Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 8 settembre 2015, n. 36338 Ritenuto in fatto 1. Con l’ordinanza indicata in epigrafe, il Giudice dell’udienza preliminare dei Tribunale di Roma propone conflitto di competenza avverso la sentenza dei G.U.P. dei Tribunale di Venezia emessa nel procedimento instaurato nei confronti di D.N., imputato del delitto di cui...
Categoria: Cassazione penale 2015
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 1 ottobre 2015, n. 39797. Il reato di tratta di persone e quello di riduzione in schiavitù sono fattispecie autonome, in quanto il primo, anche dopo la novella del 2014, non presuppone che sia integrato il secondo, avendo il legislatore solo specificato talune modalità di integrazione della condotta e chiarito il dolo specifico che deve animare l’agente
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE V SENTENZA 1 ottobre 2015, n.39797 Ritenuto in fatto La Corte di Assise di Appello di Genova, con sentenza del 19 maggio 2014, ha riformato la sentenza del GIP presso il Tribunale di Genova del 1 luglio 2013 nei confronti di N.M.O. , ritenuto responsabile del delitto di cui all’articolo...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 10 settembre 2015, n. 36687. ai fini della determinazione dei limiti edittali per accedere alla messa alla prova per adulti, deve ritenersi fermo il criterio “quantitativo” soggetto ai limiti di pena stabiliti e determinati ex art. 4 c.p,p. richiamato dall’art. 550 , c. 1 c.p.p. e implicitamente fatto proprio dall’art. 168 bis c.p.p. Di conseguenza si tiene conto delle “aggravanti per le quali la legge prevede una specie di pena diversa da quella ordinaria” e di quelle “ad effetto speciale”
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 10 settembre 2015, n. 36687 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. CARCANO Domenic – rel. Consigliere Dott. MOGINI Stefano – Consigliere Dott. DI STEFANO Pierluigi – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 5 ottobre 2015, n. 39890. L’elemento che differenzia il delitto di truffa aggravata dall’avere ingenerato un timore immaginario da quello di rapina con minaccia consiste nella diversa prospettazione del danno ingiusto alla vittima. Nel caso della truffa esso è rappresentato come eventuale e mai proveniente dall’agente, nemmeno indirettamente. Nella fattispecie di rapina, invece, il male ingiusto è prospettato come certo e sicuro, ad opera del soggetto attivo. Nel primo caso l’offeso agisce perché versa in errore, mentre nel secondo caso esso è posto di fronte all’alternativa di subire lo spossessamento o il danno minacciato
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II SENTENZA 5 ottobre 2015, n.39890 Ritenuto in fatto Con sentenza in data 15/10/2014 la Corte di Appello di Cagliari, in parziale riforma della sentenza in data 16/12/2008 del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Cagliari: – ha riconosciuto le circostanze attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 9 settembre 2015, n. 36383. L’ordine di demolizione di un immobile abusivo si trasmette a chi lo ha ereditato per successione mortis causa. Esso deve essere eseguito nei confronti di tutti i soggetti che sono in rapporto col bene e vantano su di esso un diritto reale o personale di godimento, anche se del tutto estranei alla commissione del reato
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 9 settembre 2015, n. 36383 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente Dott. DI NICOLA Vito – Consigliere Dott. PEZZELLA Vincenzo – rel. Consigliere Dott. SCARCELLA Alessio – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 9 settembre 2015, n. 36475. L’attenuante della riparazione del danno ha una ratio oggettiva volta a riparare integralmente il pregiudizio sofferto dalla vittima, con la conseguenza che si applica non solo quando la riparazione è stata effettuata dalla compagnia assicurativa, ma anche quando è stata effettuata dalla compagnia assicuratrice del veicolo di proprietà di un datore di lavoro e il fatto è stato realizzato da un dipendente che era alla guida del veicolo
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 9 settembre 2015, n. 36475 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRUSCO Carlo Giuseppe – Presidente Dott. MASSAFRA Umberto – rel. Consigliere Dott. ZOSO Liana M. T. – Consigliere Dott. GRASSO Giuseppe –...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 10 settembre 2015, n. 36669. Il licenziamento e la limitazione della libertà personale del coniuge obbligato al mantenimento non gli evitano la condanna per violazione degli obblighi di assistenza familiare se sopravvenuti alle violazioni
