Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 24 marzo 2015, n. 12227 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente Dott. GRILLO Renato – Consigliere Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. ANDREAZZA Gastone – rel. Consigliere Dott. ACETO Aldo...
Categoria: Cassazione penale 2015
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 9 aprile 2015, n. 14554. La figura di reato prevista dall’art. 56 c.p., che ha come suo presupposto il compimento di atti finalizzati (“diretti in modo non equivoco”) alla commissione di un delitto, non ricomprende quelle condotte rispetto alle quali un evento delittuoso si prospetta come accadimento possibile o probabile non preso in diretta considerazione dall’agente, che accetta il rischio dei suo verificarsi (c.d. dolo eventuale), ricomprendendo invece gli atti rispetto ai quali l’evento specificamente richiesto per la realizzazione della fattispecie delittuosa di riferimento si pone come inequivoco epilogo della direzione della condotta, accettato dall’agente che prevede e vuole, con scelta sostanzialmente equipollente, l’uno o l’altro degli eventi causalmente ricollegabili alla sua condotta cosciente e volontaria (c.d. dolo diretto alternativo), o specificamente voluto come mezzo necessario per raggiungere uno scopo finale o perseguito come scopo finale (c.d. dolo diretto intenzionale). L’ipotesi del tentativo, pertanto, mentre non è compatibile con il dolo eventuale, lo è con quella particolare forma di dolo diretto che è il dolo alternativo. II dolo alternativo, infatti, sussiste se l’agente si rappresenta e vuole indifferentemente l’uno o l’altro degli eventi causalmente ricollegabili alla sua condotta cosciente e volontaria, sicché già al momento della realizzazione dell’elemento oggettivo dei reato egli deve prevederli entrambi. Si ha, invece, dolo eventuale allorquando l’agente, ponendo in essere una condotta diretta ad altri scopi, si rappresenti la concreta possibilità dei verificarsi di una diversa conseguenza della propria condotta e, ciononostante, agisca accettando il rischio di cagionarla. Ne consegue che, come già detto, il dolo eventuale non è configurabile nel caso di delitto tentato, in quanto è ontologicamente incompatibile con la direzione univoca degli atti compiuti nel tentativo, che presuppone il dolo diretto. AI contrario, vi è compatibilità tra tentativo penalmente punibile e dolo alternativo, poiché la sostanziale equivalenza dell’uno e dell’altro evento, che l’agente si rappresenta indifferentemente come eziologicamente collegabili alla sua condotta e alla sua cosciente volontà, comporta che questa forma di dolo è diretta, atteso che ciascuno degli eventi è ugualmente voluto dal reo
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 9 aprile 2015, n. 14554 Fatto e diritto 1. Con sentenza pronunciata il 19.6.2013 il giudice di pace di Dorgali condannava alla pena ritenuta di giustizia S.M.A. per il solo reato di cui al capo c) dell’imputazione, riguardante il delitto di tentativo di lesioni volontarie, commesso in danno...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 23 marzo 2015, n. 12200. Investita del ricorso avente ad oggetto l’ordinanza con la quale, in sede di opposizione alla richiesta di archiviazione, il giudice ha indicato al p.m. di compiere nuove indagini ex art. 409, comma 4, c.p.p., la Corte di cassazione, con la sentenza n. 12200/2015, ha affermato l’impugnabilità del provvedimento in tal senso adottato dal G.i.p. e la nullità dello stesso se emesso in violazione delle forme prescritte dall’art. 127, commi 1 e 5, c.p.p.
