Corte di Cassazione, sezione seconda civile, Ordinanza 3 gennaio 2020, n. 15.
La massima estrapolata:
Il trasferimento d’azienda comporta a norma dell’articolo 2558 del Cc (salvo patto contrario) la cessione ipso iure dei rapporti contrattuali a prestazioni corrispettive, che non abbiano carattere personale, ineriscano all’esercizio dell’azienda e non siano ancora esauriti. (Nella specie, ha osservato la Suprema corte, nel cassare la sentenza dei giudici di merito, da un lato, i lavori oggetto di controversia erano stati conclusi alla data del 21 gennaio 2010, mentre la cessione di azienda era avvenuta il successivo 11 marzo 2010, dall’altro, le parti avevano espressamente previsto la cessione di un ramo di azienda senza alcun passaggio di debiti o crediti).
Ordinanza 3 gennaio 2020, n. 15
Data udienza 8 aprile 2019
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SECONDA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. SAN GIORGIO Maria Rosaria – Presidente
Dott. BELLINI Ubaldo – Consigliere
Dott. FALASCHI Milena – rel. Consigliere
Dott. SCALISI Antonino – Consigliere
Dott. DONGIACOMO Giuseppe – Consigliere
ha pronunciato la seguente:
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 17091/2015 R.G. proposto da:
(OMISSIS) s.r.l., in persona dell’Amministratore Unico sig. (OMISSIS), rappresentata e difesa dall’Avv. (OMISSIS), con domicilio eletto in (OMISSIS);
– ricorrente –
contro
(OMISSIS) s.r.l., in persona del legale rappresentante pro tempore (OMISSIS);
– intimata –
avverso la sentenza resa dal Tribunale di Torino – in funzione di giudice di Appello – n. 8322/2014 depositata il 23 dicembre 2014;
Udita la relazione svolta nella camera di consiglio dell’8 aprile 2019 dal Consigliere Dott. Milena Falaschi.
OSSERVA IN FATTO E IN DIRITTO
Ritenuto che:
– il Giudice di Pace di Torino, sull’opposizione proposta da (OMISSIS) s.r.l. avverso il decreto n. 11997/2012, ingiunto dalla ricorrente (OMISSIS) s.r.l. per il pagamento della somma di Euro 3.200,00, a titolo di saldo del corrispettivo per l’esecuzione di lavori di realizzazione della copertura presso la “Scuola Materna e salone polivalente” in (OMISSIS) di cui alla fattura n. (OMISSIS), con sentenza n. 1086/2013, in accoglimento dell’eccezione di carenza di legittimazione attiva della (OMISSIS) s.r.l. in liquidazione, revocava il decreto ingiuntivo opposto e condannava l’opposta al rimborso delle spese processuali, alla luce della scrittura privata autenticata dell’11 marzo 2011, con la quale la (OMISSIS) s.r.l. aveva ceduto alla (OMISSIS) s.r.l. un ramo d’azienda, seppure “senza alcun passaggio di debiti o crediti”;
– in virtu’ di rituale appello interposto dalla (OMISSIS) s.r.l., il Tribunale di Torino (in funzione di giudice di appello) con sentenza n. 8322/2014, rigettava il gravame e condannava la parte appellante a rimborsare le spese processuali del giudizio;
– per la cassazione del provvedimento del Tribunale di Torino ricorre la (OMISSIS) s.r.l. sulla base di due motivi, illustrati anche da memoria.
Atteso che:
– con il primo motivo la societa’ ricorrente deduce la violazione e la falsa applicazione degli articoli 1173, 1184, 1185, 2558 e 2559 c.c. in relazione all’articolo 360 c.p.c., n. 3, per avere il giudice del gravame errato nel ritenere il credito per cui e’ causa, seppure sorto successivamente alla cessione d’azienda e non gia’ in precedenza rispetto a detto atto, regolato dalla disciplina relativa alla cessione d’azienda.
La censura e’ fondata.
E’ preliminare rilevare che l’applicazione della disciplina generale in tema di cessione d’azienda prevede la successione automatica del cessionario d’azienda in tutti i contratti stipulati dal cedente per l’esercizio della stessa, con la sola espressa eccezione di quelli aventi carattere personale, di quelli aventi ad oggetto prestazioni gia’ concluse o esaurite e di quelli rispetto ai quali le parti abbiano, con espressa pattuizione, escluso che si verifichi l’effetto successorio. Il tutto si produce di diritto, con riguardo in blocco a tutti i rapporti contrattuali inerenti l’azienda ceduta, come effetto naturale della fattispecie traslativa d’azienda.
