Suprema Corte di Cassazione
sezione III
Sentenza 3 gennaio 2014, n. 38
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TERZA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. AMATUCCI Alfonso – Presidente
Dott. AMBROSIO Annamaria – Consigliere
Dott. TRAVAGLINO Giacomo – Consigliere
Dott. DE STEFANO Franco – Consigliere
Dott. VINCENTI Enzo – rel. Consigliere
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
sul ricorso 5089-2008 proposto da:
(OMISSIS) S.P.A., nella persona del suo legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliata in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), che la rappresenta e difende unitamente all’avvocato (OMISSIS) giusta delega in atti;
– ricorrente –
contro
(OMISSIS), (OMISSIS);
– intimati –
avverso la sentenza n. 358/2007 della CORTE D’APPELLO di GENOVA, depositata il 26/03/2007, R.G.N. 686/2004;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 15/11/2013 dal Consigliere Dott. ENZO VINCENTI;
udito l’Avvocato (OMISSIS);
udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. VELARDI Maurizio, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TERZA CIVILE
Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:
Dott. AMATUCCI Alfonso – Presidente
Dott. AMBROSIO Annamaria – Consigliere
Dott. TRAVAGLINO Giacomo – Consigliere
Dott. DE STEFANO Franco – Consigliere
Dott. VINCENTI Enzo – rel. Consigliere
ha pronunciato la seguente:
SENTENZA
sul ricorso 5089-2008 proposto da:
(OMISSIS) S.P.A., nella persona del suo legale rappresentante pro tempore, elettivamente domiciliata in (OMISSIS), presso lo studio dell’avvocato (OMISSIS), che la rappresenta e difende unitamente all’avvocato (OMISSIS) giusta delega in atti;
– ricorrente –
contro
(OMISSIS), (OMISSIS);
– intimati –
avverso la sentenza n. 358/2007 della CORTE D’APPELLO di GENOVA, depositata il 26/03/2007, R.G.N. 686/2004;
udita la relazione della causa svolta nella pubblica udienza del 15/11/2013 dal Consigliere Dott. ENZO VINCENTI;
udito l’Avvocato (OMISSIS);
udito il P.M., in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. VELARDI Maurizio, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. – (OMISSIS) conveniva in giudizio, dinanzi al Tribunale di Genova, (OMISSIS) e l’ (OMISSIS) S.p.A. per sentirli condannare, in solido tra loro, al risarcimento dei danni patiti a seguito del sinistro stradale verificatosi il (OMISSIS), allorquando l’autovettura condotta dal (OMISSIS) veniva a collisione con il ciclomotore condotto da essa attrice a causa di una imprudente manovra di sorpasso in curva effettuata dallo stesso (OMISSIS).
L’adito Tribunale dichiarava la responsabilita’ dello stesso (OMISSIS) nella verificazione del sinistro nella misura percentuale di un terzo (ascrivendo i restanti due terzi a colpa della (OMISSIS)) e condannando di conseguenza i convenuti al risarcimento del danno.
2. – Sull’impugnazione principale proposta da (OMISSIS) e su quella incidentale proposta sia dal (OMISSIS), che dalla (OMISSIS) S.p.A., la Corte di appello di Genova, con sentenza resa pubblica il 26 marzo 2007, riformava parzialmente la decisione di primo grado e – per quanto specificamente interessa in questa sede ascriveva la responsabilita’ del sinistro a (OMISSIS) nella misura percentuale di due terzi e lo condannava, in solido con la (OMISSIS) S.p.A., al pagamento della somma risarcitoria di euro 41.188,06, oltre rivalutazione ed interessi legali, in favore della (OMISSIS).
