Il testo integrale[1]
Corte di Cassazione , sezione V, sentenza 22 dicembre n. 48072
La Corte di Cassazione condanna il comportamento di una signora che si era sentita autorizzata a insultare pesantemente un’altra condomina “colpevole” di aver suonato a lungo, per ben due volte, il campanello della sua abitazione per chiederle di far cessare i rumori che tenevano sveglio il figlio di otto mesi. Una richiesta legittima, a cui la “signora” aveva risposto con un “vaffa” seguito “da non mi rompere i c…, non mi rompere il c…”.
In particolare tali epiteti non possono essere considerati soltanto indice di cattiva educazione o un semplice sfogo dovuto a una pretesa invadenza dell’offeso ma sono il segnale anche del disprezzo che si nutre nei confronti dell’interlocutore.
Sorrento 27 dicembre 2011.
Avv. Renato D’Isa
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