In ordine all’adottabilità del minore ed intervento dei nonni materni in giudizio; assenza di rapporti pregressi tra minore e nonni paterni e persistenza dello stato di abbandono.

Corte di Cassazione, sezione prima civile, ordinanza 11 aprile 2018, n. 9021.

In ordine all’adottabilità del minore ed intervento dei nonni materni in giudizio; assenza di rapporti pregressi tra minore e nonni paterni e persistenza dello stato di abbandono.
La mancanza di rapporti significativi pregressi puo’ non essere assunta come elemento di valutazione dell’idoneita’ dei parenti ad assicurare l’assistenza e la crescita del minore in modo adeguato quando quest’ultimo sia stato allontanato subito dopo la nascita e la richiesta dei parenti sia stata ragionevolmente tempestiva.
Nella fattispecie dedotta nel presente giudizio, secondo l’insindacabile accertamento di fatto svolto dalla Corte d’Appello, i nonni materni prima della dichiarazione di disponibilita’ (pervenuta in via consolare il 15/9/2015) non avevano maturato o sviluppato alcun rapporto con le minori nate, risultando del tutto estranei alle tormentate e drammatiche vicende del nucleo familiare delle minori.
Nella fattispecie dedotta nel presente giudizio, pertanto, non puo’ riscontrarsi la condizione dell’impossibilita’ incolpevole in ordine alla creazione e conservazione di rapporti significativi con le minori. I nonni materni sono stati assenti dalla vita delle nipoti proprio negli anni di maggiore criticita’ della loro esistenza e non hanno avuto significativi contatti neanche con i genitori delle minori ed in particolare con la madre delle stesse.

Ordinanza 11 aprile 2018, n. 9021
Data udienza 17 gennaio 2018

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CAMPANILE Pietro – Presidente

Dott. SAMBITO Maria Giovanna C. – Consigliere

Dott. VALITUTTI Antonio – Consigliere

Dott. ACIERNO Maria – rel. Consigliere

Dott. TRICOMI Laura – Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA

sul ricorso 8105/2017 proposto da:

(OMISSIS), (OMISSIS), elettivamente domiciliati in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), che li rappresenta e difende unitamente all’avvocato (OMISSIS), giusta procura in calce al ricorso;

– ricorrenti –

contro

(OMISSIS), nella qualita’ di curatore speciale delle minori (OMISSIS) e (OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso il proprio Studio, rappresentato e difeso da se medesimo;

– controricorrente –

contro

(OMISSIS) S.c.a.r.l., (OMISSIS), P.M. presso il Tribunale per i Minorenni di Roma, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Roma, (OMISSIS), Sindaco di Roma;

– intimati –

avverso la sentenza n. 1175/2017 della CORTE D’APPELLO di ROMA, depositata il 21/02/2017;

udita la relazione della causa svolta nella camera di consiglio del 17/01/2018 dal cons. ACIERNO MARIA;

lette le conclusioni scritte del P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. CERONI Francesca, che ha chiesto alla Corte di Cassazione, riunita in camera di consiglio, il rinvio della decisione del ricorso all’esito della pubblica udienza, in subordine l’accoglimento del ricorso ed in ulteriore subordine l’affermazione del principio di diritto ai sensi del 363 c.p.c. sopra precisato.

FATTI DI CAUSA E RAGIONI DELLA DECISIONE

La Corte d’Appello di Roma ha confermato la dichiarazione di adottabilita’ delle minori (OMISSIS) e (OMISSIS), emessa dal Tribunale per i minorenni.

Preliminarmente il giudice di secondo grado ha rilevato che sono intervenuti nel giudizio di appello i nonni materni nel giudizio di appello deducendo di aver richiesto di essere ascoltati fin dal procedimento di primo grado e sottolineando che era pervenuta informazione dall’ambasciata italiana in Egitto avente ad oggetto la piena capacita’ degli stessi di prendersi cura delle nipoti a livello finanziario etico ed affettivo. Essi infine si sono dichiarati disponibili anche a trasferirsi in Italia. Il loro intervento e’ stato dichiarato inammissibile dalla Corte d’Appello.

Nel merito, per quel che ancora interessa, la Corte ha accertato la persistenza delle condizioni di abbandono morale e materiale delle minori gia’ rilevato in primo grado, attesa in particolare l’incapacita’ materna di sottrarsi alla relazione, caratterizzata prevalentemente da violenza, con il marito e di un atteggiamento aggressivo e del tutto non comprensivo nei confronti delle figlie.

E’ stata, inoltre, constatata: a) la acquisita maggiore tranquillita’ delle minori, in particolare della piu’ grande, nata (OMISSIS), lontana dall’ambiente familiare e l’affermata e riscontrata forte paura di essere ricondotta presso la madre e di rivivere in un clima di violenza fisica e psicologica pressoche’ quotidiano, e di essere trasferita in Egitto; b) il sostanziale sopravvenuto disinteresse del padre e la mancanza di consapevolezza della gravita’ della situazione familiare per le minori; la mancanza di rapporti significativi con i nonni materni che sono stati coinvolti dalla figlia solo parzialmente e molto tardivamente nelle sue problematiche familiari e sono sempre rimasti in Egitto; la mancanza di qualsiasi legame anche culturale e linguistico delle minori con l’Egitto.

Avverso tale pronuncia hanno proposto ricorso per cassazione i genitori delle minori affidandosi a tre motivi. Il procuratore generale ha depositato requisitoria scritta.