2.1. – La Corte territoriale, nel rivalutare le risultanze probatorie acquisite in primo grado (testimonianze, interpello del (OMISSIS), verbale della polizia municipale intervenuta in loco), evidenziava, anzitutto, che i protagonisti del sinistro, tra loro amici, erano diretti presso la medesima destinazione e cioe’ l’abitazione della trasportata dal ciclomotore della (OMISSIS), in via (OMISSIS). Essi, pertanto, erano a conoscenza del teatro del sinistro, nel senso che, percorrendo la via (OMISSIS), sapevano entrambi di dover, ad un certo punto, svoltare a destra per imboccare la via (OMISSIS). Giunti, pertanto, ad una distanza tra i 50/100 metri da detta svolta a destra, il (OMISSIS), alla guida dell’autovettura, sorpassava il ciclomotore, il quale, pero’, continuava la sua corsa per via (OMISSIS) “colpendo l’auto, che con la sua parte anteriore era ormai nella via (OMISSIS), nella parte posteriore destra”.
Tale – osservava ancora la Corte di appello – era la dinamica del sinistro, da reputarsi “pacifica”, in base alla quale doveva essere sottolineata “l’estrema imprudenza” del (OMISSIS) “nel superare il ciclomotore poco prima di dover effettuare svolta a destra”; dunque, una manovra “che imponeva al veicolo seguente un rallentamento ove doverosamente segnalata” e che, invece, era stata effettuata senza verificare, “come era suo preciso dovere, il comportamento del conducente del ciclomotore nella prosecuzione dell’azione”.
Soggiungeva, pertanto, il giudice del gravame che la condotta del (OMISSIS) era in violazione dell’articolo 148 C.d.S., comma 3 e articolo 154 C.d.S., comma 1, lettera a) e comma 3, lettera a), oltre che imprudente, e concorreva con quella della (OMISSIS) (anch’essa colposamente determinativa del sinistro per aver continuato a procedere diritta, senza svoltare a destra) in misura prevalente, e nella percentuale dei due terzi, giacche’ connotata da un maggior grado di colpa, posto che il conducente dell’autovettura, “cagiono’, con l’improvvido sorpasso, la situazione di pericolo, e non controllo’, dopo aver determinato la situazione, il comportamento della (OMISSIS) nella prosecuzione del percorso”.
3. – Per la cassazione di tale sentenza ricorre la (OMISSIS) S.p.A. sulla base di tre motivi.
Non hanno svolto attivita’ difensiva gli intimati (OMISSIS) e (OMISSIS).
L’adito Tribunale dichiarava la responsabilita’ dello stesso (OMISSIS) nella verificazione del sinistro nella misura percentuale di un terzo (ascrivendo i restanti due terzi a colpa della (OMISSIS)) e condannando di conseguenza i convenuti al risarcimento del danno.
2. – Sull’impugnazione principale proposta da (OMISSIS) e su quella incidentale proposta sia dal (OMISSIS), che dalla (OMISSIS) S.p.A., la Corte di appello di Genova, con sentenza resa pubblica il 26 marzo 2007, riformava parzialmente la decisione di primo grado e – per quanto specificamente interessa in questa sede ascriveva la responsabilita’ del sinistro a (OMISSIS) nella misura percentuale di due terzi e lo condannava, in solido con la (OMISSIS) S.p.A., al pagamento della somma risarcitoria di euro 41.188,06, oltre rivalutazione ed interessi legali, in favore della (OMISSIS).
2.1. – La Corte territoriale, nel rivalutare le risultanze probatorie acquisite in primo grado (testimonianze, interpello del (OMISSIS), verbale della polizia municipale intervenuta in loco), evidenziava, anzitutto, che i protagonisti del sinistro, tra loro amici, erano diretti presso la medesima destinazione e cioe’ l’abitazione della trasportata dal ciclomotore della (OMISSIS), in via (OMISSIS). Essi, pertanto, erano a conoscenza del teatro del sinistro, nel senso che, percorrendo la via (OMISSIS), sapevano entrambi di dover, ad un certo punto, svoltare a destra per imboccare la via (OMISSIS). Giunti, pertanto, ad una distanza tra i 50/100 metri da detta svolta a destra, il (OMISSIS), alla guida dell’autovettura, sorpassava il ciclomotore, il quale, pero’, continuava la sua corsa per via (OMISSIS) “colpendo l’auto, che con la sua parte anteriore era ormai nella via (OMISSIS), nella parte posteriore destra”.
