Consiglio di Stato sezione VI sentenza 1 dicembre 2014, n. 5934 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE SESTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 6141 del 2013, proposto da: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI, nella persona del...
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Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 4 novembre 2014, n. 5419. In mancanza di una definizione normativa, per mobbing si intende normalmente una condotta del datore di lavoro o del superiore gerarchico, complessa, continuata e protratta nel tempo, tenuta nei confronti di un lavoratore nell'ambiente di lavoro, che si manifesta con comportamenti intenzionalmente ostili, reiterati e sistematici, esorbitanti od incongrui rispetto all'ordinaria gestione del rapporto, espressivi di un disegno in realtà finalizzato alla persecuzione o alla vessazione del lavoratore, tale che ne consegua un effetto lesivo. A tal fine, la condotta di mobbing del datore di lavoro va esposta nei suoi elementi essenziali dal lavoratore, che non può limitarsi davanti al giudice a dolersi in maniera generica di esser vittima di un illecito, ovvero ad allegare l'esistenza di specifici atti illegittimi, dovendo quanto meno evidenziare qualche concreto elemento in base al quale il Giudice Amministrativo possa verificare la sussistenza nei suoi confronti di un più complessivo disegno preordinato alla vessazione o alla prevaricazione. Non si ravvisano gli estremi del mobbing nell'accadimento di episodi che evidenziano screzi o conflitti interpersonali nell'ambiente di lavoro e che per loro stessa natura non sono caratterizzati da volontà persecutoria essendo in particolare collegati a fenomeni di rivalità, ambizione o antipatie reciproche. In particolare nel lavoro "pubblico", per configurarsi una condotta di mobbing, è necessario un disegno persecutorio tale da rendere tutti gli atti dell'amministrazione, compiuti in esecuzione di tale sovrastante disegno, non funzionali all'interesse generale a cui sono normalmente diretti
Consiglio di Stato sezione VI sentenza 4 novembre 2014, n. 5419 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE SESTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 6246 del 2012, proposto da: CO.EM., rappresentata e difesa dagli avv. Fr.Va. ed altri, con domicilio eletto...
Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 1 dicembre 2014, n. 5927. In merito al ricorso esperito ai fini dell'annullamento del parere contrario alla condonabilità delle opere edilizie, espresso ai sensi dell'art. 32 della legge del 28 febbraio 1985, n. 47, per effetto del vincolo sopravvenuto, all'edificazione, si rileva che tale la circostanza non può condurre a considerare del tutto inesistente un vincolo di inedificabilità totale, ricadendo nella previsione di carattere generale contenuta nel primo comma dell'art. 32 della legge n. 47 del 1985, secondo cui il rilascio del titolo abilitativo edilizio in sanatoria per opere eseguite su immobili sottoposti a vincolo è subordinato al parere favorevole delle amministrazioni preposte alla tutela del vincolo stesso, da acquisire a prescindere dal requisito della anteriorità dell'opera rispetto al vincolo. In attuazione del principio tempus regit actum, invero, l'obbligo di pronuncia da parte dell'autorità preposta alla tutela del vincolo sussiste in relazione alla esistenza del vincolo al momento in cui deve essere valutata la domanda di sanatoria, a prescindere dall'epoca d'introduzione del vincolo. E appare altresì evidente che tale valutazione corrisponde alla esigenza di vagliare l'attuale compatibilità, con il vincolo, dei manufatti realizzati abusivamente
Consiglio di Stato sezione VI sentenza 1 dicembre 2014, n. 5927 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE SESTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 6314 del 2013, proposto da: ENTE PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E DEL VALLO DI DIANO, nella persona...
Consiglio di Stato, sezione V, sentenza 1 dicembre 2014, n. 5928. L'appello proposto dalla stazione appaltante nei confronti della sentenza che ha annullato gli atti di una procedura di gara d'appalto non deve essere notificato all'impresa che si era aggiudicata la gara, controinteressata nel giudizio di primo grado
Consiglio di Stato sezione V sentenza 1 dicembre 2014, n. 5928 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE QUINTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 7336 del 2014, proposto dall’ISTAT – ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA, rappresentato e difeso per legge dall’Avvocatura Generale...
Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 27 novembre 2014, n. 5887. Deve ammettersi, seppure in via restrittiva, la sussistenza di un provvedimento implicito, quando l'Amministrazione pur non adottando formalmente un provvedimento, ne determina univocamente i contenuti sostanziali, o attraverso un comportamento conseguente, ovvero determinandosi in una direzione, anche con riferimento a fasi istruttorie coerentemente svolte, a cui non può essere ricondotto altro volere che quello equivalente al contenuto del provvedimento formale corrispondente
Consiglio di Stato sezione VI sentenza 27 novembre 2014, n. 5887 DEMOLIZIONE OPERE EDILIZIE REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE SESTA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 1082 del 2014, proposto dai CONDOMINII “GL.” “ED.” “LE.GI.”, in persona dei legali...
