Cessazione della materia del contendere liquidazione spese di lite

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|18 novembre 2021| n. 35348.

Cessazione della materia del contendere liquidazione spese di lite.

La declaratoria di cessazione della materia del contendere o la valutazione di soccombenza virtuale per la liquidazione delle relative spese di lite non sono idonee ad acquistare autorità di giudicato sul merito delle questioni oggetto della controversia, né possono precluderne la riproposizione in diverso giudizio (Nel caso di specie, relativo ad un gravame interposto nel quadro di una procedura fallimentare, la Suprema Corte, accogliendo il ricorso, ha cassato con rinvio il decreto con cui il tribunale, adito in sede di reclamo, aveva respinto l’impugnazione avverso l’ordinanza con la quale il giudice delegato aveva disposto la vendita di un compendio immobiliare già di proprietà della fallita società ricorrente, evidenziando, nella circostanza, che un precedente decreto, emesso nel quadro di diverso procedimento, aveva rigettato il reclamo proposto sempre dalla ricorrente contro una precedente ordinanza di vendita e fondato sui medesimi motivi, dichiarando cessata la materia del contendere per carenza di interesse – essendo, nel frattempo, l’asta andata deserta – ma valutando nel merito la questione, ai fini della soccombenza virtuale necessaria per la condanna alle spese di lite, e, pertanto, ritenendo che anche nel merito il reclamo fosse da ritenere infondato). (Riferimenti giurisprudenziali: Cassazione, sezione civile V, sentenza 24 gennaio 2018, n. 1695; Cassazione, sezione civile III, sentenza 31 agosto 2015, n. 17312; Cassazione, sezione civile III, sentenza 24 febbraio 2015, n. 3598; Cassazione, sezione civile III, sentenza 6 maggio 2010, n. 10960; Cassazione, sezione civile L, sentenza 25 marzo 2010, n. 7185).

Ordinanza|18 novembre 2021| n. 35348. Cessazione della materia del contendere liquidazione spese di lite

Data udienza 22 settembre 2021

Integrale

Tag/parola chiave: Fallimento – Decreto reso in materia fallimentare – Motivazione – Erronei presupposti di diritto in relazione alla configurabilità astratta di un giudicato – Declaratoria di cessazione della materia del contendere o valutazione di soccombenza virtuale – Liquidazione delle spese di lite – Inidoneità di autorità di giudicato sul merito delle questioni oggetto della controversia

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ACIERNO Maria – Presidente

Dott. VANNUCCI Marco – Consigliere

Dott. VELLA Paola – Consigliere

Dott. FIDANZIA Andrea – Consigliere

Dott. AMATORE Roberto – rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

ORDINANZA
sul ricorso n. 8238/2015 r.g. proposto da:
(OMISSIS) s.r.l., in persona del legale rappresentante pro tempore, (OMISSIS), rappresentata e difesa, giusta procura speciale apposta a margine del ricorso, dagli Avvocati (OMISSIS), e (OMISSIS), con cui elettivamente domicilia in (OMISSIS), presso lo studio dell’Avvocato (OMISSIS).
– ricorrente –
contro
FALLIMENTO (OMISSIS) s.r.l., (cod. fisc. (OMISSIS)), in persona del legale rappresentante pro tempore Avv. (OMISSIS), rappresentato e difeso, giusta procura speciale apposta in calce al controricorso, dall’Avvocato (OMISSIS), presso il cui studio e’ elettivamente dornicillato in (OMISSIS).
– controricorrente –
avverso il provvedimento del Tribunale di Velletri, depositato in data 17.2.2015;
udita la relazione della causa svolta nella Camera di consiglio del 22/9/2021 dal Consigliere Dott. Roberto Amatore.

