Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 10 marzo 2016, n. 9953 Ritenuto in fatto 1. In parziale riforma della sentenza di condanna per il reato ex artt.81, comma 2, 110, 117 e 314 cod. pen. emessa dal Tribunale di Milano, la seconda sezione penale della Corte di appello di Milano, con sentenza n. 7761...
Categoria: Sezioni Diritto
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 10 marzo 2016, n. 9957. Concreta esercizio abusivo di una professione, punibile a norma dell’art. 348 cod. pen., il compimento senza titolo, anche se posto in essere occasionalmente e gratuitamente, di atti da ritenere attribuiti in via esclusiva a una determinata professione
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 10 marzo 2016, n. 9957 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 25 novembre 2014, la Corte di appello di Napoli riformava parzialmente la sentenza del 5 marzo 2009 del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Sezione distaccata di Marcianise, che aveva dichiarato V.P. responsabile del delitto di...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 10 marzo 2016, n. 9955. La causa sopravvenuta di esclusione della punibilità prevista dall’art. 376 c.p., che opera in favore di chi, avendo reso falsa testimonianza, l’abbia ritrattata, deve consistere in una smentita non equivoca del fatto deposto e nella manifestazione del vero
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 10 marzo 2016, n. 9955 Ritenuto in fatto 1. Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Bologna, con sentenza emessa all’esito del rito abbreviato, ha assolto Z.G. dal reato di falsa testimonianza (art. 372 cod. pen.) con la formula “perché il fatto non sussiste”. 2. La Corte...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 10 marzo 2016, n. 9949. In tema di reati edilizi, e specificamente in materia di ripristino o demolizione dello stato dei luoghi anteriore alla realizzazione del fabbricato abusivo, l’ordine di demolizione previsto dall’art. 31, ultimo comma, d.P.R. n. 380/2001 costituisce atto dovuto, espressivo di un potere autonomo e non meramente suppletivo del giudice penale. Esso pertanto, ferma restando l’esigenza di coordinamento in fase esecutiva, non si pone in rapporto alternativo con l’ordine omologo impartito dalla pubblica amministrazione.
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 10 marzo 2016, n. 9949 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza emessa il 2 marzo 2015 il Tribunale di Napoli, Sezione distaccata di Ischia, in funzione di giudice dell’esecuzione, rigettava l’istanza di revoca o annullamento dell’ingiunzione a demolire proposta da D.S.G. . Il Tribunale osservava che non era...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 11 marzo 2016, n. 10157. Il legittimo impedimento del difensore assume rilevanza anche nei procedimenti in camera di consiglio e, in particolare, nel giudizio camerale di appello ex art. 599 c.p.p., a seguito di rito abbreviato svoltosi in primo grado
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 11 marzo 2016, n. 10157 Ritenuto in fatto 1. C.C. ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata, con la quale è stata confermata la sentenza di condanna emessa in primo grado, in ordine al delitto di cui all’art. 319-quater cod. pen.. 2. Il ricorrente deduce, con...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 10 marzo 2016, n. 4734. Con riguardo ad un contratto preliminare di vendita immobiliare, qualora il promissario acquirente abbia agito in giudizio per l’esecuzione in forma specifica dell’obbligo di concludere il contratto definitivo, la sopravvenienza del fallimento del promittente venditore comporta che il curatore può esercitare, nell’ambito del processo non ancora esaurito (sia nel giudizio di primo grado che in quello di appello), il potere di recedere dal contratto, a norma dell’art. 72 ult. comma l. fall.; l’esercizio del potere di recesso tuttavia può determinare il rigetto della domanda giudiziale solo ove tale domanda non sia stata trascritta prima della dichiarazione di fallimento; ove, invece, l’attore abbia provveduto a trascrivere la propria domanda prima della iscrizione della sentenza dichiarativa di fallimento nel registro delle imprese, il recesso esercitato dal curatore non vale ad impedire l’accoglimento della domanda proposta ai sensi dell’art. 2932 cod. civ., ove sussistano i presupposti di legge, e la relativa sentenza è opponibile non solo al curatore, ma anche alla massa dei creditori, purché l’attore, dopo il suo passaggio in giudicato, abbia provveduto alla sua trascrizione
