Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 15 dicembre 2015, n. 49463 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. CARCANO Domenico – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – rel. Consigliere Dott. CAPOZZI...
Tag: Relatore VILLONI Orlando
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 10 novembre 2015, n. 45077. La figura di reato di cui all’art. 572 c.p. non costituisce la tutela penale del mobbing lavorativo, che, purtuttavia, può essere ricondotto a tale ipotesi criminosa solo quando il rapporto tra il datore di lavoro e il dipendente assuma natura parafamiliare, in quanto caratterizzato da relazioni intense e abituali, da consuetudini di vita tra i soggetti, dalla soggezione di una parte nei confronti dell’altra, dalla fiducia riposta dal soggetto più debole del rapporto in quello che ricopre la posizione di supremazia
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 10 novembre 2015, n. 45077 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MILO Nicola – Presidente Dott. VILLONI O. – rel. Consigliere Dott. CAPOZZI Angelo – Consigliere Dott. BASSI A. – Consigliere Dott. PATERNO’...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 novembre 2015, n. 44589. Al mobbing in ambito lavorativo è applicabile l’art. 572 c.p. purché vi sia con la vittima un rapporto di “para-familiarità”. Il delitto di maltrattamenti di cui all’art. 572 c.p. può trovare applicazione nei rapporti di tipo lavorativo alla condizione che sussista il presupposto della “para-familiarità”, intesa come sottoposizione di una persona alla autorità di altra in un contesto di prossimità permanente, di abitudini di vita proprie e comuni alle comunità familiari, nonché di affidamento, fiducia e soggezione del sottoposto rispetto all’azione di chi ha la posizione di supremazia
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 novembre 2015, n. 44589 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CONTI Giovann – Presidente Dott. CITTERIO Carlo – Consigliere Dott. DI STEFANO Pierlui – Consigliere Dott. VILLONI O – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 novembre 2015, n. 44595. La ratio che sorregge la norma di cui all’art. 385 cod. pen. consiste nell’obbligo imposto alla persona sottoposta alla misura detentiva domiciliare di rimanere nel luogo indicato e non allontanarsene senza autorizzazione, perché ritenuto idoneo a soddisfare le esigenze cautelare di cui all’art. 274 cod. proc. pen. e nel contempo nel consentire agevolmente i prescritti controlli da parte dell’autorità di polizia giudiziaria addetta. Se l’imputato viene trovato fuori dell’abitazione in attesa dell’arrivo dei Carabinieri, prontamente informati della sua intenzione di volere andare in carcere, si deve necessariamente concludere per l’assenza di offensività concreta (art. 49, comma 2 cod. pen.), atteso che in nessun momento egli si è sottratto alla possibilità per gli addetti al controllo di effettuare le dovute verifiche, restando nelle immediate vicinanze del domicilio coatto. La stretta connessione tra comunicazione dell’imminente violazione dei divieto di allontanamento, permanenza nei pressi dei domicilio al precipuo scopo di far rilevare l’allontanamento stesso e manifestazione dell’intento di volersi assoggettare ad un regime cautelare addirittura più rigoroso, determina l’irrilevanza dell’infrazione, non risultando, infatti, violata la ratio giustificativa dei precetto.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 novembre 2015, n. 44595 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza impugnata la Corte d’Appello di Messina ha confermato quella emessa in data 26/034/2008 dal locale Tribunale che, in esito a giudizio abbreviato, aveva condannato R.F. alla pena di quattro mesi di reclusione per il reato di...
Corte di Cassazione, sezione feriale, sentenza 2 ottobre 2015, n. 39844. Nell’ipotesi del fatto di lieve entità di cui all’art. 73, comma 5 d.P.R. n. 309 del 1990 il connotato dell’occasionalità del fatto non costituisce indice indefettibile di minima offensività della condotta, essendo compatibile con la sua ripetizione nel tempo
Suprema Corte di Cassazione sezione feriale sentenza 2 ottobre 2015, n. 39844 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE FERIALE PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ZECCA Gaetanino – Presidente Dott. TADDEI Margherita Bianca – Consigliere Dott. SABEONE Gerardo – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – rel. Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 14 settembre 2015, n. 36942. Per escludere l’imputabilità non può assumere rilevanza la circostanza dell’essere l’autore del reato sottoposto ad amministrazione di sostegno
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 14 settembre 2015, n. 36942 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CONTI Giovann – Presidente Dott. CITTERIO Carlo – Consigliere Dott. VILLONI O. – rel. Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 24 giugno 2015, n. 26528. In tema di resistenza a pubblico ufficiale, l’elemento materiale della violenza risulta integrato dal comportamento del soggetto che, guidando un veicolo in modo oggettivamente pericoloso, non si limita a tentare la fuga, ma pone volontariamente in pericolo l’incolumità personale degli utenti della strada
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 24 giugno 2015, n. 26528 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza impugnata, la Corte d’Appello di Lecce ha ribadito la condanna alla pena di sette mesi di reclusione stabilita da quella emessa dal Tribunale di Brindisi, Sezione Distaccata di Ostuni in data 24/11/2011 a carico di F.F....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 28 maggio 2015, n. 22526. Non è la mera posizione sovraordinata e di supremazia, sempre connaturata alla qualifica di pubblico ufficiale in ragione della qualità rivestita o della funzione svolta, a integrare il delitto di concussione soltanto perché la controparte, per motivazioni a se interne, venga comunque ad avvertire uno state di soggezione, ciò perché, ai fini dell’integrazione di tale illecito, è necessario che la condotta abusiva del pubblico ufficiale divenga positivamente concreta, nel senso che la vittima deve essere posta nella condizione di percepirne l’effettiva portata intimidatoria e costrittiva, idonea a ingenerare in lei il timore di un danno contra ius, in caso di mancata adesione alla richiesta d’indebito che gli viene rivolta
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 28 maggio 2015, n. 22526 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MILO Nicola – Presidente Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. MOGINI Stefano – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – rel. Consigliere Dott. DE...
Le forze dell’ordine devono rispettare la legalità “sempre e comunque quand’anche si trovino in situazioni pericolose per la propria incolumità personale”
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 26 maggio 2015, n. 22065. Le forze dell’ordine devono rispettare la legalità “sempre e comunque quand’anche si trovino in situazioni pericolose per la propria incolumità personale” Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 26 maggio 2015, n. 22065 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI...
Corte di Cassazione, sezione VI, 30 gennaio 2015, n. 4584. Non si da assorbimento o consunzione del delitto di abuso d'ufficio di cui all'art. 323 cod. pen. in quello di cui all'art. 582 cod. pen., quandoché la condotta del pubblico agente si esaurisca nella mera produzione delle lesioni personali e ricorra tra i due illeciti il nesso teleologico di cui allo art. 61 n. 2 cod. pen., configurandosi invece un rapporto di concorso formale tra i reati, i quali offendono beni giuridici distinti.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE VI SENTENZA 30 gennaio 2015, n. 4584 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza impugnata il Tribunale di Novara ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di I.F. in ordine al reato di lesioni personali aggravate (artt. 582, 61 n. 9 cod. pen.) perché estinto per intervenuta remissione della...