Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 23 febbraio 2015, n. 7960 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUSCO Carlo Giuseppe – Presidente Dott. ZOSO Liana Maria T. – Consigliere Dott. GRASSO Giuseppe – Consigliere Dott. IANNELLO Emilio – rel....
Categoria: Cassazione penale 2015
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 23 febbraio 2015, n. 7912. Fissata, nuovamente, la linea di confine tra disturbo derivante da rumori eccessivi e disturbo prodotto attraverso l'esercizio di mestieri rumorosi, ipotesi costituenti i reati rispettivamente del primo e secondo comma dell'art. 659 c.p.. Chiarita anche la differenza con l'illecito amministrativo previsto dalle legge n. 447 del 1995
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 23 febbraio 2015, n. 7912 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. TERESI Alfredo – Presidente Dott. FRANCO Amedeo – rel. Consigliere Dott. MULLIRI Guicla – Consigliere Dott. GRAZIOSI Chiara – Consigliere Dott. ANDRONIO...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 9 marzo 2015, n. 9957. L'elemento materiale del reato previsto dall'art. 651 cod. pen. consiste nel rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità e non nella mancata esibizione di un documento, che costituisce violazione degli artt. 4, comma secondo, T.U.L.P.S. e 294 del relativo regolamento: pertanto, l'indicazione orale delle proprie generalità è sufficiente ad escludere il reato
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 9 marzo 2015, n. 9957 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 26.6.2013, il Tribunale di Messina in composizione monocratica condannava D.M.D. alla pena di 150,00 euro di ammenda per essersi rifiutato di fornire ai Carabinieri del R.O.N.R. di quella città i propri documenti e le proprie generalità,...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 9 marzo 2015, n. 9951. Le false dichiarazioni degli invalidi costituiscono falso materiale in scrittura privata, perché tale è la natura delle scritture allegate ai numerosi ricorsi al Prefetto presentati dall'imputato. Tali scritture non sono destinate ad essere trasfuse in alcun atto pubblico destinato a provare la verità dei fatti attestati. Sul punto il delitto previsto dall'art. 483 cod. pen. sussiste qualora l'atto pubblico, nel quale la dichiarazione del privato è trasfusa, sia destinato a provare la verità dei fatti attestati e, cioè, quando una norma giuridica obblighi il privato a dichiarare il vero ricollegando specifici effetti all'atto-documento nel quale la dichiarazione è inserita dal pubblico ufficiale ricevente
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 9 marzo 2015, n. 9951 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 8/5/2014, il Gup di Milano dichiarava non doversi procedere nei confronti di C.G. imputato di falso in atto pubblico e truffa aggravata con la formula perché il fatto non sussiste con riferimento al reato di...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 6 marzo 2015, n. 9792. Il responsabile di un industria alimentare, intesa quale esercizio della preparazione, trasformazione, fabbricazione, confezionamento, deposito, trasporto, distribuzione, manipolazione, vendita, fornitura e somministrazione di prodotti alimentari, deve garantire che tali operazioni siano effettuate in modo igienico, gravando diversamente sullo stesso la responsabilità prevista dall'art. 5 della legge 30 aprile 1962 n. 283 che si riferisce a tutti i soggetti che concorrono alla immissione sul mercato di prodotti alimentari destinati al consumo e non conformi alle prescrizioni igienico-sanitarie. Secondo la norma dell'art. 5 della legge 30 aprile 1962 n. 283, i destinatari delle sue disposizioni sono infatti tutti coloro che concorrono alla immissione sul mercato di prodotti destinati al consumo e non conformi alle prescrizioni igienico sanitarie e quindi tanto i fabbricanti che i rivenditori. Questi ultimi, peraltro, sono da riconoscersi esenti da responsabilità, unicamente quando la non ottemperanza ai precetti della legge riguardi i requisiti intrinseci o la composizione dei prodotti, le condizioni interne degli involucri e cioè ogni qualvolta essi non abbiano la possibilità di controllare fa qualità e la condizione del prodotto posto in vendita . Nel qual ultimo caso la responsabilità grava sul produttore, in quanto in caso di accertata difformità della sostanza alimentare posta in vendita dai requisiti di commestibilità prescritti, la responsabilità del rivenditore viene meno (e, dunque, è il produttore a doverne rispondere) quando trattasi di prodotti posti in vendita in confezioni originali, riscontrati affetti da irregolarità attinenti i loro requisiti intrinseci, o la loro composizione, o le condizioni interne dei recipienti (come nel caso di specie, essendo stato rinvenuto un corpo estraneo), in relazione ai quali il rivenditore non ha la possibilità di controllare la qualità o la condizione del prodotto posto in vendita, non potendosi ammettere, da parte di costui, manomissioni del recipiente o dell'involucro
