Il requisito dell’apparenza della servitù ai fini dell’usucapione
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Il requisito dell’apparenza della servitù ai fini dell’usucapione

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|9 aprile 2024| n. 9450.

Il requisito dell'apparenza della servitù, necessario ai fini del relativo acquisto per usucapione o per destinazione del padre di famiglia, si configura come presenza di segni visibili di opere permanenti obiettivamente destinate al suo esercizio e rivelanti, in modo non equivoco, l'esistenza del peso gravante sul fondo servente, così da rendere manifesto che non si tratta di attività compiuta in via precaria, bensì di preciso onere a carattere stabile. Ne consegue che, per l'acquisto in base a dette modalità di una servitù di passaggio, non basta l'esistenza di una strada o di un percorso all'uopo idonei, essendo viceversa essenziale che essi mostrino di essere stati realizzati al preciso scopo di dare accesso al fondo preteso dominante attraverso quello preteso servente ed occorrendo, pertanto, un quid pluris che dimostri la loro specifica destinazione all'esercizio della servitù.

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L’eccezione riconvenzionale di usucapione e la formulazione in appello

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|9 aprile 2024| n. 9452.

Il principio secondo cui non può essere scrutinata in appello l'eccezione riconvenzionale di usucapione che non sia stata riproposta nelle forme, rispettivamente, dell'appello incidentale - ove essa sia stata rigettata in prime cure - ovvero dell'articolo 346 del Cpc -ove invece essa non sia stata esaminata in primo grado - si applica anche all'eccezione di tardività dell'eccezione riconvenzionale di usucapione, posto che la stessa non costituisce mera difesa, bensì eccezione da sollevare, o riproporre, ad istanza di parte e non rilevabile ex officio.

Gli effetti della ricognizione di debito avente data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento
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Gli effetti della ricognizione di debito avente data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|8 aprile 2024| n. 9242.

Gli effetti della ricognizione di debito avente data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento del suo autore valgono anche nei confronti del curatore fallimentare, in quanto deve presumersi l'esistenza del rapporto fondamentale, salva la prova - il cui onere grava sull'organo della procedura - della sua inesistenza o invalidità.

La decisione che pronunci l’inammissibilità dell’appello per ragioni processuali
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La decisione che pronunci l’inammissibilità dell’appello per ragioni processuali

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|8 aprile 2024| n. 9343.

La decisione che pronunci l'inammissibilità dell'appello per ragioni processuali, ancorché adottata con ordinanza richiamante l'articolo 348 ter del Cpc ed eventualmente nel rispetto della relativa procedura, è impugnabile con ricorso ordinario per cassazione, trattandosi, nella sostanza, di una sentenza di carattere processuale, che, come tale, non contiene alcun giudizio prognostico negativo circa la fondatezza nel merito del gravame, differendo, così, dalle ipotesi in cui tale giudizio prognostico venga espresso, anche se, eventualmente, fuori dei casi normativamente previsti.

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Non costituisce domanda nuova in appello la qualificazione giuridica del contratto diversa da quella effettuata dalla parte in primo grado ove basata sui medesimi fatti

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|8 aprile 2024| n. 9397.

Non costituisce domanda nuova, ai sensi dell'articolo 345 del Cpc, la prospettazione, in appello, di una qualificazione giuridica del contratto oggetto del giudizio diversa da quella effettuata dalla parte in primo grado, ove basata sui medesimi fatti.

Clausola risolutiva espressa e la comunicazione di avvalersi della clausola stessa
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Clausola risolutiva espressa e la comunicazione di avvalersi della clausola stessa

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|8 aprile 2024| n. 9369.

La risoluzione di diritto di un contratto, prevista dai contraenti con apposita pattuizione quale conseguenza dell'inadempimento - di qualsiasi entità - di una determinata obbligazione non si verifica automaticamente, ma solo nel momento in cui il contraente, nel cui interesse la clausola sia stata pattuita, comunichi all'altro contraente inadempiente che intende avvalersi della clausola stessa, tanto è vero che, quando il diritto potestativo di risolvere il contratto in forza di tale clausola risulti proposto con domanda giudiziale - non essendo, invero, necessario che sia fatto dalla parte fuori del giudizio e prima di questo, la risoluzione retroagisce al momento della domanda e non ad un momento anteriore.

Lo sfratto la sua convalida e l’efficacia di giudicato sostanziale
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Lo sfratto la sua convalida e l’efficacia di giudicato sostanziale

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|8 aprile 2024| n. 9307.

