Va annullata la condanna per la diffusione dei dati personali dei soggetti diffamati perché il reato di diffamazione aggravata assorbe quello meno grave del trattamento illecito dei dati. Sentenza 26 settembre 2017, n. 44390 Data udienza 5 maggio 2017 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta...
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Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 10 febbraio 2016, n. 2687. Quando il foro previsto dall’art. 10 d.lgs. n. 150 del 2011, in materia di trattamento dei dati personali nei confronti del titolare del trattamento, venga invocato nell’ambito di un rapporto di consumo, come tale soggetto al foro speciale della residenza o del domicilio del consumatore ex art. 33, lettera u), d.lgs. n. 206 del 2005, quest’ultimo prevale, in quanto stabilisce una competenza esclusiva, alla luce delle esigenze di tutela, anche sul terreno processuale, che sono alla base dello statuto del consumatore, sicché la competenza del tribunale del luogo in cui ha la residenza il titolare del trattamento dei dati, sancita dall’art. 10, comma 2, d.lgs. n. 150 del 2011, cede di fronte a quella del foro del consumatore, la cui specialità continua a prevalere sulla specialità della disposizione testé menzionata, la quale ha invero carattere meramente ricognitivo della disciplina già racchiusa nell’art. 152 d.lgs. n. 196 del 2003
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI ORDINANZA 10 febbraio 2016, n. 2687 Ritenuto in fatto Il sig. C.M. propone istanza di regolamento di competenza ex art. 42 c.p.c., sulla base di unico motivo illustrato da memoria, avverso l’ordinanza Trib. Pistoia 20/11/2014 declinatoria della propria competenza territoriale, in favore di quella “dei tribunali nel cui territorio...
Corte di Cassazione, sezione I, ordinanza 28 ottobre 2015, n. 22003. In merito al risarcimento del danno conseguente al reato di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale, vanno rimessi gli atti al Primo Presidente per l’eventuale assegnazione della causa alle Sezioni Unite in relazione alla seguente questione: se, con riferimento all’interpretazione del combinato disposto degli artt. 114 c.p.p. e 684 c.p., la valutazione del giudice di merito debba ritenersi vincolata al semplice rilievo della minima riproduzione di un atto non divugabile ovvero possa essere orientata all’apprezzamento dei contenuti della riproduzione medesima
Suprema Corte di Cassazione sezione I ordinanza 28 ottobre 2015, n. 22003 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FORTE Fabrizio – Presidente Dott. CAMPANILE Pietro – rel. Consigliere Dott. BISOGNI Giacinto – Consigliere Dott. DE CHIARA Carlo – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 8 ottobre 2015, n. 40356. Nel reato di illecito trattamento di dati personali di cui al D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, art. 167, il “nocumento” per la persona offesa, che nella fattispecie previgente si configurava come circostanza aggravante, e che oggi costituisce elemento essenziale del reato o, condizione obiettiva di punibilità, rende la figura criminosa inquadrabile della categoria dei reati di danno e non (più) di mero pericolo. Il concetto di nocumento è ben più ampio di quello di danno, volendo esso abbracciare qualsiasi effetto pregiudizievole che possa conseguire alla arbitraria condotta invasiva altrui. Nel richiedere appunto il nocumento, la legge vuole escludere dalla sfera del penalmente rilevante quelle condotte, pure intrusive, che tuttavia siano rimaste del tutto irrilevanti nelle loro conseguenze
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 8 ottobre 2015, n. 40356 Ritenuto in fatto Con sentenza 18.3.2014 la Corte d’Appello di Reggio Calabria – per quanto ancora interessa in questa sede – ha confermato la colpevolezza di C.A. in ordine ai reati di trattamento illecito di dati personali (art. 167 D. Lvo n....