RILEVATO

Che:
1. Con reclamo L. Fall., ex articolo 26, l'(OMISSIS) s.r.l. impugnava l’ordinanza di vendita del G.d., pubblicata in data 26.5.2014, nella parte in cui aveva disposto la vendita del compendio immobiliare gia’ di proprieta’ della societa’, poi fallita, nell’ambito della procedura n. 2962/99, sul presupposto dell’erronea valutazione peritale del valore del compendio immobiliare e dell’omessa comunicazione dell’ordinanza di vendita al comitato dei creditori.
2. Il Tribunale di Velletri, con il decreto qui impugnato, rigettava il reclamo. Il Tribunale ha evidenziato che con precedente decreto datato 7.5.2014, emesso nel proc. n. 1465/2014, aveva rigettato il reclamo sempre proposto da (OMISSIS) s.r.l. contro una precedente ordinanza di vendita e fondato sui medesimi motivi, dichiarando cessata la materia del contendere per carenza di interesse (essendo nel frattempo l’asta andata deserta), ma valutando nel merito la questione, ai fini della soccombenza virtuale necessaria per la condanna alle spese di lite, e dunque ritenendo che anche nel merito il reclamo fosse infondato; ha inoltre osservato che gli effetti del giudicato sostanziale si estendevano, anche in caso di rigetto della domanda, a tutte le statuizioni inerenti l’esistenza e la validita’ del rapporto dedotto in giudizio che abbiano rilevanza ai fini della concreta decisione, valendo cio’ anche in caso di pronuncia di cessazione della materia del contendere che abbia provveduto sulle spese in base al criterio della soccombenza virtuale: ha dunque evidenziato che non vi era prova dell’impugnazione del precedente decreto, con conseguente acquiescenza implicita alla decisione stessa; ha, da ultimo, osservato che essendo il reclamo proposto in data 24.2.2014 da (OMISSIS) s.r.l. identico a quello oggi proposto ed essendosi gia’ espresso il Tribunale sulle medesime questioni, il reclamo proposto di nuovo dalla (OMISSIS) s.r.l. dovesse considerarsi inammissibile per il principio del ne bis in idem.
2.11 decreto, pubblicato il 17.2.2015, e’ stato impugnato da (OMISSIS) s.r.l. con ricorso straordinario per cassazione, affidato a due motivi, cui il fallimento della (OMISSIS) s.r.l. ha resistito con controricorso, con il quale ha proposto anche ricorso incidentale condizionato.
Entrambe le parti hanno depositato memoria.
CONSIDERATO
Che:
1. Con il primo motivo il ricorrente lamenta, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, violazione e falsa applicazione del principio del ne bis in idem di cui agli articoli 2909, 39 e 324 c.p.c..
2. Con il secondo mezzo si deduce violazione e falsa applicazione, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, L. Fall., articolo 26 e dell’articolo 159 c.p.c., sotto il profilo del mancato riconoscimento dell’autonomia dei sub procedimenti in cui si articola la liquidazione delle attivita’ fallimentari.
3. Ante omnia va esaminata l’ammissibilita’ del ricorso straordinario ex articolo 111 Cost., presentato dalla societa’ ricorrente.
3.1 Sul punto, occorre fornire continuita’ applicativa a quella tesi interpretativa secondo cui contro il provvedimento del tribunale che decide in sede di reclamo L. Fall., ex articolo 26, avverso un atto esecutivo della procedura concorsuale e’ ammissibile il ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell’articolo 111 Cost., per la stessa ragione per cui tale ricorso e’ ammesso nel processo esecutivo individuale contro la sentenza emessa in sede di opposizione ex articolo 617 c.p.c. e dichiarata espressamente non impugnabile dall’articolo 618 c.p.c., giacche’ entrambi i provvedimenti risolvono un incidente (di tipo cognitorio) in ordine alla ritualita’ di un atto della procedura esecutiva (cfr. Cass. Sez. 1, Sentenza n. 6386 del 17/05/2000; Cass. Sez. 1, Sentenza n. 3522 del 24/03/2000; Sez. 1, Sentenza n. 11441 del 12/10/1999).
E’ stato tuttavia precisato, sempre dalla giurisprudenza espressa da questa Corte, che – affinche’ il decreto del tribunale fallimentare reso in sede di reclamo avverso il provvedimento del giudice delegato di autorizzazione alla vendita abbia carattere decisorio e sia suscettibile di ricorso per Cassazione ex articolo 111 Cost. – occorre che esso provveda su contestazioni in ordine alla legittimita’ di provvedimenti del giudice delegato incidenti su diritti soggettivi di natura sostanziale, e non meramente processuale, connessi alla regolarita’ procedurale della liquidazione dell’attivo (Sez. 1, Sentenza n. 1258 del 30/01/2001; Sez. 1, Sentenza n. 8768 del 15/04/2011; cfr. da ultimo Cass. n. 21963/2020).