Tale – osservava ancora la Corte di appello – era la dinamica del sinistro, da reputarsi “pacifica”, in base alla quale doveva essere sottolineata “l’estrema imprudenza” del (OMISSIS) “nel superare il ciclomotore poco prima di dover effettuare svolta a destra”; dunque, una manovra “che imponeva al veicolo seguente un rallentamento ove doverosamente segnalata” e che, invece, era stata effettuata senza verificare, “come era suo preciso dovere, il comportamento del conducente del ciclomotore nella prosecuzione dell’azione”.
Soggiungeva, pertanto, il giudice del gravame che la condotta del (OMISSIS) era in violazione dell’articolo 148 C.d.S., comma 3 e articolo 154 C.d.S., comma 1, lettera a) e comma 3, lettera a), oltre che imprudente, e concorreva con quella della (OMISSIS) (anch’essa colposamente determinativa del sinistro per aver continuato a procedere diritta, senza svoltare a destra) in misura prevalente, e nella percentuale dei due terzi, giacche’ connotata da un maggior grado di colpa, posto che il conducente dell’autovettura, “cagiono’, con l’improvvido sorpasso, la situazione di pericolo, e non controllo’, dopo aver determinato la situazione, il comportamento della (OMISSIS) nella prosecuzione del percorso”.
3. – Per la cassazione di tale sentenza ricorre la (OMISSIS) S.p.A. sulla base di tre motivi.
Non hanno svolto attivita’ difensiva gli intimati (OMISSIS) e (OMISSIS).
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. – Con il primo mezzo e’ denunciata, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, errata “valutazione del verbale redatto dalla Polizia Municipale di Genova in ordine al dettato ex articolo 2700 c.c.”.
La Corte territoriale avrebbe, infatti, “confutato la validita’ del verbale redatto dalla Polizia Municipale di Genova sulla base di considerazioni personali, in ordine ad una ricostruzione del sinistro che disattende quanto specificato dalle Forze dell’ordine”. Dal verbale anzidetto si evincerebbe, infatti, che il sinistro, lungi dal potersi ricondurre alla “fattispecie … contestata dalla Corte d’appello … al sig. (OMISSIS) in ordine a presunte violazioni di cui all’articolo 148, comma 3 in relazione all’articolo 154”, si e’ invece verificato a seguito di tamponamento della (OMISSIS) in danno del (OMISSIS)e siffatta dinamica, “avente valore di piena prova ex articolo 2700 c.c.”, non potrebbe essere disattesa se non in forza di querela di falso, “mai proposta da alcuno”.
2. – Con il secondo mezzo e’ dedotta, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, “violazione e falsa applicazione delle norme di diritto ex articolo 148, comma 3 in relazione all’articolo 154, lettera a) e comma 3, lettera a)”.
Posta la dinamica del sinistro come sopra accertata, la Corte territoriale avrebbe errato ad applicare le norme anzidette in luogo dell’articolo 149 del codice della strada, vertendosi in una fattispecie di mancato rispetto della distanza di sicurezza da parte della tamponante (OMISSIS).
3. – Con il terzo mezzo e’ dedotta, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, “violazione e falsa applicazione dell’articolo 2054 c.c.”.
La Corte territoriale avrebbe violato l’articolo 2054 cod. civ., posto che, nel caso di specie, si trattava di un tamponamento “accertato con prova inoppugnabile ex articolo 2700 c.c.”, la cui colpa, alla stregua dell’articolo 149 C.d.S., andava ascritta esclusivamente alla (OMISSIS), conducente del ciclomotore tamponante.
4. – I motivi, che possono essere congiuntamente scrutinati, sono infondati.
E’ erronea la premessa da cui muove la ricorrente con il primo mezzo – e dalla quale fa poi discendere, in stretta consequenzialita’, anche i restanti profili di censura – e cioe’ che la Corte territoriale abbia malamente applicato l’articolo 2700 cod. civ., illegittimamente disconoscendo la forza probatoria del verbale redatto dai pubblici ufficiali intervenuti sul luogo del sinistro, dal quale emergerebbe che la dinamica del sinistro e’ quella del tamponamento della (OMISSIS) in danno del (OMISSIS).
