SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 16 febbraio 2015, n. 6759 Ritenuto in fatto Con sentenza del 15 febbraio 2013, la Corte d’appello di Bari riformava parzialmente, limitatamente al trattamento sanzionatorio, la sentenza del Tribunale della stessa città, in data 11 giugno 2012, con la quale C.A. era condannato, all’esito di rito abbreviato, alla...
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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 5 febbraio 2015, n. 5620. Poiché il nuovo codice di procedura penale ha realizzato, in attuazione della direttiva n. 105 della legge-delega, la sostanziale equiparazione della difesa di ufficio a quella di fiducia, nel senso che anch'essa si caratterizza per l'immutabilità del difensore fino all'eventuale dispensa dall'incarico o all'avvenuta nomina fiduciaria, il diritto di impugnazione riservato in via autonoma al difensore, ai sensi dell'art. 571, comma terzo, cod. proc. pen., compete al difensore di ufficio
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 5 febbraio 2015, n. 5620 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del Tribunale di Velletri del 2 aprile 2010, R.E. era condannata alla pena di euro 300,00, oltre al risarcimento dei danni cagionati alle pari civili, per i delitti di ingiuria e minaccia contestati al capo...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 26 gennaio 2015, n. 3557. Non sussiste l'esimente dell'esercizio del qualora l'espressione usata consista non già in un dissenso motivato espresso in termini misurati e necessari, bensì in un attacco personale lesivo della dignità morale ed intellettuale dell'avversario. Nel caso di specie, la Corte territoriale, con motivazione che non esibisce alcuna manifesta illogicità, ha sottolineato il carattere generico delle affermazioni contenute nel volantino, che attribuivano al C. di vivere in un clima di diffusa illegalità, peraltro, senza riuscire a controllare l'operato delle donne che lo circondavano e il malizioso riferimento ad una relazione extraconiugale del primo con la G., anch'ella genericamente accusata di azioni in danno delle cose (rectius: casse comunali), prescindendo persino dalla considerazione dell'assenza di poteri decisionali in capo al segretario comunale (quale la G. era).
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 26 gennaio 2015, n. 3557 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 5 dicembre 2013, la Corte d’appello di Genova, in parziale riforma della decisione di primo grado, ha eliminato la pena di € 200,00 di multa inflitta dal Tribunale di Genova ad A. P., e,...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 4 dicembre 2014, n. 50969. L’utilizzo di un linguaggio più disinvolto, più aggressivo, meno corretto di quello in uso in precedenza caratterizza oggigiorno anche il settore dei rapporti tra i cittadini, derivandone un mutamento della sensibilità e della coscienza sociale: siffatto modo di esprimersi e di rapportarsi all’altro, infatti, se è certamente censurabile sul piano del costume, è ormai accettato (se non sopportato) dalla maggioranza dei cittadini. L’indubbia carica offensiva dell’espressione “pazzo”, nel caso di specie, non determina automaticamente la lesione del bene protetto dalla fattispecie di cui all’art. 594, cod. pen., proprio perché la frase incriminata non si è tradotta in un oggettivo giudizio di disvalore sulle qualità personali della parte offesa, considerato il contesto di conflittualità nel quale è stata pronunciata e la forma interrogativa adoperata dall’imputato
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 4 dicembre 2014, n. 50969 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza impugnata, il Giudice di pace di Gioiosa Ionica condannava F.C. alla pena di € 258 di multa, per il reato di cui all’articolo 594 cod. pen., per aver pronunciato l’espressione “sei pazzo” alla presenza di D’A.S.,...