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 6 marzo 2015, n. 9792 Ritenuto in fatto 1. D.S.G. ha proposto ricorso, a mezzo del difensore fiduciario cassazionista, avverso la sentenza del tribunale di RIETI emessa in data 24/09/2013, depositata in data 24/10/2013, con cui il medesimo, all’esito del dibattimento, era stato condannato alla pena condizionalmente...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 9 marzo 2015, n. 9962. Il mancato esercizio dei potere dei giudice del dibattimento di disporre d'ufficio l'assunzione di nuovi mezzi di prova a norma dell'art. 507 cod.proc.pen. (il cui esercizio postula – come condizioni necessarie – l'assoluta necessità dell'iniziativa del giudice, il carattere di decisività della prova e il fatto che non esorbiti dall'ambito delle prospettazioni delle parti: Sez. Un. n. 41281 del 17/10/2006, Rv. 234907) non richiede un'espressa motivazione, quando dalla valutazione delle risultanze probatorie operata dal giudice possa implicitamente evincersi la superfluità di un'eventuale integrazione istruttoria
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 9 marzo 2015, n. 9962 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza pronunciata il 20.05.2013 il Tribunale di Taranto ha condannato l’imputata V.G., concesse le attenuanti generiche, alla pena (sospesa) di € 250 di ammenda, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni, da liquidarsi in...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 6 marzo 2015, n. 9855. Ai fini dell'operatività della così detta clausola di equivalenza di cui all'art. 40, cpv. cod. pen., nell'accertamento degli obblighi impeditivi gravanti sul soggetto che versa in posizione di garanzia, l'interprete deve tenere presente la fonte dai cui scaturisce l'obbligo giuridico protettivo, che può essere la legge, il contratto, la precedente attività svolta, o altra fonte obbligante- e, in tale ambito ricostruttivo, al fine di individuare lo specifico contenuto dell'obbligo – come scaturente dalla determinata fonte di cui si tratta – occorre valutare sia le finalità protettive fondanti la stessa posizione di garanzia, sia la natura dei beni dei quali è titolare il soggetto garantito, che costituiscono l'obiettivo della tutela rafforzata, alla cui effettività mira la clausola di equivalenza
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 6 marzo 2015, n. 9855 Ritenuto in fatto 1. Il G.i.p. presso il Tribunale di Milano, con sentenza in data 10.02.2012, resa all’esito di giudizio abbreviato, assolveva C.N. , T.E. e Pa.St. dal reato di omicidio colposo loro ascritto, per non aver commesso il fatto. Agli odierni imputati,...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 6 marzo 2015, n. 9863. Premessa la volontarietà della condotta necessaria ai fini del controllo, la mancata adeguata espirazione, cui consegue l'emissione di scontrino indicante la dicitura (ma con indicazione del tasso alcolemico), in assenza di fattori condizionanti l'emissione di aria (quali patologie atte a incidere sulle capacità respiratorie del soggetto), non può essere ritenuta tale da rendere l'esito dell'esame inattendibile. Ne consegue che, nella descritta situazione, alternativamente, o gli esiti dell'esame sono ritenuti idonei a fondare il giudizio di responsabilità per il reato contestato, secondo l'esito del test effettuato, o conducono a ritenere configurabile il reato di cui all'art.186, comma 7, cod. strada in ragione della dimostrata indisponibilità del soggetto a sottoporsi validamente all'accertamento
Corte di Cassazione sezione IV sentenza 6 marzo 2015, n. 9863 Ritenuto in fatto 1. La Corte di Appello di Torino, con sentenza del 3/04/2014, riformando la formula assolutoria pronunciata in primo grado dal Tribunale di Alba in esito a giudizio abbreviato, ha riqualificato il fatto come violazione dell’art.186 lett. a) d.lgs. 30 aprile 1992,...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 23 febbraio 2015, n. 7941. Non tutte le ipotesi di disastro previste dal Capo 1 del Titolo 6 del Libro 2 del codice penale (delitti contro l'incolumita' pubblica) hanno di necessita' le caratteristiche di un macroevento
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 23 febbraio 2015, n. 7941 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. DI TOMASSI M. – rel. Consigliere Dott. CAVALLO Aldo – Consigliere Dott. CAPRIOGLIO Piera M.S. – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 19 febbraio 2015, n. 7654. Seppur condivisibile il riconoscimento di poteri discrezionali all'amministrazione penitenziaria circa l'individuazione delle ragioni di sicurezza idonee ad impedire il colloquio visivo tra familiari detenuti, di cui uno al regime differenziato, occorre considerare i diritti personali che verrebbero limitati oltremisura e, quindi, valutare la possibilità di rimedi volti a contemperare queste opposte esigenze, quale, ad esempio, l'utilizzo della videoconferenza
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 19 febbraio 2015, n. 7654 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CORTESE Arturo – Presidente Dott. CAIAZZO Luigi – Consigliere Dott. CAVALLO Aldo – Consigliere Dott. BONI Monica – rel. Consigliere Dott. MAGI...