E’, difatti, principio consolidato (tra le tante, Cass., 9 settembre 2008, n. 22662; Cass., 19 aprile 2010, n. 9251; Cass., 9 marzo 2012, n. 3787) quello per cui l’atto pubblico (e, dunque, anche il rapporto della polizia municipale) fa piena prova, fino a querela di falso, solo delle dichiarazioni delle parti e degli altri fatti che il pubblico ufficiale attesti come avvenuti in sua presenza, mentre, per quanto riguarda le altre circostanze di fatto che egli segnali di avere accertato nel corso dell’indagine, per averle apprese da terzi o in seguito ad altri accertamenti, si tratta di materiale probatorio liberamente valutabile e apprezzabile dal giudice, unitamente alle altre risultanze istruttorie raccolte o richieste dalle parti.
Dunque, il giudice di appello non ha fatto mal governo della norma dettata dall’articolo 2700 cod. civ., giacche’, per ricostruire la dinamica del sinistro (nei termini di cui si e’ dato conto al punto 2.1. del “Ritenuto in fatto”), ha delibato, secondo il suo prudente apprezzamento, le deposizioni testimoniali raccolte in primo grado, l’interrogatorio formale del convenuto, le dichiarazioni rese dalle persone coinvolte nel sinistro – siccome acquisite dai pubblici ufficiali successivamente intervenuti In loco oltre che gli ulteriori dati “tecnici” riportati nel verbale, correttamente assumendoli nella loro oggettivita’ come fatti suscettibili di valutazione, non essendo quindi tenuto alla ricostruzione della dinamica del sinistro operata dai verbalizzanti, frutto di una valutazione discrezionale propria di quest’ultimi e certamente non assistita da alcuna fede privilegiata.
Con cio’ cadono anche le censure svolte con gli ulteriori motivi, posto che esse – muovendo, come detto, dalla anzidetta erronea premessa – impingono in una ricostruzione della fattispecie che viene operata secondo l’apprezzamento della stessa parte ricorrente, cosi da surrogarsi (inammissibilmente) al potere di accertamento del fatto riservato al giudice del merito, che, nella specie, e’ stato correttamente esercitato in armonia con il principio, consolidato, secondo cui, in tema di scontro tra veicoli, la presunzione di eguale concorso di colpa stabilita dall’articolo 2054 c.c., comma 2, ha funzione sussidiaria, operando soltanto nel caso in cui le risultanze probatorie non consentono di accertare in modo concreto in quale misura la condotta dei due conducenti abbia cagionato l’evento dannoso e di attribuire le effettive responsabilita’ del sinistro (tra le altre, Cass., 5 dicembre 2011, n. 26004).
5. – Il ricorso va, dunque, rigettato e, in assenza di attivita’ difensiva da parte degli intimati, nulla e’ da disporsi quanto alle spese processuali del presente giudizio di legittimita’.
La Corte territoriale avrebbe, infatti, “confutato la validita’ del verbale redatto dalla Polizia Municipale di Genova sulla base di considerazioni personali, in ordine ad una ricostruzione del sinistro che disattende quanto specificato dalle Forze dell’ordine”. Dal verbale anzidetto si evincerebbe, infatti, che il sinistro, lungi dal potersi ricondurre alla “fattispecie … contestata dalla Corte d’appello … al sig. (OMISSIS) in ordine a presunte violazioni di cui all’articolo 148, comma 3 in relazione all’articolo 154”, si e’ invece verificato a seguito di tamponamento della (OMISSIS) in danno del (OMISSIS)e siffatta dinamica, “avente valore di piena prova ex articolo 2700 c.c.”, non potrebbe essere disattesa se non in forza di querela di falso, “mai proposta da alcuno”.
2. – Con il secondo mezzo e’ dedotta, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, “violazione e falsa applicazione delle norme di diritto ex articolo 148, comma 3 in relazione all’articolo 154, lettera a) e comma 3, lettera a)”.
Posta la dinamica del sinistro come sopra accertata, la Corte territoriale avrebbe errato ad applicare le norme anzidette in luogo dell’articolo 149 del codice della strada, vertendosi in una fattispecie di mancato rispetto della distanza di sicurezza da parte della tamponante (OMISSIS).
