Suprema Corte di Cassazione S,U.P. sentenza 28 luglio 2015, n. 33040 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONI UNITE PENALI Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SANTACROCE Giorgio – Presidente Dott. CHIEFFI Severo – Consigliere Dott. FRANCO Amedeo – Consigliere Dott. CONTI Giovanni – Consigliere Dott. AMORESANO Silvio –...
Categoria: Cassazione penale 2015
Corte di Cassazione, S.U.P., sentenza 28 luglio 2015, n. 33041. E’ammissibile la richiesta di riesame presentata, ai sensi dell’art. 324 cod. proc. pen., avverso il decreto di sequestro preventivo dal difensore di fiducia nominato dal rappresentante dell’ente secondo il disposto dell’art. 96 cod. proc. pen. ed in assenza di un previo atto formale di costituzione a norma dell’art. 39 d.lgs 231/2001, a condizione che, precedentemente o contestualmente alla esecuzione del sequestro, non sia stata comunicata l’informazione di garanzia prevista dall’art. 57 del decreto legislativo medesimo. E’ inammissibile, per difetto di legittimazione rilevabile di ufficio ai sensi dell’art. 591 cod. proc. pen., la richiesta di riesame di decreto di sequestro preventivo presentata dal difensore dell’ente nominato dal rappresentante che sia indagato o imputato del reato da cui dipende l’illecito amministrativo, stante il generale e assoluto divieto di rappresentanza posto dall’art. 39, comma 1, del d.lgs. n. 231/2001.
Suprema Corte di Cassazione S.U.P. sentenza 28 luglio 2015, n. 33041 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONI UNITE PENALI Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SANTACROCE Giorgio – Presidente Dott. SIRENA Pietro Antoni – Consigliere Dott. SIOTTO Maria Cristin – Consigliere Dott. CONTI Giovanni – Consigliere Dott. AMORESANO...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 28 luglio 2015, n. 33021. L’imprenditore che preferisce utilizzare la liquidità disponibile per procurarsi materie prime, continuare le lavorazioni e pagare i dipendenti, versando i contributi previdenziali e assicurativi, quand’anche ciò sia provato e giustificato da finalità di impresa, cionondimeno realizza il presupposto dell’inadempimento consapevole all’obbligo di corresponsione in favore dell’Erario, avendo questi il preciso dovere di assicurare la relativa provvista
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 28 luglio 2015, n. 33021 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MANNINO Saverio F. – Presidente Dott. ORILIA Lorenzo – Consigliere Dott. GAZZARA Santi – rel. Consigliere Dott. GRAZIOSI Chiara – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 28 luglio 2015, n. 33027. La mancata prova dell’esistenza di debiti tributari societari e della notifica delle relative cartelle esattoriali preclude l’affermazione di responsabilità del liquidatore della società il quale provveda alla cessione di un credito ritenuta lecita e necessaria; ed invero, è necessario, al fine del coinvolgimento del liquidatore nella responsabilità penale per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, la prova rigorosa dell’elemento soggettivo (dolo specifico) in capo al medesimo, soprattutto quando la stessa viene ad essergli imputata a titolo di concorso
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 28 luglio 2015, n. 33027 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. DI NICOLA Vito – Consigliere Dott. ANDREAZZA Gastone – Consigliere Dott. ACETO Aldo – Consigliere Dott. MENGONI...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 28 luglio 2015, n. 33235. Non è ricorribile in cassazione, per il principio di tassatività delle impugnazioni, il provvedimento con cui la Corte d’appello si pronuncia, ai sensi dell’art. 27 del Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, sulla richiesta del pubblico ministero di sospensione dell’esecutività del decreto di revoca del sequestro
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 28 luglio 2015, n. 33235 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CONTI Giovann – Presidente Dott. CITTERIO C. – rel. Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. MOGINI Stefano – Consigliere Dott. PATERNO’...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 3 settembre 2015, n. 35920. Riguardo alla gravità degli indizi, poiché è compito primario ed esclusivo del Giudice che ha applicato la misura o che deve valutare il suo mantenimento e dei Tribunale dei riesame valutare “in concreto” le condizioni soggettive dell’indagato in relazione alle esigenze cautelari e rendere un’adeguata e logica motivazione al riguardo, mentre spetta alla Suprema Corte il compito di verificare, in relazione alla peculiare natura dei giudizio di legittimità e ai limiti che a esso ineriscono, se il giudice di merito abbia dato adeguatamente e congruamente conto delle ragioni poste a fondamento della decisione.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 3 settembre 2015, n. 35920 Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 30 aprile 2014 il Tribunale di Torino, costituito ai sensi dell’art. 310 cod. proc. pen., ha respinto l’appello proposto personalmente da G.A.J.Y. avverso l’ordinanza dell’8 aprile 2014, con la quale la Corte di appello di Torino...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 24 luglio 2015, n. 32674. Un atto può ritenersi molesto non solo in ragione dell’intrinseco contenuto, ma anche per il contesto in cui viene posto in essere e per le condizioni soggettive di chi lo subisce. E’ necessario essere in grado di apprezzare fino a che punto le condotte dell’imputato siano da ritenere oggettivamente moleste e soprattutto se la loro reiterazione abbia potuto qualificare la condotta come tipica in virtù delle peculiari condizioni soggettive della persona offesa