Consiglio di Stato, sezione IV, ordinanza 7 novembre 2014, n. 5506. Ai sensi dell’art. 99 commi 1 e 3 del c.p.a. è deferita al giudizio dell’Adunanza Plenaria la questione se anche i decreti decisorii di ricorsi straordinari resi allorché il parere obbligatorio del Consiglio di Stato in sede consultiva non era ex lege vincolante (ed ancorché in concreto esso non sia stato disatteso dall’Autorità decidente) siano eseguibili con il rimedio dell’ottemperanza ed integrino “giudicato” sin dal momento della loro emissione ovvero se tale qualità sia da riconoscere esclusivamente ai decreti decisorii di ricorsi straordinari che (a prescindere dall’epoca di proposizione dei ricorsi medesimi) siano stati resi allorché il parere obbligatorio del Consiglio di Stato in sede consultiva era stato licenziato in epoca successiva alla entrata in vigore della legge n. 69/2009, (e quindi rivestiva portata vincolante)
CONSIGLIO DI STATO SEZIONE IV ORDINANZA 7 novembre 2014, n. 5506 ORDINANZA DI RIMESSIONE ALL’ADUNANZA PLENARIA sul ricorso numero di registro generale 7594 del 2010, proposto da: Giuseppe Severini, Luigi Maruotti, Carmine Volpe, Giampiero Paolo Cirillo, Luigi Carbone, Luciano Barra Caracciolo, Alessandro Botto, Rosanna De Nictolis, Marco Lipari, rappresentati e difesi dall’avv. Massimo Congedo, con...
Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 25 novembre 2014, n. 5824. La condanna per il reato di uccellagione (art. 30, lett. e), L. n. 157 del 1992) comporta l'irrogazione automatica della revoca della licenza di porto di fucile per uso di caccia ed il divieto di rilascio per un periodo di dieci anni. La indicata disposizione normativa ha, infatti, il fine di evitare che la licenza del porto di fucile per uso di caccia sia rilasciata o mantenuta in favore di soggetti i quali, per effetto di una condanna intervenuta in sede penale per il delitto di uccellagione, non diano garanzia di affidabilità nell'uso specifico dell'arma. Né, a tal fine, è richiesta all'Amministrazione alcuna autonoma valutazione rispetto alla pronuncia di condanna che deve comportare l'automatica applicazione anche della sanzione accessoria
Consiglio di Stato sezione III sentenza 25 novembre 2014, n. 5824 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE TERZA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 10197 del 2010, proposto dal: Ministero dell’Interno, in persona del Ministro p.t., e dalla Questura di Brindisi,...
Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 25 novembre 2014, n. 5837. L'art.338 R.D. 27 luglio 1934, n.1265. vieta l'edificazione, nella fascia di duecento metri dal muro di cinta dei cimiteri, di manufatti che possono essere qualificati come costruzioni edilizie. Sennonchè, un impianto di telefonia mobile non può in alcun modo essere classificato come un manufatto edilizio (trattandosi nella specie di un'antenna staffata sul muro del cimitero e non di una costruzione edificata sul terreno ricadente nella fascia di rispetto)
Consiglio di Stato sezione III sentenza 25 novembre 2014, n. 5837 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE TERZA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 4386 del 2014, proposto da: Wi. S.p.A., rappresentato e difeso dall’avv. Gi.Sa., con domicilio eletto presso Gi.Sa....
Consiglio di Stato, sezione IV, sentenza 11 novembre 2014, n. 5513. Con l’impugnativa di un provvedimento negativamente reso l’interessato introduce una specifica azione avente ad oggetto una precipua richiesta di tutela giurisdizionale, quella coincidente con la rimozione dal mondo giuridico dell’atto impugnato, sfavorevolmente assunto nei suoi confronti. Caratteristica di detta azione è che essa lascia comunque impregiudicato il successivo agere della P.A., con il riconoscimento di un potere-dovere per l’Amministrazione di emanare una “nuova” determinazione, sia pure in conformità ai principi, alle regole a e alle disposizioni contenute nel dictum giurisdizionale prima intervenuto.
CONSIGLIO DI STATO SEZIONE IV SENTENZA 11 novembre 2014, n. 5513 SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 8461 del 2013, proposto da: Consiglio Superiore della Magistratura, Ministero della Giustizia, Procura Generale della Repubblica Presso la Corte d’Appello di Firenze, rappresentati e difesi per legge dall’Avvocatura Generale dello Stato, domiciliata in Roma, via dei Portoghesi,...
Consiglio di Stato, sezione III, sentenza 25 novembre 2014, n. 5836. L'interdittiva antimafia, in quanto espressione della logica di anticipazione della soglia di difesa sociale, non postula l'accertamento in sede penale di uno o più reati che attestino il collegamento o la contiguità dell'impresa con associazioni di tipo mafioso. La misura, pertanto, può essere legittimata anche dal rilievo di elementi sintomatici che dimostrino il concreto pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata nell'attività imprenditoriale, i quali indizi, tuttavia, devono essere almeno accertati in esito ad una coerente e compiuta istruttoria
Consiglio di Stato sezione III sentenza 25 novembre 2014, n. 5836 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL CONSIGLIO DI STATO IN SEDE GIURISDIZIONALE SEZIONE TERZA ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 4367 del 2014, proposto da: Ministero dell’Interno, U.T.G. – Prefettura di Napoli, rappresentati e difesi per legge...