Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 1 luglio 2014, n. 14951 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VIDIRI Guido – Presidente Dott. AMOROSO Giovanni – Consigliere Dott. BANDINI Gianfranco – rel. Consigliere Dott. D’ANTONIO Enrica – Consigliere Dott. ARIENZO...
Categoria: Diritto del Lavoro e della Previdenza sociale
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 2 luglio 2014, n. 15070. Il D.M. n. 44/2011 che nel dettare le regole tecniche del processo telematico ha definito con maggior precisione le modalità attuative delle precedenti disposizioni chiarendo che una volta ottenuta da parte dell’ufficiale giudiziario interessato la prescritta abilitazione, ogni avvocato, dopo la necessaria comunicazione del proprio indirizzo di PEC al Ministero della Giustizia attraverso il Consiglio dell’Ordine di appartenenza, diventa il solo responsabile della gestione della propria PEC e non può invocare malfunzionamenti della stessa per contestare irregolarità di notifica.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO sentenza 2 luglio 2014, n. 15070 Svolgimento del processo 1.- La sentenza attualmente impugnata (depositata il giorno 1 marzo 2013) dichiara improcedibile l’appello proposto, con ricorso depositato il 4 dicembre 2012, da I.A.S. avverso la sentenza del Tribunale di Reggio Calabria n. 1604/2012 del 6...
Corte Costituzionale, sentenza n. 153 del 4 giugno 2014. Dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 18-bis, commi 3 e 4, del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66 (Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell’organizzazione dell’orario di lavoro), nel testo introdotto dall’art. 1, comma 1, lettera f), del decreto legislativo 19 luglio 2004, n. 213 (Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, in materia di apparato sanzionatorio dell’orario di lavoro).
Sentenza 153/2014 Giudizio GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE IN VIA INCIDENTALE Presidente SILVESTRI – Redattore MATTARELLA Udienza Pubblica del 15/04/2014 Decisione del 21/05/2014 Deposito del 04/06/2014 Pubblicazione in G. U. 11/06/2014 Norme impugnate: Art. 18 bis, c. 3° e 4°, del decreto legislativo 08/04/2003, n. 66. Massime: Atti decisi: ord. 170/2012 SENTENZA N. 153 ANNO 2014 REPUBBLICA...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 5 maggio 2014, n. 9582. L'art. 16 della legge 2 agosto 1990, n. 233, in tema di cumulo dei periodi assicurativi ai fini della determinazione dell'importo dei trattamenti pensionistici, riferendosi testualmente ed esclusivamente alla "pensione", non è applicabile all'assegno d'invalidità di cui all'art. 1 della legge 12 giugno 1984, n. 222, non essendo detta prestazione, per le sue intrinseche caratteristiche – temporaneità della corresponsione, che diviene definitiva solo dopo tre riconoscimenti consecutivi ed irreversibile se non trasformata in pensione di vecchiaia al raggiungimento dell'età e in presenza dei relativi requisiti di assicurazione e contribuzione – assimilabile ad un trattamento pensionistico
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 5 maggio 2014, n. 9582 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. COLETTI DE CESARE Gabriella – Presidente Dott. NAPOLETANO Giuseppe – rel. Consigliere Dott. BERRINO Umberto – Consigliere Dott. ARIENZO Rosa – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 9 giugno 2014, n. 24057. Ricorre Il reato di maltrattamenti di cui all'articolo 572 c.p. in quelle situazioni in cui il rapporto tra il datore di lavoro ed il dipendente assume natura c.d. parafamiliare, poiche' caratterizzato da relazioni intense ed abituali, da consuetudini di vita tra i soggetti, dalla soggezione di una parte nei confronti dell'altra, dalla fiducia riposta dal soggetto piu' debole del rapporto in quello che ricopre la posizione di supremazia ovvero quando nell'ambito di un rapporto professionale o di lavoro, il soggetto attivo si trovi un una posizione di supremazia, connotata dall'esercizio di un potere direttivo o disciplinare tale da rendere ipotizzabile una condizione di soggezione, anche solo psicologica, del soggetto passivo, che appaia riconducibile ad un rapporto di natura parafamiliare
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 9 giugno 2014, n. 24057 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. ROTUNDO Vincenzo – Consigliere Dott. VILLONI Orlando – rel. Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 12 giugno 2014, n. 13355. Se il contratto di dirigente prevede un «patto di durata minima garantita» del rapporto, l'azienda per recedere deve dimostrare la «giusta causa» non potendo semplicemente basare il licenziamento sulle sue scelte di gestione.
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 12 giugno 2014, n. 13355 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROSELLI Federico – est. Presidente Dott. NOBILE Vittorio – Consigliere Dott. BALESTRIERI Federico – Consigliere Dott. BERRINO Umberto – Consigliere Dott. ARIENZO Rosa...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 30 giugno 2014, n. 14793. L’art. 9 della legge n. 898/1970.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 30 giugno 2014, n. 14793 Svolgimento del processo Il Tribunale di Brescia, pronunciandosi sulla domanda proposta da C.E. che aveva chiesto l’accertamento del suo diritto a percepire una quota della pensione di reversibilità dell’ex coniuge V.B., deceduto nel 2010, con il quale era stata coniugata dal 1969...
Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 9 giugno 2014, n. 12971. Il diritto del lavoratore di ottenere dall'Inps, in caso d'insolvenza del datore di lavoro, la corresponsione del TFR a carico dello speciale Fondo di cui alla Legge n. 297 del 1982, articolo 2, ha natura di diritto di credito ad una prestazione previdenziale, ed e', percio', distinto ed autonomo rispetto al credito vantato nei confronti del datore di lavoro (restando esclusa, pertanto, la fattispecie di obbligazione solidale), diritto che si perfeziona (non con la cessazione del rapporto di lavoro ma) al verificarsi dei presupposti previsti da detta legge (insolvenza del datore di lavoro, verifica dell'esistenza e misura del credito in sede di ammissione al passivo, ovvero all'esito di procedura esecutiva), con la conseguenza che, prima che si siano verificati tali presupposti, nessuna domanda di pagamento puo' essere rivolta all'Inps, e, pertanto, non puo' decorrere la prescrizione del diritto del lavoratore nei confronti del Fondo di garanzia" (cfr. in termini e su fattispecie identica Cass. 23 luglio 2012 n. 12852 ed anche nn. 10875, 20675 del 2013). Da quanto esposto consegue che le considerazioni svolte dalla Corte d'Appello di Napoli non sono condivisibili poiche', appunto, l'obbligazione assunta dal Fondo aveva natura previdenziale e dunque non era applicabile alla fattispecie in esame la disciplina delle obbligazioni in solido. La prescrizione del diritto alla prestazione non poteva decorrere, ai sensi dell'articolo 2935 c.c., prima del perfezionarsi della fattispecie attributiva, che condiziona la proponibilita' della domanda all'INPS. Il termine di prescrizione di un anno non veniva interrotto nei confronti del Fondo durante la procedura fallimentare a carico del datore di lavoro. Poiche' risulta accertato e non contestato che il ricorrente aveva presentato domanda all'INPS in data 12 maggio 2004 e che il ricorso giudiziario era stato proposto solo il 20 giugno 2007 ne deriva che all'epoca dell'instaurazione del giudizio il termine annuale di prescrizione dei crediti azionati era ormai spirato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 9 giugno 2014, n. 12971 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE L Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CURZIO Pietro – Presidente Dott. BLASUTTO Daniela – Consigliere Dott. GARRI Fabrizia – rel. Consigliere Dott. MANCINO Rossana – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 20 giugno 2014, n. 14110. Anche con riferimento all'art. 3, secondo comma, della Legge n. 903 del 1977 – il cui testo è stato trasfuso nel comma 5 dell'art. 22 del denunciato DLgs n. 1 del 2001, poi abrogato dal DLgs n. 198 del 2006 – la regula iuris, qui ribadita, essendovi perfetta equivalenza, ai fini della progressione in carriera (automatica o no), fra periodi di effettivo servizio e periodi di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità, ove la contrattazione collettiva ricolleghi la promozione all'anzianità di servizio, in questa, anche se intesa come servizio effettivo, devono computarsi i periodi di astensione obbligatoria, tranne che la stessa contrattazione subordini la promozione a particolari requisiti
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 20 giugno 2014, n. 14110 Svolgimento del processo La Corte di Appello di Brescia, confermando la sentenza del Tribunale di quella stessa sede, rigettava la domanda di B.L. , proposta nei confronti della Camera di Commercio e dell’Industria Artigianato ed Agricoltura di Breccia di cui era dipendente, avente...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 16 giugno 2014, n. 13653. In tema di risarcimento del danno da fatto illecito extracontrattuale, se la liquidazione viene effettuata per equivalente, e cioè con riferimento al valore del bene perduto dal danneggiato all'epoca del fatto illecito, espresso poi in termini monetari che tengano conto della svalutazione monetaria intervenuta fino alla data della decisione definitiva (anche in sede di rinvio), è dovuto il danno da ritardo, cioè il lucro cessante provocato dal ritardato pagamento della suddetta somma, che deve essere provato dal creditore. La prova può essere data e riconosciuta dal giudice mediante criteri presuntivi ed equitativi e quindi anche mediante l'attribuzione degli interessi. Se il giudice adotta, come criterio di risarcimento del danno da ritardato adempimento, quello degli interessi, fissandone il tasso, mentre è escluso che gli interessi possano essere calcolati dalla data dell'illecito sulla somma liquidata per il capitale, rivalutata definitivamente, è consentito invece calcolare gli interessi con riferimento ai singoli momenti (da determinarsi in concreto, secondo le circostanze del caso) con riguardo ai quali la somma, equivalente al bene perduto, si incrementa nominalmente, in base agli indici prescelti di rivalutazione monetaria, ovvero ad un indice medio. Gli interessi non vanno calcolati né sulla somma originaria né su quella rivalutata al momento della liquidazione, ma computati sulla somma originaria rivalutata anno per anno, ovvero sulla somma rivalutata in base ad un indice medio
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 16 giugno 2014, n. 13653 Svolgimento del processo 1. D.F.O. , gestore di una stazione di carburante AGIP, convenne in giudizio la AGIP Petroli s.p.a., davanti al Tribunale di Teramo, per ottenere il risarcimento dei danni da lui subiti a causa dell’improvviso scorrimento in basso di un espositore...