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John Smith
LawyerWorking as a lawyer involves the practical application of abstract legal theories and knowledge to solve specific problems.
George Blanc
AttorneyWorking as a lawyer involves the practical application of abstract legal theories and knowledge to solve specific problems.
Susan Olsen
CounselorWorking as a lawyer involves the practical application of abstract legal theories and knowledge to solve specific problems.
James Dean
SolicitorWorking as a lawyer involves the practical application of abstract legal theories and knowledge to solve specific problems.
La Suprema Corte, con la sentenza n. 2951/2016, ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale civile: l’onere di provare la titolarità della posizione soggettiva (sia attiva che passiva) spetta all’attore. Questo significa che chi agisce in giudizio deve dimostrare di essere il soggetto legittimato a far valere quel diritto (legittimazione attiva) e che il convenuto è il soggetto correttamente chiamato in causa (legittimazione passiva).
La Corte ha precisato che tale prova è un elemento costitutivo della domanda e riguarda il merito della decisione. Tuttavia, questo onere probatorio può essere attenuato qualora il convenuto, nel difendersi, assuma posizioni incompatibili con la negazione della propria legittimazione.
Nel caso specifico esaminato dalla Corte, relativo a un giudizio per il pagamento di compensi professionali, la Corte ha cassato con rinvio la sentenza di merito. La corte territoriale, infatti, aveva omesso di pronunciarsi sull’eccezione di difetto di legittimazione passiva sollevata da una delle ricorrenti, la quale, avendo rinunciato all’eredità del professionista (attore appellato), era stata erroneamente condannata al pagamento delle spese processuali. In altre parole, la Corte d’Appello non aveva considerato che la ricorrente, avendo rinunciato all’eredità, non era la parte legittimata passivamente a rispondere della pretesa creditoria.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1161/2025, ha stabilito che se l’appellante, pur riservandosi di depositare il fascicolo di primo grado, non lo fa nel termine previsto, il giudice d’appello deve decidere sulla base degli atti che ha a disposizione. Questo principio si fonda sul principio di disponibilità delle prove.
Nel caso specifico, la Cassazione ha confermato la decisione della corte di merito, che aveva correttamente ritenuto inutilizzabile la documentazione richiamata dal ricorrente, il quale, pur avendo annunciato l’intenzione di depositare il fascicolo di primo grado, non aveva poi provveduto a farlo. In sostanza, il mancato deposito del fascicolo nel termine stabilito preclude alla parte di avvalersene nel giudizio di appello.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1178/2025, ha stabilito che, in tema di espropriazione per pubblica utilità, il metodo di stima sintetico-comparativo richiede che gli immobili utilizzati per il confronto abbiano caratteristiche omogenee, inclusa la zona urbanistica di appartenenza. Inoltre, la perizia estimativa deve indicare chiaramente le fonti dei valori utilizzati e documentare la rappresentatività degli immobili di riferimento, al fine di soddisfare i requisiti di congruità e trasparenza richiesti dalla legge.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1186/2025, ha chiarito che la cassazione di una sentenza d’appello non comporta il ritorno in vita della sentenza di primo grado, che è stata superata e sostituita dalla sentenza annullata. Pertanto, nel giudizio di rinvio, il giudice è tenuto a prendere una nuova decisione sulle domande delle parti, nell’ambito di una fase processuale che è autonoma e distinta dalla precedente.
La Suprema Corte, con la sentenza n. 2951/2016, ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale civile: l’onere di provare la titolarità della posizione soggettiva (sia attiva che passiva) spetta all’attore. Questo significa che chi agisce in giudizio deve dimostrare di essere il soggetto legittimato a far valere quel diritto (legittimazione attiva) e che il convenuto è il soggetto correttamente chiamato in causa (legittimazione passiva).
La Corte ha precisato che tale prova è un elemento costitutivo della domanda e riguarda il merito della decisione. Tuttavia, questo onere probatorio può essere attenuato qualora il convenuto, nel difendersi, assuma posizioni incompatibili con la negazione della propria legittimazione.
Nel caso specifico esaminato dalla Corte, relativo a un giudizio per il pagamento di compensi professionali, la Corte ha cassato con rinvio la sentenza di merito. La corte territoriale, infatti, aveva omesso di pronunciarsi sull’eccezione di difetto di legittimazione passiva sollevata da una delle ricorrenti, la quale, avendo rinunciato all’eredità del professionista (attore appellato), era stata erroneamente condannata al pagamento delle spese processuali. In altre parole, la Corte d’Appello non aveva considerato che la ricorrente, avendo rinunciato all’eredità, non era la parte legittimata passivamente a rispondere della pretesa creditoria.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1161/2025, ha stabilito che se l’appellante, pur riservandosi di depositare il fascicolo di primo grado, non lo fa nel termine previsto, il giudice d’appello deve decidere sulla base degli atti che ha a disposizione. Questo principio si fonda sul principio di disponibilità delle prove.
Nel caso specifico, la Cassazione ha confermato la decisione della corte di merito, che aveva correttamente ritenuto inutilizzabile la documentazione richiamata dal ricorrente, il quale, pur avendo annunciato l’intenzione di depositare il fascicolo di primo grado, non aveva poi provveduto a farlo. In sostanza, il mancato deposito del fascicolo nel termine stabilito preclude alla parte di avvalersene nel giudizio di appello.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1178/2025, ha stabilito che, in tema di espropriazione per pubblica utilità, il metodo di stima sintetico-comparativo richiede che gli immobili utilizzati per il confronto abbiano caratteristiche omogenee, inclusa la zona urbanistica di appartenenza. Inoltre, la perizia estimativa deve indicare chiaramente le fonti dei valori utilizzati e documentare la rappresentatività degli immobili di riferimento, al fine di soddisfare i requisiti di congruità e trasparenza richiesti dalla legge.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1186/2025, ha chiarito che la cassazione di una sentenza d’appello non comporta il ritorno in vita della sentenza di primo grado, che è stata superata e sostituita dalla sentenza annullata. Pertanto, nel giudizio di rinvio, il giudice è tenuto a prendere una nuova decisione sulle domande delle parti, nell’ambito di una fase processuale che è autonoma e distinta dalla precedente.
Ad poenitendum properat cito qui iudicat - la necessità della ponderazione nello svolgimento dell'attività giudiziaria