggettivo, essendo la Banca venuta meno all’onere di dimostrare la sussistenza dei fatti nel loro rilievo illecito.
13. Cio’ rende inammissibili le richieste di una diversa rivalutazione dei fatti di causa, che e’ una attivita’ preclusa in sede di legittimita’.
14. Alla stregua di quanto esposto il ricorso deve essere dichiarato inammissibile.
15. Nulla va disposto in ordine alle spese del presente giudizio non avendo l’intimato svolto attivita’ difensiva.
16. Ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, articolo 13, comma 1 quater, nel testo risultante dalla L. 24 dicembre 2012, n. 228, deve provvedersi, ricorrendone i presupposti processuali, sempre come da dispositivo.

P.Q.M.

La Corte dichiara inammissibile il ricorso. Nulla per le spese. Ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, articolo 13, comma 1 quater, da’ atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello previsto per il ricorso, a norma dello stesso articolo 13, comma 1 bis, se dovuto.

 

In caso di diffusione omettere le generalità e gli altri dati identificativi dei soggetti interessati nei termini indicati.

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