A differenza della ipotesi generale della cessione del contratto ex articolo 1406 c.c., la cessione d’azienda prescinde del tutto dalla volonta’, espressa o tacita, delle parti stipulanti e neppure richiede, per il suo perfezionamento, il consenso del contraente ceduto. Il che evidentemente risponde all’intenzione del legislatore di realizzare, con tale meccanismo, l’interesse di carattere generale di favorire la circolazione di complessi aziendali completi ed efficienti. Interesse che rischierebbe di rimanere frustrato se si ritenesse necessaria, ai fini del prodursi del fenomeno successorio, un’accettazione espressa dei contratti e delle pattuizioni per la cui validita’ e’ richiesta la forma scritta (Cass. 28 marzo 2007 n. 7652).
L’articolo 2558 c.c., dunque, che disciplina tutti i casi di trasferimento di azienda, prevede, salvo patto contrario, una cessione automatica o “ipso iure” dei rapporti contrattuali a prestazioni corrispettive, che non abbiano carattere personale, che ineriscano all’esercizio dell’azienda e non siano ancora esauriti. (Cass. 8 giugno 1994 n. 5534).
Nella specie, non e’ controverso che si tratti di contratto a prestazioni corrispettive, l’unica circostanza dibattuta attiene alla questione dell’esaurimento o meno degli effetti del contratto de quo in epoca precedente alla cessione del ramo d’azienda ovvero la esistenza di un patto contrario alla vicenda successoria.
Al riguardo e’ determinante rilevare che i lavori di realizzazione della copertura presso la scuola materna erano stati conclusi alla data del 21 gennaio 2010, ed era intervenuta la cessione d’azienda solo nel successivo 11 marzo 2010. Essendo dunque posteriore la vicenda traslativa ed essendosi i lavori conclusi precedentemente alla stessa, il contratto deve ritenersi che abbia esaurito i suoi effetti alla data del 21 gennaio 2010.
Peraltro, l’articolo 2558 c.c. dispone con norma suppletiva, che nel caso di trasferimento dell’azienda, unitamente ai beni che la costituiscono, si trasferiscono i contratti a prestazioni corrispettive non ancora completamente eseguiti che non abbiano carattere personale e stipulati per l’esercizio di essa, oltre alla specifica ipotesi che non sia intervenuto un “patto contrario” (Cass. 7 dicembre 2005 n. 27011).
Nella vicenda controversa emerge che le parti, con la scrittura privata autenticata dal Notaio (OMISSIS) in (OMISSIS), in data 11 marzo 2010, avevano previsto che la (OMISSIS) s.r.l. cedeva alla (OMISSIS) s.r.l. un ramo d’azienda, “senza alcun passaggio di debiti o crediti”. Sussiste, dunque, anche l’ipotesi della regolazione con patto contrario alla successione universale nei debiti e crediti dell’azienda cedente, da parte della cessionaria.
Alla luce di siffatti principi, va dunque esclusa l’applicabilita’ al caso di specie dell’articolo 2558 c.c., erroneamente evocato dal giudice;
– con il secondo motivo la ricorrente lamenta la violazione e la falsa applicazione degli articoli 1362 c.c. e ss. in relazione all’articolo 360 c.p.c., n. 3 quale errata interpretazione, da parte del Tribunale, del contratto di subappalto.
La censura rimane assorbita dall’accoglimento del primo mezzo per pregiudizialita’ logica.
Conclusivamente, va accolto il primo di ricorso, assorbito il secondo. La sentenza impugnata va cassata, con rinvio al Tribunale di Torino, in persona di diverso magistrato, che procedera’ all’esame della controversia alla luce dei principi sopra illustrati.
Il giudice del rinvio provvedera’ anche in ordine alle spese del giudizio di legittimita’, a norma dell’articolo 385 c.p.c., u.p..
P.Q.M.
La Corte, accoglie il primo motivo di ricorso, assorbito il secondo;
cassa la sentenza impugnata e rinvia, anche in ordine alle spese del giudizio di legittimita’, al Tribunale di Torino in persona di diverso magistrato.
In caso di diffusione omettere le generalità e gli altri dati identificativi dei soggetti interessati nei termini indicati.
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