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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 4 dicembre 2015, n. 24730. Ai fini dell’intervento del fondo di garanzia, una volta che il credito del lavoratore sia stato definitivamente ammesso al passivo della società sottoposta a procedura concorsuale, l’Inps non può contestare tale accertamento, che vincola l’Istituto sia che abbia partecipato alla procedura concorsuale (in tal caso lo stato passivo munito di esecutività ha forza di cosa giudicata anche nei suoi confronti), sia che a essa sia rimasto estraneo

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 4 dicembre 2015, n. 24730 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MANNA Antonio – rel. Presidente Dott. BALESTRIERI Federico – Consigliere Dott. BERRINO Umberto – Consigliere Dott. TRICOMI Irene – Consigliere Dott. DE MARINIS...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 3 dicembre 2015, n. 24643. Il superminimo, ossia l’eccedenza della retribuzione rispetto ai minimi tabellari, che sia stato individualmente pattuito, è normalmente soggetto al principio generale dell’assorbimento nei miglioramenti contemplati dalla disciplina collettiva, tranne che sia da questa diversamente disposto, o che sia sorretto da un autonomo titolo pattuito dalle parti, alla cui dimostrazione, alla stregua dei principi generali sull’onere della prova, è tenuto lo stesso lavoratore

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 3 dicembre 2015, n. 24643 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. STILE Paolo – Presidente Dott. MAMMONE Giovanni – Consigliere Dott. MANNA Antonio – Consigliere Dott. BERRINO Umberto – rel. Consigliere Dott. DORONZO Adriana...

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Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 18 novembre 2015, n. 23616. I licenziamenti collettivi – nel regime anteriore alla legge n. 92 del 2012 – sono legittimi solo se la comunicazione di recesso ai lavoratori è inviata contestualmente alla comunicazione alle organizzazioni sindacali, salvo che il datore di lavoro provi in giudizio l’esistenza di precise e giustificate motivazioni oggettive

Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 18 novembre 2015, n. 23616 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Presidente Dott. BRONZINI Giuseppe – Consigliere Dott. DORONZO Adriana – rel. Consigliere Dott. TRICOMI Irene – Consigliere Dott. DE MARINIS...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50150. Poiché nel delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni la condotta violenta o minacciosa non è fine a se stessa, ma è strettamente connessa alla finalità dell’agente di far valere il preteso diritto, rispetto al cui conseguimento si pone come elemento accidentale, non può mai consistere in manifestazioni sproporzionate e gratuite di violenza. Quando la minaccia, dunque, si estrinseca in forme di tale forza intimidatoria e di sistematica pervicacia che vanno al di là di ogni ragionevole intento di far valere un diritto, allora la coartazione dell’altrui volontà, è finalizzata a conseguire un profitto che assume ex se i caratteri dell’ingiustizia. Con la conseguenza che in determinate circostanze e situazioni anche la minaccia dell’esercizio di un diritto, in sè non ingiusta, può diventare tale, se le modalità denotano soltanto una prava volontà ricattatoria, che fanno sfociare l’azione in mera condotta estorsiva

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 21 dicembre 2015, n. 50150 Ritenuto in fatto Con sentenza del 27.11 .2013 la Corte d’Appello di Brescia in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Brescia in data 27.11.2012 , su appello del Pubblico Ministero, condannava A.T. per il delitto di estorsione aggravata come originariamente contestato...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50139. In tema di circonvenzione di incapace, nella nozione di “deficienza psichica” di cui all’art.643 c.p., che ricomprende qualsiasi minorazione della sfera volitiva ed intellettiva che agevoli la suggestiona biIità della vittima e ne riduca i poteri di difesa contro le altrui insidie. La prova dell’induzione non deve necessariamente essere raggiunta attraverso episodi specifici, ben potendo essere anche indiretta, indiziaria e presunta, cioè risultare da elementi gravi, precisi e concordanti come la natura degli atti compiuti e l’incontestabile pregiudizio da essi derivato. Ai sensi del tenore letterale dell’art. 643 c.p., il pregiudizio dell’atto può attingerne tanto l’autore (colpito dalla menomazione inferta alla propria libertà di testare) quanto altri ed è innegabile l’idoneità pregiudizievole, verso i successibili legittimi, del testamento che istituiva come erede universale l’odierno ricorrente

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 21 dicembre 2015, n. 50139 Svolgimento del processo Con sentenza del 3.7.2014, la Corte d’Appello di Lecce confermava la decisione di primo grado che aveva condannato R.G. alla pena di anni due mesi due di reclusione e € 600,00 di multa per il reato di cui agli artt.81,...