Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 20 marzo 2015, n. 11647 Ritenuto in fatto 1.1 Con sentenza del 24 ottobre 2013 la Corte di Appello di Lecce, in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Brindisi in data 30 marzo 2012 con la quale L.M. , imputata dei reati di cui agli artt....
Categoria: Cassazione penale 2015
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 5 febbraio 2015, n. 5397. Non integra il reato di disastro aviatorio qualsiasi precipitare a terra di un aeromobile governato dalla sola forza di gravità ma va accertato, con verifica ex ante, alla luce degli elementi concretamente determinatisi, quali le dimensioni del mezzo, il numero dei passeggeri che può essere trasportato, il luogo effettivo di caduta, l'espansività e la potenza del danno materiale, se il fatto era in grado di esporre a pericolo l'integrità fisica di un numero indeterminato di persone nella sfera di esplicazione del fatto
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 5 febbraio 2015, n. 5397 Ritenuto in fatto -1- M.J.O. è stato tratto a giudizio davanti al Tribunale di Firenze per rispondere del reato di cui all’art. 449 cod. pen., in relazione all’art. 428 co. 1 dello stesso codice (disastro colposo a seguito di caduta di aeromobile...
Corte Costituzionale, sentenza n. 43 del 19 marzo 2015. Dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 14, comma 1, della legge 8 agosto 1991, n. 274 (Acceleramento delle procedure di liquidazione delle pensioni e delle ricongiunzioni, modifiche ed integrazioni degli ordinamenti delle Casse pensioni degli istituti di previdenza, riordinamento strutturale e funzionale della Direzione generale degli istituti stessi), nella parte in cui non prevede che, allorché la malattia, contratta per causa di servizio, insorga dopo i cinque anni dalla cessazione dal servizio, il termine quinquennale di decadenza per l’inoltro della domanda di accertamento della dipendenza delle infermità o delle lesioni contratte, ai fini dell’ammissibilità della domanda di trattamento privilegiato, decorra dalla manifestazione della malattia stessa
Sentenza 43/2015 Giudizio Presidente CRISCUOLO – Redattore SCIARRA Udienza Pubblica del 24/02/2015 Decisione del 25/02/2015 Deposito del 19/03/2015 Pubblicazione in G. U. Norme impugnate: Art. 14, c. 1°, della legge 08/08/1991, n. 274. Massime: Atti decisi: ord. 91/2014 SENTENZA N. 43 ANNO 2015 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE COSTITUZIONALE composta...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 6 marzo 2015, n. 9892. La notifica mediante posta elettronica certificata è valida ed efficace, trattandosi di uno strumento di comunicazione di atti ed avvisi a soggetti diversi dall'imputato previsto direttamente dalla legge, per cui il destinatario dell'atto non può eccepire di non aver letto il messaggio o di non averlo ricevuto per difficoltà tecniche o malfunzionamenti della rete telefonica o telematica presso lo studio professionale
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 6 marzo 2015, n. 9892 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ZECCA Gaetanino – Presidente Dott. BLAIOTTA Rocco Marco – Consigliere Dott. ZOSO Liana M. – rel. Consigliere Dott. IANNELLO Emilio – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 19 marzo 2015, n. 11467. Nel delitto di rapina il profitto può concretarsi in qualsiasi utilità, anche solo morale, in qualsiasi soddisfazione o godimento che l'agente si riprometta di ritrarre, anche non immediatamente, dalla propria azione, purché questa sia attuata impossessandosi con violenza o minaccia della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene. Pertanto la Corte ha ritenuto che anche il fine di ottenere "un bacio" dalla parte offesa, in cambio della restituzione del monile sottratto, integra quell'utilità, anche solo morale, che qualifica il dolo specifico del reato di rapina, distinguendolo dalla violenza privata. Nel caso di specie il ricorrente riconosce di aver agito per perseguire un'utilità di carattere morale (non patrimoniale), sottraendo il telefono cellulare alla ex fidanzata, ma contesta il carattere "ingiusto" di tale utilità, osservando che l'azione dell'imputato è stata finalizzata esclusivamente a dimostrare al padre della sua (ex) fidanzata, attraverso i messaggini telefonici, i tradimenti perpetrati dalla figlia, e, dunque, l'esistenza di una relazione con un altro uomo “sicché l'intento del prevenuto è stato quello non già di conseguire un profitto ingiusto, bensì di dimostrare al genitore della sua ragazza l'ingiustizia e la scorrettezza del comportamento tenuto dalla figlia. A parere del Collegio, proprio tale riconosciuta finalità integra pienamente il requisito dell'ingiustizia del profitto morale che l'agente voleva ricavare dall'impossessamento del telefono cellulare della sua ex fidanzata
