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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50150. Poiché nel delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni la condotta violenta o minacciosa non è fine a se stessa, ma è strettamente connessa alla finalità dell’agente di far valere il preteso diritto, rispetto al cui conseguimento si pone come elemento accidentale, non può mai consistere in manifestazioni sproporzionate e gratuite di violenza. Quando la minaccia, dunque, si estrinseca in forme di tale forza intimidatoria e di sistematica pervicacia che vanno al di là di ogni ragionevole intento di far valere un diritto, allora la coartazione dell’altrui volontà, è finalizzata a conseguire un profitto che assume ex se i caratteri dell’ingiustizia. Con la conseguenza che in determinate circostanze e situazioni anche la minaccia dell’esercizio di un diritto, in sè non ingiusta, può diventare tale, se le modalità denotano soltanto una prava volontà ricattatoria, che fanno sfociare l’azione in mera condotta estorsiva

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 21 dicembre 2015, n. 50150 Ritenuto in fatto Con sentenza del 27.11 .2013 la Corte d’Appello di Brescia in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Brescia in data 27.11.2012 , su appello del Pubblico Ministero, condannava A.T. per il delitto di estorsione aggravata come originariamente contestato...

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Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50139. In tema di circonvenzione di incapace, nella nozione di “deficienza psichica” di cui all’art.643 c.p., che ricomprende qualsiasi minorazione della sfera volitiva ed intellettiva che agevoli la suggestiona biIità della vittima e ne riduca i poteri di difesa contro le altrui insidie. La prova dell’induzione non deve necessariamente essere raggiunta attraverso episodi specifici, ben potendo essere anche indiretta, indiziaria e presunta, cioè risultare da elementi gravi, precisi e concordanti come la natura degli atti compiuti e l’incontestabile pregiudizio da essi derivato. Ai sensi del tenore letterale dell’art. 643 c.p., il pregiudizio dell’atto può attingerne tanto l’autore (colpito dalla menomazione inferta alla propria libertà di testare) quanto altri ed è innegabile l’idoneità pregiudizievole, verso i successibili legittimi, del testamento che istituiva come erede universale l’odierno ricorrente

Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 21 dicembre 2015, n. 50139 Svolgimento del processo Con sentenza del 3.7.2014, la Corte d’Appello di Lecce confermava la decisione di primo grado che aveva condannato R.G. alla pena di anni due mesi due di reclusione e € 600,00 di multa per il reato di cui agli artt.81,...

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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 22 dicembre 2015, n. 50215. In materia edilizia, la natura precaria di un manufatto non può essere desunta dalla temporaneità della destinazione dell’opera come attribuitale dal costruttore, ma deve risultare dalla intrinseca destinazione materiale della stessa ad un uso realmente precario e temporaneo, per fini specifici, contingenti e limitati nel tempo, non risultando peraltro sufficiente la sua rimovibilità o il mancato ancoraggio al suolo. Nel caso di specie, il fatto che l’opera fosse adibita abitualmente al ricovero degli animali (pollaio) esclude, con tutta evidenza, la natura precaria della stessa ed il fatto che l’imputato fosse l’unico tra i comproprietari dell’immobile, ove insisteva il manufatto abusivo, ad utilizzarlo induce fondatamente a ritenere che egli fosse il committente dell’opera, stante la diretta utilizzazione della stessa da parte sua e l’assenza in zona degli altri comproprietari.

Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza  22 dicembre 2015, n. 50215 Ritenuto in fatto 1. S.G. ricorre per cassazione impugnando la sentenza emessa in data 19 febbraio 2015 dalla Corte d’appello di Potenza che ha confermato quella resa dal tribunale di Matera che aveva condannato il ricorrente alla pena di venti giorni di arresto...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 22 dicembre 2015, n. 50278. Rimesso alle sezioni unite il contrasto giurisprudenziale se contro l’ordinanza reiettiva della richiesta di messa alla prova, presentata o rinnovata nel dibattimento, possa presentarsi ricorso per cassazione o si possa presentare impugnazione unitamente alla sentenza ai sensi dell’art. 586 cod. proc. pen.

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 22 dicembre 2015, n. 50278 Ritenuto in fatto Dopo che, all’esito dell’udienza preliminare del 28/12/2012, era stato disposto il rinvio a giudizio dinanzi al Tribunale di Firenze di alcuni imputati, chiamati a rispondere del reato di cui all’art. 73 d.P.R. 9 ottobre 1990 n. 309, a seguito di...

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Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 21 dicembre 2015, n. 50063. Ai fini dell’integrazione degli estremi del requisito dell’enunciazione del fatto in forma chiara e precisa di cui ali’ art. 429 cod. proc. pen. , è sufficiente che, sulla base della contestazione, sia possibile individuare i tratti essenziali dei fatto di reato attribuito, con un adeguato livello di specificità, in modo da consentire all’imputato di difendersi in ordine ad ogni elemento di accusa

Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza  21 dicembre 2015, n. 50063   Ritenuto in fatto 1. M.G. ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata , con cui , in riforma della sentenza di condanna emessa in primo grado, è stato dichiarato non doversi procedere per prescrizione, confermando le statuizioni civili, in ordine...

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Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 11 dicembre 2015, n. 49066. Integra il reato di diffamazione pluriaggravata di cui agli artt. 227, commi 1 e 2, e 47 n. 2 cod. pen mil. pace la condotta del militare, sulla propria pagina personale di facebook, posta un commento denigratorio nei confronti di altro militare facilmente identificabile in ragione di riferimenti soggettivi, temporali, motivazionali e personali

SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE I SENTENZA 11 dicembre 2015, n. 49066 Ritenuto in fatto Con sentenza del 21 febbraio 2012 il Tribunale militare di Roma ha dichiarato S.F. responsabile del reato di diffamazione pluriaggravata di cui agli artt. 227, commi 1 e 2, e 47 n. 2 cod. pen. mil. pace, perché, nella qualità...