Suprema Corte di Cassazione sezioni unite sentenza 18 marzo 2016, n. 5418 Svolgimento del processo e motivi della decisione Con ricorso del 29/10/2013 M.C. proponeva reclamo avverso il decreto 9/10/2013 con il quale il Tribunale di Bologna aveva dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice italiano sull’istanza ex artt 317 bis c.c. e 710 c.p.c....
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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 21 marzo 2016, n. 5511. La notifica collettiva e impersonale agli eredi ai sensi dell’art. 330, comma 2, c.p.c. deve essere sempre eseguita nell’ultimo domicilio del de cuius, ovvero nel luogo in cui è stata aperta la successione, e non nel domicilio eletto presso il legale costituito. La costituzione della parte appellata ha effetto sanante solamente ex nunc con la conseguenza che, qualora detta sia intervenuta dopo il termine del passaggio in giudicato della sentenza, l’appello deve essere dichiarato inammissibile
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 21 marzo 2016, n. 5511 Ritenuto in fatto O.F. convenne in giudizio dinanzi al Tribunale di Bologna la consulente finanziaria A.S. e l’agente della Fidifin s.p.a. A.M. ed, assumendo che i convenuti lo avevano colposamente indotto ad investire i propri risparmi presso la predetta società, che era poi...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 7 marzo 2016, n. 9209. Il concetto di particolare tenuità del fatto previsto all’art. 171 ter, comma terzo, legge sul diritto d’autore implica un giudizio globale del fatto che non può essere circoscritto al solo dato quantitativo del numero di pagine illecitamente fotocopiate, occorrendo prendere in esame altre circostanze previste dall’art. 133 cod. pen. quali le modalità della condotta, i suoi scopi, la sistematicità della stessa e la capacità a delinquere del reo
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 7 marzo 2016, n. 9209 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. GRILLO Renato – rel. Consigliere Dott. GENTILE Andrea – Consigliere Dott. PEZZELLA Vincenzo – Consigliere Dott. ANDRONIO...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 3 marzo 2016, n. 8883. Il datore di lavoro che ha fornito tutti i mezzi idonei alla prevenzione e ha adempiuto a tutte le obbligazioni proprie della sua posizione di garanzia non risponde dell’evento derivante da una condotta imprevedibilmente colposa del lavoratore
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 3 marzo 2016, n. 8883 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BLAIOTTA Rocco Marco – Presidente Dott. GIANNITI Pasquale – Consigliere Dott. CAPPELLO Gabriella – Consigliere Dott. PEZZELLA Vincenzo – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 2 marzo 2016, n. 8648. Poiché il Giudice di pace deve depositare la motivazione entro 15 giorni qualora non la detti a verbale, la motivazione depositata oltre detto periodo deve ritenersi depositata fuori termine ed il relativo termine per impugnare è quello di giorni trenta, decorrenti dal giorno in cui sia avvenuta la notificazione
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 2 marzo 2016, n. 8648 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUNO Paolo Antonio – Presidente Dott. SABEONE Gerardo – Consigliere Dott. ZAZA Carlo – rel. Consigliere Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 2 marzo 2016, n. 8638. Tenuto conto del principio generale del favor conciliationis, cui è improntato il sistema normativo che regola il procedimento penale dinanzi al Giudice di Pace, e che esso è collocabile nell’ambito del più ampio principio della ragionevole durata dei processi, la mancata comparizione del querelante – previamente e chiaramente avvisato del fatto che l’eventuale successiva assenza possa essere interpretata come volontà di non perseguire nell’istanza di punizione – integra gli estremi della remissione tacita, sempre che lo stesso querelante abbia personalmente ricevuto detto avviso, non sussistano manifestazioni di segno opposto e nulla induca a dubitare che si tratti di perdurante assenza dovuta a libera e consapevole scelta
