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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 24 novembre 2015, n. 46500. Affermata la piena utilizzabilità nel processo penale del p.v.c. quale atto irripetibile, nella misura in cui riproduca situazioni di fatto esistenti in un determinato momento e suscettibili di modificazioni. Confermato, al contempo, la rilevanza in sede penale del cosiddetto accertamento induttivo compiuto dagli uffici finanziari

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 24 novembre 2015, n. 46500 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MANNINO Saverio F. – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – rel. Consigliere Dott. GRAZIOSI Chiara – Consigliere Dott. ACETO Aldo – Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 11 dicembre 2015, n. 49145. La millanteria che integra il reato di cui all’art. 346 cod. pen. può essere sia esplicita sia implicita. In tale ultimo caso, non è necessario che l’agente vanti espressamente credito presso un pubblico ufficiale o presso un pubblico impiegato che presti un servizio pubblico, essendo sufficiente un comportamento che ingeneri la ragionevole persuasione di essere in grado di potere usare un particolare ascendente sulle decisioni di organi della pubblica amministrazione. E ciò in quanto, l’interesse primario tutelato dalla norma di cui all’art. 346 cod. pen. è il prestigio della pubblica amministrazione, che è offeso quando un suo organo, anche se non specificamente indicato, viene fatto apparire come corrotto o corruttibile o quando la sua attività funzionale viene fatta apparire come ispirata a caratteri incompatibili con quelli di imparzialità o correttezza cui la stessa pubblica amministrazione deve ispirarsi ex lege. Il reato di millantato credito può concorrere formalmente con quello di truffa, stante la diversità dell’oggetto della tutela penale, rispettivamente consistente nel prestigio della P.A. e nella protezione del patrimonio

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 11 dicembre 2015, n. 49145 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Reggio Calabria riformava parzialmente la sentenza del Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale della medesima città del 15 ottobre 2012 che, all’esito di giudizio abbreviato, aveva dichiarato T.R. responsabile di...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 23 novembre 2015, n. 46359. Integra il delitto di calunnia la condotta dell’imputato che non si limiti a ribadire l’insussistenza delle accuse a suo carico, ma rivolga all’accusatore, di cui conosca l’innocenza, accuse specifiche, circostanziate e determinata di un fatto concreto e dunque idonee a determinare la possibilità dell’inizio di un’indagine penale nei suoi confronti, atteso che, in tale ipotesi, non ricorrono le condizioni richieste perchè si configuri il legittimo esercizio del diritto di difesa e quindi la causa di giustificazione di cui all’art. 51 cod. pen. Ricorrono dunque gli estremi del reato di calunnia quando l’imputato, travalicando il rigoroso rapporto funzionale tra la sua condotta e la confutazione dell’imputazione, non si limiti a ribadire la insussistenza delle accuse a suo carico, ma assuma ulteriori iniziative dirette a coinvolgere altri, di cui conosce l’innocenza, nella incolpazione, specifica e circostanziata, di un fatto concreto e da ciò derivi la possibilità di inizio di un’indagine penale da parte dell’autorità

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 23 novembre 2015, n. 46359 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROTUNDO Vincenzo – Presidente – Dott. MOGINI Stefano – Consigliere – Dott. CALVANESE Ersilia – Consigliere – Dott. SCALIA Laura – Consigliere...

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 23 novembre 2015, n. 46415. Viola la normativa antiriciclaggio l’impiegata delle Poste che non identifica il diretto beneficiario del prestito, fidandosi della professionista che lo chiede in suo nome

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 23 novembre 2015, n. 46415 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROMIS Vincenzo – Presidente Dott. CIMAPI Francesco Maria – Consigliere Dott. MONTAGNI Andrea – Consigliere Dott. PEZZELLA Vincenzo – rel. Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 23 novembre 2015, n. 46400. La mancata adozione di ordinanze contingibili ed urgenti integra il delitto di omissione di atti di ufficio e la violazione di regole cautelari finalizzate ad evitare eventi offensivi della persona

Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 23 novembre 2015, n. 46400 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROMIS Vincenzo – Presidente Dott. IZZO Fausto – Consigliere Dott. MASSAFRA Umberto – rel. Consigliere Dott. CIAMPI Francesco Maria – Consigliere Dott....

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza del 27 ottobre 2015, n. 43319. In forza della regola della “autosufficienza” del ricorso, operante anche in sede penale, il ricorrente che intenda dedurre in sede di legittimità il travisamento di una prova testimoniale ha l’onere di suffragare la validità del suo assunto mediante la completa trascrizione dell’integrale contenuto delle dichiarazioni rese dal testimone, non consentendo la citazione di alcuni brani delle medesime l’effettivo apprezzamento del vizio dedotto

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza del 27 ottobre 2015, n. 43319 LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIANDANESE Franco – Presidente – Dott. DAVIGO P. – rel. Consigliere – Dott. RAGO Geppino – Consigliere – Dott. PELLEGRINO Andrea – Consigliere – Dott. RECCHIONE Sandra –...