Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 7 ottobre 2015, n. 40281 Ritenuto in fatto W.R. veniva tratto a giudizio dinanzi al Tribunale di Roma per il reato di cui all’art. 44 DPR 380/01 e condannato con sentenza del 4.11.2011 previa concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena. Con ordinanza del 7.3.2014 il Tribunale...
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Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 9 settembre 2015, n. 36377. Il reato permanente di cui all’art. 727 cod. pen. è integrato dalla detenzione degli animali con modalità tali da arrecare gravi sofferenze, incompatibili con la loro natura, avuto riguardo, per le specie più note (quali, ad esempio, gli animali domestici), al patrimonio di comune esperienza e conoscenza e, per le altre, alle acquisizioni delle scienze naturali
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 9 settembre 2015, n. 36377 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SQUASSONI Claudia – Presidente Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere Dott. ORILIA Lorenzo – Consigliere Dott. GRAZIOSI Chiara – Consigliere Dott. SCARCELLA Alessi...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 6 ottobre 2015, n. 40148. La dichiarazione con la quale la persona offesa ha chiesto “che vengano perseguiti i reati ravvisati” va qualificata come valida manifestazione del diritto di querela
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 6 ottobre 2015, n. 40148 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 9 maggio 2014 il Giudice di Pace di Bari ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di C. A. e G. V. in ordine al reato di ingiurie loro ascritto in concorso. Il giudice rilevava che...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 6 ottobre 2015, n. 40128. L’inesatta indicazione della data di comparizione per il dibattimento integra una nullità assoluta ai sensi degli artt. 601 commi terzo e sesto, 429 comma primo lett. f), 178 comma primo lett. c) e 179 comma primo cod. proc. pen., in quanto la trattazione della causa in giorno diverso da quello fissato per la comparizione nel decreto di citazione impedisce l’intervento dell’imputato e l’esercizio del diritto di difesa, equivalendo ad omessa citazione
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 6 ottobre 2015, n. 40128 Fatto e diritto 1. S. F., in proprio, ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza pronunciata in data 14/07/2014 dalla Corte di Appello di Ancona, deducendone la nullità in quanto l’udienza si era tenuta il 14/07/2014 nonostante nel decreto di citazione a...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 6 ottobre 2015, n. 40103. L’art. 167, comma 1, d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, intitolato “Trattamento illecito di dati”, punisce con la reclusione da uno a tre anni la condotta di chi, al fine di trame profitto per sé o per altri o di recare ad altri un danno, procede al trattamento di dati personali in violazione di quanto disposto dagli articoli 18, 19, 23, 123, 126 e 130, ovvero in applicazione dell’articolo 129, “se dal fatto deriva nocumento”. Il precedente art. 35, legge 31 dicembre 1996, n. 675 (abrogato dall’art. 183, d.lgs. n. 196 del 2003), intitolato “Trattamento illecito di dati personali”, descriveva la condotta nei seguenti termini: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di trame per sé o per altri profitto o di recare ad altri un danno, procede al trattamento di dati personali in violazione di quanto disposto dagli articoli 11, 20 e 27, è punito con la reclusione sino a due anni o, se il fatto consiste nella comunicazione o diffusione, con la reclusione da tre mesi a due anni”. La pena era aggravata “se dal fatto deriva nocumento”. Per “nocumento” deve intendersi un pregiudizio giuridicamente rilevante di qualsiasi natura patrimoniale o non patrimoniale, subito dalla persona alla quale si riferiscono i dati o le informazioni protetti. Il nocumento può anche coincidere, nei fatti, con il c.d. “danno-evento” di matrice civilistica ma non è giuridicamente sovrapponibile ad esso e soprattutto non va confuso con il c.d. “danno-conseguenza” risarcibile ai sensi degli artt. 185, cod. pen., e 2043 e 2059, cod. civ. Il “nocumento” assolve alla funzione di dare “effettività” alla tutela della riservatezza dei dati personali ed ha un suo nucleo di dannosità che è certamente meno ampio di quello civilistico e non può essere confuso con esso