Cio’ posto, rileva il Collegio che, nel caso in esame, il provvedimento impugnato incide direttamente sulle sorti del bene messo in vendita e determina pertanto riflessi diretti sulla posizione sostanziale della fallita, cosi’ dovendosi ritenere che esso e’ suscettibile di ricorso in cassazione ex articolo 111 Cost..
Preliminarmente va anche disattesa la richiesta di riunione del presente ricorso con quello rubricato con n. Rg. 17521/2015 posto che i ricorsi riguardano provvedimenti diversi ed involgono la soluzione di questioni non del tutto sovrapponibili.
3.2 Occorre esaminare per primo, per ragioni di ordine pregiudiziale, il ricorso incidentale, essendo lo stesso, nei suoi articolati quattro motivi, incentrato sull’eccepita carenza di interesse della societa’ ricorrente ad impugnare l’ordinanza di vendita.
I motivi di doglianza cosi’ declinati sono invero infondati.
Giova, sul punto qui in discussione, il richiamo ai principi generali dettati dall’articolo 159 codice di rito e al consolidato orientamento giurisprudenziale espresso da questa Corte di legittimita’ (v. anche Cass. n. 27526/2014) per il quale “la regola contenuta nell’articolo 2929 c.c., secondo cui la nullita’ degli atti esecutivi che hanno preceduto la vendita e l’assegnazione non ha effetto riguardo all’acquirente o all’assegnatario, non e’ applicabile alle nullita’ che riguardino proprio la vendita o l’assegnazione, cioe’ quando si tratti di vizi che direttamente le concernano ovvero ad esse obbligatoriamente prodromici” (cfr. inoltre: Cass. 13824/2010; 21106/2005; 26078/2005; 26078/2005; 3970/2004).
3.3 Venendo ora ad esaminare il ricorso principale, occorre evidenziare che il primo motivo di censura e’ in realta’ fondato, motivo il cui accoglimento determina anche l’assorbimento della seconda doglianza.
3.3.1 La societa’ ricorrente censura, infatti, la decisione del tribunale laddove la stessa ha dichiarato inammissibile il reclamo sul presupposto che il ricorso riguardasse le medesime questioni sulle quali il tribunale si era precedentemente pronunciato con provvedimento del 7.5.2014, emesso sempre nell’ambito dello stesso procedimento, sia pure riferito ad altra e distinta ordinanza di vendita. Il tribunale ha ritenuto che, essendosi formato il giudicato sul precedente provvedimento, in assenza della prova dell’impugnazione di quest’ultimo con ricorso per cassazione, l’esame dell’ulteriore reclamo sulle medesime questioni dovesse ritenersi inammissibile per la formazione di un giudicato interno sulle questioni trattate definitivamente nel primo provvedimento impugnato.
3.3.2 Va subito osservato che il provvedimento del tribunale e’ motivato su erronei presupposti di diritto in relazione alla stessa configurabilita’ astratta, nel caso in esame, di un giudicato.
Sul punto qui da ultimo in discussione e’ necessario infatti ricordare che e’ consolidato, nella giurisprudenza di questa Corte, il principio secondo cui la declaratoria di cessazione della materia del contendere o la valutazione di soccombenza virtuale per la liquidazione delle relative spese di lite non sono idonee ad acquistare autorita’ di giudicato sul merito delle questioni oggetto della controversia, ne’ possono precluderne la riproposizione in diverso giudizio (Sez. 3, Sentenza n. 17312 del 31/08/2015; cfr. anche: n. 7185 del 2010, n. 10960 del 2010, n. 3598 del 2015). La pronuncia che dichiara la cessazione della materia del contendere ha invero carattere meramente processuale ed e’ dunque inidonea a costituire giudicato sostanziale sulla pretesa fatta valere (v. anche Cass., Sez. 5, Sentenza n. 1695 del 24/01/2018).
Ne deriva che alcun effetto preclusivo poteva derivare dalla precedente decisione con la quale, con riferimento ad altra e diversa ordinanza di vendita, era stata dichiarata la cessazione della materia del contendere ed esaminato il merito ai soli fini della regolamentazione delle spese di lite secondo il principio della cd. soccombenza virtuale.
Si impone pertanto la cassazione del provvedimento impugnato con rinvio al Tribunale di Velletri che, in diversa composizione, dovra’ esaminare il merito del reclamo L. Fall., ex articolo 26, proposto dalla societa’ oggi ricorrente.

P.Q.M.

accoglie il primo motivo del ricorso principale; dichiara assorbito il secondo motivo; rigetta il ricorso incidentale condizionato; cassa il provvedimento impugnato con rinvio al Tribunale di Velletri che, in diversa composizione, dovra’ decidere anche in ordine alle spese del presente giudizio di legittimita’.

 

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