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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 13 febbraio 2015, n. 6408. Il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione o dissipazione è configurabile solo quando il pregiudizio per i creditori esista al momento della dichiarazione di fallimento e non all'atto del compimento dell'attività antidoverosa

  Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 13 febbraio 2015, n. 6408 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FERRUA Giuliana – Presidente Dott. GUARDIANO Alfredo – rel. Consigliere Dott. PISTORELLI Luca – Consigliere Dott. POSITANO Gabriele – Consigliere Dott. CAPUTO...

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Corte di Cassazione, sezione V, 15 gennaio 2015, n. 1781. L'espressione "condizione analoga alla schiavitù", contenuta nella formulazione dell'art. 600 c.p., prima delle modifiche apportate a tale disposizione normativa dall'art. 1, l. 11 agosto 2003, n. 228, integra un elemento normativo della fattispecie del reato di riduzione in schiavitù, che non indica una situazione disciplinata in tassative previsioni legislative (diversamente la statuizione sarebbe "inutiliter data") ma quella di fatto, parificabile al parametro legale di schiavitù, indicata nella convenzione di Ginevra del 25 settembre 1926, resa esecutiva in Italia con r.d. 26 aprile 1928, n. 1723, come lo "stato o condizione di un individuo sul quale si esercitano gli attributi del diritto di proprietà o di uno di essi"; situazione che la mutevole realtà può presentare con connotati volta a volta diversi ma fondamentalmente identici nell'ambito dei rapporti interpersonali, nei quali un individuo ha un potere pieno e incontrollato su un altro, assoggettato appunto al suo dominio

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 15 gennaio 2015, n. 1781 Fatto e diritto Con sentenza pronunciata il 17.4.2013, la corte di appello di L’Aquila, in parziale riforma della sentenza con cui il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Pescara, in data 21.6.2011, aveva condannato P.R. e P.X. alle pene ritenute...

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Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 8 gennaio 2015, n. 485. Il reato di cui all'articolo 612 bis c.p. prevede eventi alternativi, la realizzazione di ciascuno dei quali e' idoneo a integrarlo, essendo quindi configurabile quando il comportamento minaccioso o molesto, posto in essere con condotte reiterate, abbia cagionato nella vittima o un grave e perdurante stato di turbamento emotivo ovvero abbia ingenerato un fondato timore per l'incolumita' propria o di un prossimo congiunto o di persona alla medesima legata da relazione affettiva ovvero ancora abbia costretto la vittima ad alterare le proprie abitudini di vita; bastando, comunque, a integrare la reiterazione quale elemento costitutivo del reato anche due sole condotte di minaccia o di molestia. Ai fini della configurabilita' del delitto di atti persecutori, pertanto, e' sufficiente anche il verificarsi di uno solo degli eventi previsti nell'articolo 612 bis c.p., per cui, anche in presenza di un certificato medico volto a comprovarne la sussistenza, come nel caso in esame, non si ritiene necessario che tali eventi sfocino in una patologia conclamata, che puo' assumere rilevanza solo nell'ipotesi di concorso formale con il delitto di lesioni ex articolo 582 c.p.

  Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 8 gennaio 2015, n. 485 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. OLDI Paolo – Presidente Dott. BRUNO Paolo A. – Consigliere Dott. ZAZA Carlo – Consigliere Dott. GUARDIANO Alfredo – rel. Consigliere...