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 6 ottobre 2015, n. 40103 Ritenuto in fatto 1. Il sig. C.S.G. ricorre, per il tramite del difensore di fiducia, per l’annullamento della sentenza del 28/06/2013 della Corte di appello di Firenze che, in riforma dell’assoluzione decisa dal Tribunale di Pisa impugnata dalla sola parte civile, lo ha...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 8 settembre 2015, n. 36265. nel reato di omessa corresponsione dell’assegno divorzile previsto dall’art. 12-sexies della legge 1° dicembre 1970, n. 898, come modificato dall’art. 21 della legge 6 marzo 1987, n. 74, il generico rinvio, “quoad poenam”, all’art. 570 cod. pen. deve intendersi riferito alle pene alternative previste dal comma primo di quest’ultima disposizione
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 8 settembre 2015, n. 36265 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. CARCANO Domenic – rel. Consigliere Dott. CITTERIO Carlo – Consigliere Dott. PETRUZZELLIS Anna – Consigliere Dott. BASSI...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 11 settembre 2015, n. 36887. In tema di guida in stato di ebbrezza, l’esito positivo dell’alcotest costituisce prova della sussistenza dello stato di ebbrezza ed è onere dell’imputato fornire eventualmente la prova contraria a tale accertamento dimostrando vizi od errori di strumentazione o di metodo nell’esecuzione dell’aspirazione, non essendo sufficiente allegare la circostanza relativa all’assunzione di farmaci idonei ad influenzare l’esito del test, quando tale affermazione sia sfornita di riscontri probatori
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV PENALE sentenza 11 settembre 2015, n. 36887 Ritenuto in fatto F.G. ricorre per cassazione avverso la sentenza, in epigrafe indicata, della Corte d’appello di Palermo che, su gravame del P.M. ed, in riforma della sentenza di assoluzione, emessa nei suoi confronti dal Tribunale di Agrigento, in data 15.02.2012,...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 7 settembre 2015, n. 36059. La richiesta dell’automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza di sostituire la pena con i lavori di pubblica utilità non può essere respinta semplicemente sostenendo che essa è incompatibile con la sospensione condizionale della pena accordata all’imputato
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 7 settembre 2015, n. 36059 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROMIS Vincenzo – Presidente Dott. BIANCHI Luisa – rel. Consigliere Dott. MASSAFRA Umberto – Consigliere Dott. PICCIALLI Patrizia – Consigliere Dott. ZOSO...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 8 settembre 2015, n. 36233. Per giustificare il diniego dell’affidamento, il giudice non può fondarsi essenzialmente sulla natura del reato per cui il reo è stato condannato né sulla “biografia criminale” di quest’ultimo, quale risulta dai precedenti penali e giudiziari esistenti a suo carico, ma deve prendere in considerazione il periodo successivo al reato e l’evoluzione della sua personalità
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 8 settembre 2015, n. 36233 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. MARASCA Gennaro – Presidente Dott. LAPALORCIA Grazia – Consigliere Dott. VESSICHELLI Maria – Consigliere Dott. GUARDIANO Alfredo – rel. Consigliere Dott. PISTORELLI...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 settembre 2015, n. 38738. In tema di abuso d’ufficio, il requisito del vantaggio patrimoniale va riferito al complesso dei rapporti giuridici a carattere patrimoniale; pertanto, sussiste non solo quando l’abuso sia volto a procurare beni materiali, ma anche quando sia volto a creare un accrescimento della situazione giuridica soggettiva a favore di colui nel cui interesse l’atto è stato posto in essere
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 23 settembre 2015, n. 38738 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 30.9.2014 il G.U.P. del Tribunale di Pistoia dichiarava il non luogo a procedere, ai sensi dell’art. 425 c.p.p., nei confronti di P.R. , in ordine al reato a lui ascritto al capo B), per non avere...