Nel primo motivo viene dedotta la violazione dell’articolo 111 Cost. per assenza di motivazione in ordine all’esclusione dei nonni materni dalle figure parentali cui affidare le minori. E’ stata del tutto omessa la verifica della possibilita’ di conservare per le minori tale legame famigliare. La corte d’Appello ha omesso la loro audizione al fine di acquisire in concreto la disponibilita’ degli stessi e non ha svolto alcun accertamento al riguardo, limitandosi a registrare la mancanza d’interesse delle minori verso tali figure.

Nel secondo motivo la medesima censura viene svolta sotto il profilo dell’omesso esame di un fatto decisivo. Non e’ stato considerato che la significativita’ del rapporto deve essere intesa in senso potenziale e non puo’ essere esclusa dall’estraneita’ linguistica e culturale.

Il terzo motivo prospetta l’illegittima valutazione negativa della disponibilita’ dei nonni materni sotto il profilo della violazione dell’articolo 8 Cedu.

I tre motivi illustrati devono essere esaminati congiuntamente, in quanto logicamente connessi.

Deve preliminarmente rilevarsi che non viene censurata la statuizione di natura processuale relativa alla declaratoria d’inammissibilita’ dell’intervento nel giudizio d’appello dei nonni materni.

In ordine allo specifico oggetto della censura deve rilevarsi che il requisito, espressamente previsto dalla L. n. 184 del 1983, articolo 12 della significativita’ dei rapporti con i parenti fino al quarto grado al fine di verificarne l’idoneita’ soggettiva e la sussistenza delle condizioni oggettive ai fini dell’affidamento dei minori e’ stato gia’ ritenuto, nella giurisprudenza di questa Corte, valutabile anche sotto il profilo potenziale, quando sia stata constatata l’impossibilita’ incolpevole di stabilire rapporti con i minori da parte dei parenti indicati dal citato articolo 12. Nella sentenza n. 2102 del 2011 e’ stato affermato che la mancanza di rapporti significativi pregressi puo’ non essere assunta come elemento di valutazione dell’idoneita’ dei parenti ad assicurare l’assistenza e la crescita del minore in modo adeguato quando quest’ultimo sia stato allontanato subito dopo la nascita e la richiesta dei parenti sia stata ragionevolmente tempestiva.

Nella fattispecie dedotta nel presente giudizio, tuttavia, secondo l’insindacabile accertamento di fatto svolto dalla Corte d’Appello, i nonni materni prima della dichiarazione di disponibilita’ pervenuta in via consolare il 15/9/2015 non avevano maturato o sviluppato alcun rapporto con le minori nate rispettivamente nel (OMISSIS), risultando del tutto estranei alle tormentate e drammatiche vicende del nucleo familiare delle minori.

Nella fattispecie dedotta nel presente giudizio, pertanto, non puo’ riscontrarsi la condizione dell’impossibilita’ incolpevole in ordine alla creazione e conservazione di rapporti significativi con le minori. I nonni materni sono stati assenti dalla vita delle nipoti proprio negli anni di maggiore criticita’ della loro esistenza e non hanno avuto significativi contatti neanche con i genitori delle minori ed in particolare con la madre delle stesse. (cfr. pag. 20 della sentenza impugnata).

Sola la nipote piu’ grande ha trascorso i primi anni di vita in Egitto ma ha dichiarato di non avere memoria di tale fase di vita e della relazione con i nonni (cfr. pag. 24 della sentenza impugnata). La condizione di reciproca estraneita’, di conseguenza, non puo’ ritenersi fondata, nella specie, da condizioni meramente oggettive, quali la lontananza geografica, ma risulta dettata, come esattamente individuato dalla Corte territoriale, dalla situazione relazionale che i nonni materni e i genitori delle minore hanno determinato nel tempo. Tale situazione e’ attualmente caratterizzata non solo dalla totale assenza di rapporti significativi tra nonni e nipoti ma anche dalla mancanza di potenzialita’ di recupero non traumatiche in tempi compatibili con lo sviluppo equilibrato della personalita’ delle minori, anche in considerazione dell’oggettivo radicale cambiamento contestuale (e linguistico) che si determinerebbe e che, alla luce dell’indagine di fatto approfondita ed insindacabile svolta dalla Corte d’Appello, non e’ affrontabile senza un riferimento relazionale affettivo preesistente e significativo cosi’ come richiesto dalla legge.

Nel quarto motivo viene dedotta la violazione dell’articolo 8 Cedu e la contraddittorieta’ della motivazione in ordine all’allegata modificazione delle condizioni soggettive riguardanti i ricorrenti ed in particolare la madre. In particolare viene richiesto un approfondimento istruttorio mediante consulenza tecnica d’ufficio volta ad accertare le attuali capacita’ genitoriali dei ricorrenti.

La censura e’ inammissibile in quanto mira a sostituire all’accertamento di fatto svolto dalla Corte d’Appello, peraltro sulla base della ricostruzione delle vicende del nucleo familiare in oggetto, della relazione tra i ricorrenti e dello sviluppo delle condizioni delle minori dalle prime criticita’ al momento della decisione, una diversa valutazione della situazione attuale peraltro affidandola a futuri accertamenti tecnici.

Il quadro fattuale posto a base della decisione impugnata risulta completo e specificamente diretto a rilevare le problematiche genitoriali e le reazioni delle minori nel tempo.

In conclusione il ricorso deve essere rigettato con applicazione del principio della soccombenza in ordine alle spese processuali del presente giudizio.

P.Q.M.

Rigetta il ricorso. Condanna le parti ricorrenti al pagamento delle spese processuali in favore della parte controricorrente da liquidarsi in Euro 3000 per compensi ed Euro 200 per esborsi oltre accessori di legge.

In caso di diffusione omettere le generalita’.

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