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 10 settembre 2015, n. 36669 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. PAOLONI Giacomo – Presidente Dott. CARCANO Domenico – Consigliere Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. CAPOZZI Angelo – Consigliere Dott. BASSI Alessandra...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 8 ottobre 2015, n. 40380. Il delitto di usura si atteggia a reato a condotta frazionata o a consumazione prolungata, costituito da due fattispecie (destinate strutturalmente l’una ad assorbire l’altra con l’esecuzione della pattuizione usuraria) aventi in comune l’induzione del soggetto passivo alla pattuizione di interessi od altri vantaggi usurari in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra cosa mobile, delle quali luna è caratterizzata dal conseguimento del profitto illecito e l’altra dalla sola accettazione del sinallagma ad esso preordinato. Nella prima, il verificarsi dell’evento lesivo del patrimonio altrui si atteggia non già ad effetto del reato, più o meno esteso nel tempo in relazione all’eventuale rateizzazione del debito, bensì ad elemento costitutivo dell’illecito il quale, nel caso di integrale adempimento dell’obbligazione usuraria, si consuma con il pagamento del debito. Nella seconda, invece, che si verifica quando la promessa del corrispettivo, in tutto o in parte, non viene mantenuta, il reato si perfeziona con la sola accettazione dell’obbligazione rimasta inadempiut. Se la consumazione del reato non è limitata al momento della pattuizione originaria, ma si prolunga al momento in cui – in seguito alla pattuizione in questione – si verifichi “effettiva riscossione degli interessi o il concreto conseguimento dei vantaggi usurari
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 8 ottobre 2015, n. 40380 Svolgimento del processo Con sentenza del 26.10.2011, il Tribunale di Paola dichiarò C.P. colpevole dei reati ascrittigli, ritenuto integrato il delitto di usura a decorrere dall’entrata in vigore dell’art.644 bis c.p. ed il delitto di estorsione di cui all’art. 629, 2 co. c.p.,...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 8 ottobre 2015, n. 40370. In materia di sequestro preventivo per reati paesaggistici, la sola esistenza di una struttura abusiva integra il requisito dell’attualità e concretezza del pericolo indipendentemente dall’essere l’edificazione ultimata o meno, in quanto il rischio di offesa al territorio ed all’equilibrio ambientale, a prescindere dall’effettivo danno al paesaggio e dall’incremento del carico urbanistico, perdura in stretta connessione con l’utilizzazione della costruzione ultimata. Il periculum in mora è in re ipsa per il solo fatto che è stata costruita un’opera abusiva senza autorizzazione in area protetta dal vincolo paesaggistico in quanto il danno all’ambiente è dato alla sola presenza e utilizzazione dell’opera, diversamente da quanto accade per il sequestro preventivo operato in relazione a reati edilizi per i quali, ai fini della valutazione del periculum in mora, occorre avere riguardo alla incidenza che l’opera ultimata ha sull’assetto del territorio
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 8 ottobre 2015, n. 40370 Ritenuto in fatto G.G., a mezzo del proprio difensore di fiducia, ha proposto ricorso per Cassazione avverso l’ordinanza emessa in data 25.09.2014 con la quale il Tribunale del riesame di Palermo, provvedendo sulla richiesta di riesame proposta dal G., ha confermato il decreto...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 8 ottobre 2015, n. 40356. Nel reato di illecito trattamento di dati personali di cui al D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, art. 167, il “nocumento” per la persona offesa, che nella fattispecie previgente si configurava come circostanza aggravante, e che oggi costituisce elemento essenziale del reato o, condizione obiettiva di punibilità, rende la figura criminosa inquadrabile della categoria dei reati di danno e non (più) di mero pericolo. Il concetto di nocumento è ben più ampio di quello di danno, volendo esso abbracciare qualsiasi effetto pregiudizievole che possa conseguire alla arbitraria condotta invasiva altrui. Nel richiedere appunto il nocumento, la legge vuole escludere dalla sfera del penalmente rilevante quelle condotte, pure intrusive, che tuttavia siano rimaste del tutto irrilevanti nelle loro conseguenze
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 8 ottobre 2015, n. 40356 Ritenuto in fatto Con sentenza 18.3.2014 la Corte d’Appello di Reggio Calabria – per quanto ancora interessa in questa sede – ha confermato la colpevolezza di C.A. in ordine ai reati di trattamento illecito di dati personali (art. 167 D. Lvo n....