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 23 marzo 2015, n. 12200 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DUBOLINO Pietro – Presidente Dott. BEVERE Antonio – Consigliere Dott. DE BERARDINIS Silvana – Consigliere Dott. DE MARZO G. – rel. Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 23 marzo 2015, n. 12140. Diversamente da quanto accade per la confisca di prevenzione di cui all’art. 24, d.lgs. n. 159/2011 (c.d. codice antimafia), in tema di confisca disposta ai sensi dell’art. 12-sexies, l. n. 356/1992 (c.d. confisca allargata), la sproporzione tra i beni posseduti e le attività economiche del proposto può essere giustificata adducendo proventi da evasione fiscale
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 23 marzo 2015, n. 12140 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GENTILE Mario – Presidente Dott. FIANDANESE Franco – Consigliere Dott. RAGO Geppino – Consigliere Dott. ALMA Marco Maria – Consigliere Dott. BELTRANI Sergio...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 23 marzo 2015, n. 12019. L’evento del reato di getto pericoloso di cose di cui all’art. 674 c.p. consiste nella molestia, che prescinde dal superamento di eventuali valori soglia previsti dalla legge, essendo sufficiente quello del limite della stretta tollerabilità, mentre qualora difetti la possibilità di accertare obiettivamente, con adeguati strumenti, l’intensità delle emissioni, il giudizio sull’esistenza e sulla non tollerabilità delle stesse ben può basarsi sulle dichiarazioni di testimoni
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 23 marzo 2015, n. 12019 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente Dott. GRAZIOSI Chiara – Consigliere Dott. PEZZELLA Vincenzo – Consigliere Dott. SCARCELLA Alessio – Consigliere Dott. MENGONI Enrico –...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 23 marzo 2015, n. 12014. Con errato “copia e incolla” si afferma che il difensore ha rinunziato a una richiesta: sentenza annullabile
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 23 marzo 2015, n. 12014 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. ORILIA Lorenzo – rel. Consigliere Dott. RAMACCI Luca – Consigliere Dott. GAZZARA Santi...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 23 marzo 2015, n. 12011. la notifica dell’avviso di accertamento a mani del curatore fallimentare non può ritenersi validamente effettuata da parte dell’Istituto previdenziale ai fini della decorrenza del termine di tre mesi concesso al datore di lavoro per provvedere alla regolarizzazione del pagamento del debito contributivo, così da integrare la causa di non punibilità di cui all’art. 2, comma primo-bis, D.L. n. 463 del 1983 (conv. in legge n. 638 del 1983)
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 23 marzo 2015, n. 12011 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. ORILIA Lorenzo – rel. Consigliere Dott. GAZZARA Santi – Consigliere Dott. ACETO Aldo – Consigliere Dott. GENTILI...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 25 marzo 2015, n.12638. La confisca di cui al d. lg. n. 159 del 2011
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II SENTENZA 25 marzo 2015, n.12638 Ritenuto in fatto Con decreto del 25/09/2014, la Corte di Appello di Bologna confermava il decreto con il quale, in data 18/06/2013, il Tribunale di Modena aveva applicato a N.M. la misura di prevenzione della confisca dei beni ex d. lgs. n. 159 del...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 16 marzo 2015, n. 11136. In tema di obblighi impeditivi di cui all’art. 40, comma 2, c.p.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 16 marzo 2015, n. 11136 Presidente Claudio D’Isa Ritenuto in fatto 1. Il Tribunale di Alba, sezione distaccata di Bra, con sentenza in data 5.08.2011, affermava la penale responsabilità di C.M. , in riferimento al reato di omicidio colposo ascrittole, in concorso con altri, condannando la...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 19 febbraio 2015, n. 7715. In tema di diritto di critica, ai fini della applicazione dell’esimente, non può prescindersi dal requisito della verità del fatto storico ove tale fatto sia posto a fondamento della elaborazione critica. Ne consegue che risponde di diffamazione il giornalista che nel suo articolo, in commento ad una vignetta, attribuisce all’autore della stessa una frase che non è assolutamente desumibile dalle caratteristiche grafiche della vignetta
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 19 febbraio 2015, n. 7715 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 21 ottobre 2013 la Corte d’Appello di Roma, in ciò parzialmente confermando la decisione assunta dal locale tribunale, ha riconosciuto C.G. e P.A. responsabili rispettivamente dei delitti di diffamazione a mezzo stampa e...