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 2 marzo 2016, n. 8638 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SAVANI Piero – Presidente Dott. CATENA Rossella – Consigliere Dott. MICCOLI Grazia – rel. Consigliere Dott. SCARLINI Enrico V.S. – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione tributaria, sentenza 9 marzo 2016, n. 4613. In tema di IVA, per verificare se una determinata operazione attiva rientri o meno nell’attività propria di una società, ai fini dell’inclusione nel calcolo della percentuale d’imposta detraibile in relazione al compimento di operazioni esenti – c.d. “pro rata” – occorre avere riguardo non già all’attività previamente definita dall’atto costitutivo come oggetto sociale, ma a quella effettivamente svolta dall’impresa
Suprema Corte di Cassazione sezione tributaria sentenza 9 marzo 2016, n. 4613 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TRIBUTARIA Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BIELLI Stefano – Presidente Dott. CIRILLO Ettore – Consigliere Dott. OLIVIERI Stefano – Consigliere Dott. TRICOMI Laura – rel. Consigliere Dott. VELLA Paola...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 8 marzo 2016, n. 4509. In caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, il datore di lavoro che adduca a fondamento del licenziamento la soppressione del posto di lavoro cui era addetto il lavoratore licenziato, ha l’onere di provare non solo che al momento del licenziamento non sussisteva alcuna posizione di lavoro analoga a quella soppressa, ma anche di aver prospettato al lavoratore licenziato, senza ottenerne il consenso, la possibilità di un suo impiego in mansioni inferiori rientranti nel suo bagaglio professionale, purché tali mansioni inferiori siano compatibili con l’assetto organizzativo aziendale insindacabilmente stabilito dall’imprenditore
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 8 marzo 2016, n. 4509 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. STILE Paolo – Presidente Dott. VENUTI Pietro – Consigliere Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Consigliere Dott. NEGRI DELLA TORRE Paolo – Consigliere Dott. LORITO...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 24 febbraio 2016, n. 3656. Le sanzioni amministrative pecuniarie della Banca d’Italia per omesso controllo di operazioni sospette non soggiacciono alle garanzie del processo penale. Ad esse, infatti, non si applicano le conclusioni cui è approdata la Cedu nel caso Grande Stevens, in quanto molto meno afflittive delle sanzioni, sempre amministrative, emesse dalla Consob per «manipolazione del mercato»
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 24 febbraio 2016, n. 3656 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BUCCIANTE Ettore – Presidente Dott. MATERA Lina – rel. Consigliere Dott. CORRENTI Vincenzo – Consigliere Dott. PICARONI Elisa – Consigliere Dott. SCARPA...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 16 marzo 2016, n. 5230. Nell’ipotesi in cui il lavoratore chieda il risarcimento dei danno patito alla propria integrità psico-fisica in conseguenza di una pluralità di comportamenti del datore di lavoro e dei colleghi di lavoro di natura asseritamente vessatoria, il giudice del merito, pur nella accertata insussistenza di un intento persecutorio idoneo ad unificare tutti gli episodi addotti dall’interessato e quindi della configurabilità di una condotta di mobbing, è tenuto a valutare se alcuni dei comportamenti denunciati, pur non essendo accomunati dal medesimo fine persecutorio, possano essere considerati vessatori e mortificanti per il lavoratore e, come tali, siano ascrivibili a responsabilità dei datore di lavoro – presuppone ovviamente che la questione sia stata validamente introdotta nel giudizio di cassazione, il che a sua volta postula che il ricorrente indichi in quale momento dei giudizio di merito la relativa prospettazione sia stata avanzata, solo così assumendo rilievo l’omessa pronuncia
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 16 marzo 2016, n. 5230 Fatto Con sentenza depositata il 1°.10.2012, la Corte d’appello di Milano confermava la statuizione di primo grado che aveva rigettato l`impugnativa proposta da R.P. contro il licenziamento per giusta causa intimatogli dalla s.r.l. S.S.C. nonché la sua domanda risarcitoria per asserita condotta vessatoria...