Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 18 febbraio 2016, n. 3176 Ritenuto in fatto 1. – Con citazione del 15 febbraio 1995, i coniugi D.L.A. e B.L. convennero in giudizio P.G. e A.A.D. per sentir dichiarare risolto il contratto di compravendita immobiliare intercorso tra le parti il 17 settembre 1988 per atto notaio V.O....
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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 18 febbraio 2016, n. 3212. Il lavoratore che agisca nei confronti del datore di lavoro per il risarcimento integrale dei danno patito a seguito di infortunio sul lavoro ha l’onere di provare il fatto costituente l’inadempimento e il nesso di causalità materiale tra l’inadempimento e il danno, ma non anche la colpa del datore di lavoro, nei cui confronti opera la presunzione posta dall’art. 1218 c.c., il superamento della quale comporta la prova di aver adottato tutte le cautele necessarie ad evitare il danno, in relazione alle specificità del caso ossia al tipo di operazione effettuata ed ai rischi intrinséci alla stessa, potendo al riguardo non risultare sufficiente la mera osservanza delle misure di protezione individuale imposte dalla legge: con estensione dell’obbligo dell’imprenditore di tutela dell’integrità fisiopsichica dei dipendenti all’adozione e al mantenimento, non solo di misure di tipo igienico – sanitario o antinfortunistico, ma anche di misure atte, secondo le comuni tecniche di sicurezza, a preservare i lavoratori dalla lesione di detta integrità nell’ambiente od in costanza di lavoro in relazione ad attività anche non collegate direttamente allo stesso come le aggressioni conseguenti all’attività criminosa di terzi, non essendo detti eventi coperti dalla tutela antinfortunistica prevista dal d.p.r. 11241/1965 e giustificandosi l’interpretazione estensiva della predetta norma alla stregua sia dei rilievo costituzionale del diritto alla salute / (art. 32 Cost.), sia dei principi di correttezza e buona fede (artt. 1175 e 1375 cod. civ.), cui deve ispirarsi anche lo svolgimento del rapporto di lavoro.
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 18 febbraio 2016, n. 3212 Fatto Con sentenza 22 dicembre 2009, la Corte d’appello di Roma rigettava l’appello di Poste Italiane s.p.a. avverso la sentenza di primo grado, che l’aveva condannata al pagamento, in favore della propria dipendente S.P. (coinvolta. nella rapina a mano armata del 24 luglio...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 15 febbraio 2016, n. 2906. La domanda ex art. 2932 c.c. – trascritta prima della iscrizione della sentenza dichiarativa di fallimento nel registro delle imprese – non impedisce al curatore di recedere dal contratto preliminare: gli impedisce
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 15 febbraio 2016, n. 2906 Ragioni di fatto e di diritto della decisione 1.- N.A.M. convenne in giudizio dinanzi al Tribunale di Imperia la s.p.a. S.E.R. Società Edilizia Romana chiedendo la pronuncia di sentenza che tenesse luogo del contratto preliminare di vendita di un immobile stipulato con la...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, Sentenza 4 febbraio 2016, n. 2217. Non spetta alla lavoratrice alcun risarcimento del danno esistenziale, per il tardivo pagamento del trattamento economico di maternità
Suprema Corte di Cassazione Sezione Lavoro Sentenza 4 febbraio 2016, n. 2217 Svolgimento del processo Con sentenza depositata il 9.12.08 la Corte d’appello di Lecce, in riforma – per quel che rileva nella presente sede – della sentenza emessa il 26.1.06 dal Tribunale della stessa sede, rigettava la domanda di L.R., dipendente della EOS...
Corte di Cassazione, sezione IV, 21 gennaio 2016, n. 2544. Sussiste la responsabilità della società per la morte del lavoratore ex art. 5 D.Lgs. n. 231 del 2001, nel caso di condotte negligenti degli amministratori, i quali, pur non volendo il verificarsi dell’evento morte o lesioni del dipendente, consapevolmente agiscono, nell’interesse e a vantaggio anche non esclusivo della società, allo scopo di conseguire un risparmio sui costi d’impresa o una massimizzazione dei profitti. Ne consegue che la responsabilità dell’ente per i reati di omicidio colposo o lesioni colpose, commesse da suoi organi apicali con violazione della normativa in materia di sicurezza o igiene del lavoro, può essere esclusa soltanto dimostrando l’adozione ed efficace attuazione di modelli organizzativi e l’attribuzione ad un organismo autonomo del potere di vigilanza sul funzionamento, l’aggiornamento e l’osservanza dei modelli adottati
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 21 gennaio 2016, n. 2544 Svolgimento del processo Il Tribunale di Monza con sentenza 4 giugno 2012: – dichiarava G.M.R. e C.G.P. colpevoli del reato di omicidio colposo ad essi ascritto e, concesse le circostanze attenuanti di cui all’art. 62 c.p., n. 6 e art. 62 bis c.p.,...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 17 febbraio 2016, n. 3014. Nei casi di responsabilità da mala gestio cd impropria, poichè la responsabilità da colpevole ritardo, nell’ambito del rapporto tra assicuratore e danneggiato è fondata sulla costituzione in mora del primo ex art. 22 della legge n. 990 del 1969, non è necessario che il danneggiato, per ottenere la corresponsione degli interessi e della rivalutazione oltre il limite del massimale, formuli una specifica domanda, essendo sufficiente che abbia chiesto l’integrale risarcimento del danno ovvero, anche, che abbia richiesto il pagamento degli interessi. Nei casi di responsabilità da mala gestio cd propria, l’affermazione della responsabilità dell’assicuratore verso il danneggiante postula la proposizione, da parte dell’assicurato, di una specifica domanda, con allegazione dei comportamenti che sostanziano la mala gestio, incombendo poi alla controparte dimostrare di avere correttamente adempiuto la propria obbligazione.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 17 febbraio 2016, n.3014 Ritenuto in fatto Con sentenza del 12 settembre 2006 il Tribunale di Palermo condannò C.M.P. e SAI Assicurazioni s.p.a. al pagamento, in favore di M.M. , della somma di Euro 149.772,00, oltre interessi e rivalutazione dalla data del sinistro al saldo. La causa era...
Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 8 febbraio 2016, n. 498. Ogni trasformazione edilizia del territorio necessita di essere previamente assentita dall’amministrazione comunale, anche quando sia quest’ultima proprietaria del suolo ovvero della costruzione oggetto di ristrutturazione ma l’iniziativa dell’intervento faccia capo ad un privato (nella specie, al gestore di un chiosco-bar). Altro è il caso delle opere realizzate a iniziativa della stessa amministrazione comunale proprietaria, in cui l’approvazione dell’opera con delibera di Consiglio comunale (ovvero della Giunta, nei casi previsti dalla legge) assorbe ex se – ai sensi dell’art. 7 d.P.R. n. 380 del 2001 – l’ordinario procedimento abilitativo delle opere edilizie
Consiglio di Stato sezione VI sentenza 8 febbraio 2016, n. 498 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale Sezione Sesta ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 1736 del 2015, proposto da: Eo. s.r.l. e Pa. s.r.l., in persona dei rispettivi rappresentanti legali, rappresentate...
Consiglio di Stato, sezione VI, ordinanza 8 febbraio 2016, n. 509. È stata rimessa all’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato la questione se, nell’ipotesi che il termine di impugnazione cada nel periodo di sospensione feriale (1-31 agosto), il 1° settembre debba essere ricompreso nel calcolo di questo termine. L’ordinanza ha ulteriormente precisato che, nella diversa ipotesi che il 1° settembre debba essere considerato come dies a quo, questo giorno non dovrebbe essere compreso nel termine di impugnazione, ai sensi dell’art. 155 del Codice di procedura civile
Consiglio di Stato sezione VI ordinanza 8 febbraio 2016, n. 509 REPUBBLICA ITALIANA Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale Sezione Sesta ha pronunciato la presente ORDINANZA DI RIMESSIONE ALL’ADUNANZA PLENARIA sul ricorso numero di registro generale 9548 del 2015, proposto da: Du.Se. s.r.l., in persona del legale rappresentante pro tempore, in proprio e quale...
Consiglio di Stato, sezione VI, sentenza 9 febbraio 2016, n. 547. È legittimo il diniego alla domanda di condono edilizio per un’opera relativa ad un’area sottoposta ad atto pubblico di asservimento, disciplinato dall’art. 33, comma 1, lett. d) l. 47/1985, che vieta la sanatoria per le opere soggette a vincoli che comportano l’inedificabilità assoluta. La motivazione ha esattamente precisato che, poiché l’atto di asservimento comporta un vincolo di inedificabilità assoluta, le opere edilizie realizzate non sono condonabili
Consiglio di Stato sezione VI sentenza 9 febbraio 2016, n. 547 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale Sezione Sesta ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 5189 del 2012, proposto da Vi.Co., rappresentato e difeso dagli avv. En.Bo. e Al.Ca., con domicilio eletto...
Consiglio di Stato, sezione V, sentenza 12 febbraio 2016, n. 618. Nei concorsi pubblici, i titoli di preferenza relativi ai figli a carico prevalgono su quelli della minore età. La sentenza ha precisato che il criterio dell’età costituisce soltanto un elemento residuale, e può quindi essere considerato “nei casi di parità dopo la valutazione del merito e dei titoli di preferenza indicati nell’art. 5, comma 4 del dpr 487/1994”
Consiglio di Stato sezione V sentenza 12 febbraio 2016, n. 618 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale Sezione Quinta ha pronunciato la presente SENTENZA sul ricorso numero di registro generale 1890 del 2011, proposto dal signor Gi.Va., rappresentato e difeso dagli avvocati Gi.Ga. e Ma.Co., con domicilio...