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 10 marzo 2016, n. 4734 Ritenuto in fatto 1. – D.P.C. convenne in giudizio la società “Edil S. Michele s.r.l.” e, premettendo che la convenuta era inadempiente all’obbligo di trasferirgli due appartamenti assunto con contratto preliminare stipulato inter partes, chiese che venisse pronunciata sentenza costitutiva ex art. 2932...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 9 marzo 2016, n. 4664. Negli edifici in condominio, le scale, con i relativi pianerottoli, costituiscono strutture funzionalmente essenziali del fabbricato e rientrano, pertanto, fra le parti di questo che, in assenza di titolo contrario, devono presumersi comuni nella loro interezza, ed anche se poste concretamente a servizio soltanto di talune delle porzioni dello stabile, a tutti i partecipanti alla collettività condominiale in virtù del dettato dell’art. 1117, n. 1, cod. civ. La circostanza che le rampe di scala, con il pianerottolo, qui in contestazione, integranti l’ultima parte della scala condominiale, siano poste fra l’ultimo piano dell’edificio di cui trattasi e le relative soffitte sottotetto, appartenenti ad un unico proprietario, e servano principalmente a mettere in comunicazione le considerate porzioni dello stabile non rileva ai fini in discorso, avuto riguardo al dato che la scala è, in sé, una struttura essenziale del fabbricato e serve a tutti i condomini di questo come strumento indispensabile per l’esercizio del godimento della relativa copertura.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 9 marzo 2016, n. 4664 Svolgimento del processo D.P.R. con atto di citazione dell’11 dicembre 1997 e, premesso di essere proprietaria di un fabbricato in (omissis) n. 6, sovrastante lastrico solare servito da una scala di accesso partente dal portoncino al civico n. 4, conveniva in giudizio davanti...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 10 marzo 2016, n. 4695. In tema di licenziamento, la valutazione della gravità dei fatto non va operata in astratto, ma con riferimento agli aspetti concreti afferenti alla natura e alla qualità del singolo rapporto, alla posizione delle parti, al grado di affidabilità richiesto dalle singole mansioni, nonché alla portata soggettiva dei fatto, ossia alle circostanze dei suo verificarsi, ai motivi e all’intensità dell’elemento intenzionale e di quello colposo. La gravità dell’inadempimento deve essere valutata nel rispetto della regola generale della “non scarsa importanza” dì cui all’art. 1455 c.c., sicchè la sussistenza in concreto di una giusta causa di licenziamento va accertata in relazione sia della gravità dei fatti addebitati al lavoratore – desumibile dalla loro portata oggettiva e soggettiva, dalle circostanze nelle quali sono stati commessi nonché dall’intensità dell’elemento intenzionale -, sia della proporzionalità tra tali fatti e la sanzione inflitta
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 10 marzo 2016, n. 4695 Svolgimento del processo La Corte d’appello di Milano, con sentenza depositata il 29 agosto 2012, ha confermato la decisione di primo grado, che aveva rigettato la domanda proposta da C.M. nei confronti di Surflex s.r.l., volta ad ottenere la declaratoria di illegittimità del...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 29 febbraio 2016, n. 3926 . L’illiceità del contratto deve essere riferita alle norme in vigore nel momento della sua conclusione e, pertanto, il negozio giuridico nullo all’epoca della sua perfezione, perché contrario a norma imperativa, non può divenire valido e acquisire efficacia per effetto della semplice abrogazione di tali disposizioni
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 29 febbraio 2016, n. 3926 Svolgimento del processo Con quattro distinti atti di citazione notificati tra il 24 ed il 25 marzo 2003, lo STUDIO ASSOCIATO G. DI CONSULENZA AZIENDALE, in persona del suo socio e legale rappresentante Dott. G.G. , convenne Z.M. , Z.P.D. , la M.Z....
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 17 febbraio 2016, n. 3074. Nell’ambito del vigente regime in materia di infortuni sul lavoro e malattie professionali, l’art. 13 del D.Lgs. n. 38 del 2000 prevede l’estensione della copertura assicurativa obbligatoria gestita dall’INAIL anche al danno biologico, ma le somme eventualmente erogate dall’istituto non esauriscono il diritto al risarcimento del danno biologico in capo all’assicurato. Infatti, lo stesso art. 13 cit., dopo aver premesso che le disposizioni in esso contenute si pongono nell’ottica della “attesa della definizione di carattere generale di danno biologico e dei criteri per la determinazione del relativo risarcimento”, definisce il danno biologico solo “in via sperimentale” e ai soli ” fini della tutela dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professional
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO sentenza 17 febbraio 2016, n. 3074 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VITTORIO NOBILE – Presidente – Dott. GIUSEPPE BRONZINI – Consigliere – Dott. LUCIA TRIA – Consigliere – Dott. FEDERICO BALESTRIERI – Consigliere –...