L'ordinanza di convalida di licenza o di sfratto per finita locazione, preclusa l'opposizione tardiva, acquista efficacia di cosa giudicata sostanziale non solo sull'esistenza della locazione, sulla qualità di locatore dell'intimante e di conduttore dell'intimato, e, quindi, anche sulla loro legittimazione sostanziale

Atto di appello e la chiara individuazione delle questioni e dei punti contestati della sentenza
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Atto di appello e la chiara individuazione delle questioni e dei punti contestati della sentenza

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|8 aprile 2024| n. 9378.

L'articolo 342 del Cpc, come pure il successivo articolo 434 dello stesso codice di rito, vanno interpretati nel senso che l'impugnazione deve contenere, a pena di inammissibilità, una chiara individuazione delle questioni e dei punti contestati della sentenza impugnata e, con essi, delle relative doglianze, affiancando alla parte volitiva una parte argomentativa che confuti e contrasti le ragioni addotte dal primo giudice, fermo restando, però, come a tal fine non occorra l'utilizzo di particolari forme sacramentali o la redazione di un progetto alternativo di decisione da contrapporre a quella di primo grado, tenuto conto della permanente natura di revisio prioris instantiae del giudizio di appello, il quale mantiene la sua diversità rispetto alle impugnazioni a critica vincolata. Invero, il richiamo, contenuto nei citati articoli 342 e 434, alla motivazione dell'atto di appello non implica che il legislatore abbia inteso porre a carico delle parti un onere paragonabile a quello del giudice nella stesura della motivazione di un provvedimento decisorio, giacché quanto viene richiesto - in nome del criterio della razionalizzazione del processo civile, che è in funzione del rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata - è che la parte appellante ponga il giudice superiore in condizione di comprendere con chiarezza qual è il contenuto della censura proposta, dimostrando di aver compreso le ragioni del primo giudice e indicando il perché queste siano censurabili.

Il ricorso per cassazione il vizio di violazione di legge
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Il ricorso per cassazione il vizio di violazione di legge

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|8 aprile 2024| n. 9272.

In tema di ricorso per cassazione il vizio di violazione di legge consiste nella deduzione di un'erronea ricognizione, da parte del provvedimento impugnato, della fattispecie astratta recata da una norma di legge e implica necessariamente un problema interpretativo della stessa. Diversamente, l'allegazione di un'erronea ricognizione della fattispecie concreta a mezzo delle risultanze di causa è, invece, esterna all'esatta interpretazione della norma e inerisce alla tipica valutazione del giudice di merito, sottratta al sindacato di legittimità. Più precisamente, le espressioni violazione o falsa applicazione di legge, di cui all'articolo 360, comma 1, n. 3 del Cpc, descrivono i due momenti in cui si articola il giudizio di diritto: a) quello concernente la ricerca e l'interpretazione della norma ritenuta regolatrice del caso concreto; b) quello afferente all'applicazione della norma stessa, una volta correttamente individuata ed interpretata. Il vizio di violazione di legge investe immediatamente la regola di diritto, risolvendosi nella negazione o affermazione erronea della esistenza o inesistenza di una norma, ovvero nell'attribuzione ad essa di un contenuto che non possiede, avuto riguardo alla fattispecie in essa delineata; il vizio di falsa applicazione di legge consiste, o nell'assumere la fattispecie concreta giudicata sotto una norma che non le si addice, perché la fattispecie astratta da essa prevista - pur rettamente individuata e interpretata - non è idonea a regolarla, o nel trarre dalla norma, in relazione alla fattispecie concreta, conseguenze giuridiche che contraddicano la pur corretta sua interpretazione. Non rientra nell'ambito applicativo dell'articolo 360, comma 1, n. 3, l'allegazione di un'erronea ricognizione della fattispecie concreta a mezzo delle risultanze di causa che è, invece, esterna all'esatta interpretazione della norma e inerisce alla tipica valutazione del giudice di merito, sottratta perciò al sindacato di legittimità.

Ricorso per correzione di errore materiale di una sentenza della Cassazione per omessa pronuncia sulla distrazione delle spese
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Ricorso per correzione di errore materiale di una sentenza della Cassazione per omessa pronuncia sulla distrazione delle spese

Corte di Cassazione, civile, Ordinanza|8 aprile 2024| n. 9310.

Il ricorso per correzione di errore materiale di una sentenza della Suprema Corte per omessa pronuncia sulla distrazione delle spese non deve essere notificato anche alla parte difesa dall'avvocato antistatario, atteso che il difensore agisce, ex articolo 287 e seguenti del Cpc, in forza della procura rilasciatagli nel giudizio concluso con la pronuncia da correggere, non potendosi distinguere una proposizione in proprio dell'istanza di distrazione avanzata dal difensore (tale da imporre la notificazione della richiesta di correzione anche alla parte rappresentata) da una proposizione della domanda in rappresentanza di parte e in base all'originaria procura.