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 19 marzo 2015, n. 11467 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 20/11/2012, la Corte di appello di Bari confermava la sentenza del Gup presso il Tribunale di Barletta, in data 16/10/2006, che aveva condannato C.P. alla pena di anni due, mesi due di reclusione ed Euro.600,00...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 13 marzo 2015, n. 10972. La causalità omissiva è sostenuta non solo in presenza di leggi scientifiche universali o di leggi statistiche che esprimono un coefficiente prossimo alla certezza (ma che pur sempre impongono di accertare la irrilevanza di eventuali spiegazioni diverse eventualmente dedotte), ma può esserlo altresì quando ricorrano criteri medio bassi di probabilità cd. frequentista, nulla escludendo che "anch'essi, se corroborati dal positivo riscontro probatorio… circa la sicura non incidenza nel caso di specie di altri fattori interagenti in via alternativa, possano essere utilizzati per il riconoscimento giudiziale del necessario nesso di condizionamento
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 13 marzo 2015, n. 10972 Ritenuto in fatto 1. La Corte di appello di Palermo ha confermato la sentenza resa dal Tribunale, che aveva ritenuto C.G. responsabile del reato di cui all’art. 589 cod.pen., condannandolo a otto mesi di reclusione, per aver cagionato la morte di Ca.Ro. ,...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 18 marzo 2015, n. 11394. Ai fini dell'integrazione del reato di abuso d'ufficio (art. 323 cod. pen.)
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 18 marzo 2015, n. 11394 Fatto e diritto Premesso che con la decisione indicata in epigrafe la Corte d’Appello di Trieste ha disposto la sostituzione, con multa pari a 6840 Euro, della pena detentiva di mesi sei di reclusione irrogata con sentenza del Tribunale di Udine del 15...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 18 marzo 2015, n. 11409. Il limite immanente all'esercizio del diritto di critica
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 18 marzo 2015, n. 11409 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 6.4.2011 il Tribunale di Rimini confermava la sentenza con la quale, in data 4.11.2009, il locale Giudice di Pace aveva assolto R.G. dal delitto di cui all’art. 595 c.p. ascrittogli, per aver diffamato, la società Petroltecnica...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 18 marzo 2015, n. 11352. In caso di procedure conciliative o di adesione, presupposto della applicabilità della circostanza attenuante è l'intervenuta integrale estinzione del debito d'imposta. L'attenuante in questione, non è applicabile in caso di rateizzazione del debito di imposta già iscritto a ruolo e indicato nella cartella di pagamento, atteso che il riconoscimento del beneficio è subordinato all'integrale ed effettiva estinzione dell'obbligazione tributaria. E l'avvenuto puntuale pagamento delle eventuali rate già scadute non garantisce certamente il pagamento delle successive rate a scadere
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 18 marzo 2015, n. 11352 Ritenuto in fatto La Corte di Appello di Venezia, pronunciando nei confronti dell’odierno ricorrente M.R. , con sentenza del 28.4.2014, confermava la sentenza del GUP presso il Tribunale di Verona, emessa in data 17.1.2013, con condanna al pagamento delle spese processuali. Il GUP...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 18 marzo 2015, n. 11406. Il delitto di sostituzione di persona qualsiasi condotta ingannevole tesa a far attribuire all'agente, da parte del soggetto passivo, un falso nome o un falso stato o false qualità personali cui la legge attribuisce specifici effetti giuridici, richiedendosi, sotto il profilo dell'elemento soggettivo del reato, il dolo specifico, consistente nel fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio patrimoniale o non patrimoniale o anche di recare ad altri un danno
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 18 marzo 2015, n. 11406 Fatto e diritto 1. Con sentenza pronunciata il 12.3.2013 la corte di appello di Catania confermava la sentenza con cui il tribunale Catania, sezione distaccata di Giarre, in data 19.5.2011, aveva condannato alla pena ritenuta di giustizia ed al risarcimento dei danni derivanti...