3. – Con il terzo mezzo e’ dedotta, ai sensi dell’articolo 360 c.p.c., comma 1, n. 3, “violazione e falsa applicazione dell’articolo 2054 c.c.”.
La Corte territoriale avrebbe violato l’articolo 2054 cod. civ., posto che, nel caso di specie, si trattava di un tamponamento “accertato con prova inoppugnabile ex articolo 2700 c.c.”, la cui colpa, alla stregua dell’articolo 149 C.d.S., andava ascritta esclusivamente alla (OMISSIS), conducente del ciclomotore tamponante.
4. – I motivi, che possono essere congiuntamente scrutinati, sono infondati.
E’ erronea la premessa da cui muove la ricorrente con il primo mezzo – e dalla quale fa poi discendere, in stretta consequenzialita’, anche i restanti profili di censura – e cioe’ che la Corte territoriale abbia malamente applicato l’articolo 2700 cod. civ., illegittimamente disconoscendo la forza probatoria del verbale redatto dai pubblici ufficiali intervenuti sul luogo del sinistro, dal quale emergerebbe che la dinamica del sinistro e’ quella del tamponamento della (OMISSIS) in danno del (OMISSIS).
E’, difatti, principio consolidato (tra le tante, Cass., 9 settembre 2008, n. 22662; Cass., 19 aprile 2010, n. 9251; Cass., 9 marzo 2012, n. 3787) quello per cui l’atto pubblico (e, dunque, anche il rapporto della polizia municipale) fa piena prova, fino a querela di falso, solo delle dichiarazioni delle parti e degli altri fatti che il pubblico ufficiale attesti come avvenuti in sua presenza, mentre, per quanto riguarda le altre circostanze di fatto che egli segnali di avere accertato nel corso dell’indagine, per averle apprese da terzi o in seguito ad altri accertamenti, si tratta di materiale probatorio liberamente valutabile e apprezzabile dal giudice, unitamente alle altre risultanze istruttorie raccolte o richieste dalle parti.
Dunque, il giudice di appello non ha fatto mal governo della norma dettata dall’articolo 2700 cod. civ., giacche’, per ricostruire la dinamica del sinistro (nei termini di cui si e’ dato conto al punto 2.1. del “Ritenuto in fatto”), ha delibato, secondo il suo prudente apprezzamento, le deposizioni testimoniali raccolte in primo grado, l’interrogatorio formale del convenuto, le dichiarazioni rese dalle persone coinvolte nel sinistro – siccome acquisite dai pubblici ufficiali successivamente intervenuti In loco oltre che gli ulteriori dati “tecnici” riportati nel verbale, correttamente assumendoli nella loro oggettivita’ come fatti suscettibili di valutazione, non essendo quindi tenuto alla ricostruzione della dinamica del sinistro operata dai verbalizzanti, frutto di una valutazione discrezionale propria di quest’ultimi e certamente non assistita da alcuna fede privilegiata.
Con cio’ cadono anche le censure svolte con gli ulteriori motivi, posto che esse – muovendo, come detto, dalla anzidetta erronea premessa – impingono in una ricostruzione della fattispecie che viene operata secondo l’apprezzamento della stessa parte ricorrente, cosi da surrogarsi (inammissibilmente) al potere di accertamento del fatto riservato al giudice del merito, che, nella specie, e’ stato correttamente esercitato in armonia con il principio, consolidato, secondo cui, in tema di scontro tra veicoli, la presunzione di eguale concorso di colpa stabilita dall’articolo 2054 c.c., comma 2, ha funzione sussidiaria, operando soltanto nel caso in cui le risultanze probatorie non consentono di accertare in modo concreto in quale misura la condotta dei due conducenti abbia cagionato l’evento dannoso e di attribuire le effettive responsabilita’ del sinistro (tra le altre, Cass., 5 dicembre 2011, n. 26004).
5. – Il ricorso va, dunque, rigettato e, in assenza di attivita’ difensiva da parte degli intimati, nulla e’ da disporsi quanto alle spese processuali del presente giudizio di legittimita’.
P.Q.M.
LA CORTE
rigetta il ricorso.
rigetta il ricorso.
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