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 24 luglio 2015, n. 32674 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FUMO Maurizio – Presidente Dott. BRUNO Paolo Antonio – Consigliere Dott. PEZZULLO Rosa – Consigliere Dott. MICHELI Paolo – Consigliere Dott. PISTORELLI...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 27 luglio 2015, n. 32787. Nella individuazione dei reati rispetto ai quali è applicabile l’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova di cui all’articolo 168 bis del Cp e seguenti (“reati puniti…con la pena edittale detentiva non superiore al massimo a quattro anni, sola, congiunta o alternativa alla pena pecuniaria…”), deve aversi riguardo alla sola pena edittale, senza che si possa tenere conto della sussistenza di eventuali circostanze aggravanti, seppure a effetto speciale. Infatti, sul piano letterale, manca nella disciplina normativa alcun esplicito riferimento alla possibile incidenza delle eventuali aggravanti, mentre ogni volta che il legislatore ha voluto che si tenesse conto delle circostanze aggravanti lo ha espressamente previsto (cfr. articoli 4 del Cpp, 157 del Cp, 278 del Cpp, 131 bis del Cp). Inoltre, anche strutturalmente, ai fini della decisione sull’istanza presentata ex articolo 464 bis del Cpp, al giudice non è consentito pronunciarsi sulla fondatezza dell’accusa, dunque sulla configurabilità o meno del fatto aggravato, se non in termini negativi circa la sussistenza delle condizioni per la pronuncia di una sentenza di proscioglimento (da queste premesse, accogliendo il ricorso dell’imputato, la Corte, in una fattispecie in cui era contestato il reato di cui all’articolo 73, comma 5, del Dpr 9 ottobre 1990 n. 309, punito con una pena ricompresa nella soglia indicata dall’articolo 168 bis del Cp, ha annullato con rinvio l’ordinanza con cui il Gip aveva invece rigettato la richiesta di sospensione in ragione della ritenuta contestazione dell’aggravante a effetto speciale di cui all’articolo 80 del Dpr n. 309 del 1990, che secondo il giudicante avrebbe portato la pena oltre la soglia prevista per l’ammissibilità dell’istituto)
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 27 luglio 2015, n. 32787 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROMIS Vincenzo – Presidente Dott. MARINELLI Felicetta – Consigliere Dott. ZOSO Liana Maria T – Consigliere Dott. DOVERE Salvatore – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 27 luglio 2015, n. 32702. Il giudice può applicare la custodia cautelare in carcere in deroga ai limiti di legge quando ritiene inadeguata ogni misura cautelare meno afflittiva. Così ha stabilito la Cassazione per la quale la riforma della custodia cautelare, approvata con il D.l. 92/2014, convertito dalla legge 117/2014, che ha introdotto all’articolo 275 comma 2° bis limiti di applicabilità della custodia cautelare in carcere, non impedisce al giudice di adottare la misura più restrittiva se ritiene che altre misure meno afflittive siano inadeguate a soddisfare le esigenze cautelari. La Suprema corte ha così sottolineato l’importanza dell’esigenza di rimettere alla discrezionalità del giudice la valutazione della necessità di ricorrere o meno alla custodia cautelare in carcere
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 27 luglio 2015, n. 32702 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MANNINO Saverio F. – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. RAMACCI Luca – Consigliere Dott. ACETO Aldo – rel. Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 30 luglio 2015, n. 33763. Il giudice della udienza preliminare è chiamato ad una valutazione di effettiva consistenza del materiale probatorio a fondamento della accusa a carico dell’imputato, essendo tale condizione minima necessaria a giustificare la sottoposizione al processo. Ritenuta tale adeguatezza, se del caso esercitando il poteri di integrazione delle indagini che gli vengono riconosciuti, il gup dispone il rinvio a giudizio fatto salvo il caso in cui vi siano concrete ragioni per ritenere che non sia possibile giungere in alcun modo ad una prova di colpevolezza in dibattimento, a ciò non prestandosi il materiale individuato o che, ragionevolmente, potrebbe essere individuato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 30 luglio 2015, n. 33763 LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CONTI Giovanni – Presidente – Dott. CITTERIO Carlo – Consigliere – Dott. MOGINI Stefano – Consigliere – Dott. DI STEFANO Pierluig – rel. Consigliere – Dott. DI SALVO Emanuele...