Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 24 novembre 2015, n. 46500 Ritenuto in fatto 1. La Corte di Appello di Catanzaro, con sentenza del 05/03/2015, confermava la sentenza del Tribunale di Cosenza, emessa In data 26/02/2014, con la quale S.F.A. era stato condannato, previo riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e di quella di cui...
Categoria: Cassazione penale 2015
Corte di Cassazione, S.U.P., sentenza 24 novembre 2014, n.46625. La circostanza aggravante di aver provocato un incidente stradale non è configurabile rispetto al reato di rifiuto di sottoporsi all’accertamento per la verifica dello stato di ebbrezza, stante la diversità ontologica di tale fattispecie incriminatrice rispetto a quella di guida in stato di ebbrezza
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE S.U.P. SENTENZA 24 novembre 2014, n.46625 Ritenuto in fatto Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Macerata, con sentenza in data 4 novembre 2014, resa ai sensi dell’art. 444 cod. proc. pen., applicava la pena concordata dalle parti nei confronti di Z.A. , chiamato a rispondere del reato di...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 9 novembre 2015, n. 44820. Il mancato accertamento presso la M.T.C.T. dell’intervenuta revoca del documento abilitante alla guida del veicolo, non può essere surrogato dalla prova testimoniale sul punto, occorrendo infatti accertare presso la Motorizzazione tale condizioni, trattandosi di un elemento costitutivo del reato in questione
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 9 novembre 2015, n. 44820 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROMIS Vincenzo – Presidente Dott. CIAMPI Francesco Maria – Consigliere Dott. MONTAGNI Andrea – rel. Consigliere Dott. PEZZELLA Vincenzo – Consigliere Dott....
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 9 novembre 2015, n. 44791. È legittima l’emissione dell’ordinanza cautelare in base all’allegazione dei brogliacci di ascolto delle intercettazioni. La sommaria trascrizione degli esiti delle intercettazioni ovvero la produzione degli appunti presi dagli agenti in sede di captazione è sufficiente all’emissione del provvedimento cautelare anche senza necessità di allegazione dei decreti autorizzativi
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 9 novembre 2015, n. 44791 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. IPPOLITO Francesco – Presidente Dott. FIDELBO Giorgio – Consigliere Dott. DI SALVO Emanuele – Consigliere Dott. DE AMICIS Gaetano – rel. Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 9 novembre 2015, n. 44775. Essendo la concessione della sospensione condizionale della pena parte integrante dell’accordo intercorso tra le parti e non essendo nella richiesta il beneficio sottoposto ad alcuna condizione, il giudice non avrebbe potuto d’ufficio applicare il beneficio richiesto imponendo una condizione scelta tra quelle indicate nell’art. 165, comma primo, doc. pen.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 9 novembre 2015, n. 44775 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio – Presidente Dott. PAOLONI Giacomo – Consigliere Dott. CARCANO Domenico – Consigliere Dott. CITTERIO Carlo – rel. Consigliere Dott. BASSI...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 4 novembre 2015, n. 44575. In tema di utilizzabilità degli atti processuali, le dichiarazioni rese dal fallito al curatore non sono soggette alla disciplina di cui all’art. 63, comma secondo, c.p.p., che prevede l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese all’Autorità giudiziaria o alla Polizia giudiziaria da chi, sin dall’inizio, avrebbe dovuto essere sentito in qualità d’imputato, in quanto il curatore non rientra in queste categorie e la sua attività non può farsi rientrare nella previsione dell’art. 220 Disp. Att. che concerne le attività ispettive e di vigilanza
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 4 novembre 2015, n. 44575 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LOMBARDI Alfredo M. – Presidente Dott. DE BERARDINIS Silva – rel. Consigliere Dott. LAPALORCIA Grazia – Consigliere Dott. SAVANI Piero – Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 4 novembre 2015, n. 44562. La perdita di vista, anche momentanea del bene oggetto del furto da parte di chi ne ha il legittimo possesso, determina una condizione di minorata difesa, idonea ad integrare l’aggravante della destrezza di cui all’art. 625 n. 4 cp.
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 4 novembre 2015, n. 44562 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FUMO Maurizio – Presidente Dott. SABEONE Gerardo – Consigliere Dott. PEZZULLO Rosa – Consigliere Dott. GUARDIANO Alfredo – rel. Consigliere Dott. POSITANO...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 23 novembre 2015, n. 46460. La violazione di domicilio è configurabile anche nella condotta di colui che si introduce nel domicilio altrui con intenzioni illecite, in quanto, in tal caso, si ritiene implicita la contraria volontà dei titolare dello jus excludendi e nessun rilievo svolge la mancanza di clandestinità nell’agente, il quale frequenti o si ritenga autorizzato a frequentare l’abitazione dei soggetto passivo. Il carattere illecito delle intenzioni dell’agente rende irrilevante la clandestinità o non dell’accesso. Ma laddove l’accesso sia stato pacificamente realizzato attraverso l’inganno, l’art. 614 cod. pen., non richiede alcun altro requisito. E ciò non per caso, visto che il ricorso ad artifici per introdursi in uno dei luoghi indicati dall’art. 614 cod. pen. con l’apparente consenso del titolare può ragionevolmente spiegarsi solo con la volontà di sottrarsi all’esercizio dello jus exciudendi di quest’ultimo
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 23 novembre 2015, n. 46460 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 15/10/2014 la Corte d’appello di Palermo ha confermato la decisione di primo grado, che aveva assolto Rosario S. dai reati di cui agli artt. 612, comma secondo, cod. pen., in relazione all’art. 339 cod. pen. (capo...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 23 novembre 2015, n. 46385. L’amministratore del condominio riveste una specifica posizione di garanzia, ex art. 40, comma secondo, cod. pen., in virtù del quale ha l’obbligo di attivarsi per rimuovere le situazioni di pericolo per l’incolumità di terzi. La responsabilità penale dell’amministratore di condominio va ricondotta nell’ambito della disposizione (art. 40, comma secondo, cod. pen.) per la quale “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”. Per rispondere del mancato impedimento di un evento è necessario, cioè, in forza di tale norma, l’esistenza di un obbligo giuridico di attivarsi allo scopo: detto obbligo può nascere da qualsiasi ramo del diritto, e quindi anche dal diritto privato, e specificamente da una convenzione che da tale diritto sia prevista e regolata com’e nel rapporto di rappresentanza volontaria intercorrente fra il condominio e l’amministratore. L’amministratore di condominio in quanto tale assume, dunque, una posizione di garanzia ope legis che discende dal potere attribuitogli dalle norme civilistiche di compiere atti di manutenzione e gestione delle cose comuni e di compiere atti di amministrazione straordinaria anche in assenza di deliberazioni della assemblea. Da ciò quindi consegue la responsabilità per omessa rimozione del pericolo cui si espone l’incolumità di pubblica di chiunque acceda in quei luoghi, e per l’eventuale evento dannoso che è derivato causalmente dalla situazione di pericolo proveniente dalla scarsa o dativa manutenzione dell’immobile.
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 23 novembre 2015, n. 46385 Ritenuto in fatto 1. Il Giudice Monocratico del Tribunale di Nola, con sentenza del 3.3.2015, confermava – con condanna alle ulteriori spese del grado e a quelle della parte civile – la sentenza resa dal Giudice di Pace di Acerra il 6.3.2014 con...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 4 novembre 2015, n. 44589. Al mobbing in ambito lavorativo è applicabile l’art. 572 c.p. purché vi sia con la vittima un rapporto di “para-familiarità”. Il delitto di maltrattamenti di cui all’art. 572 c.p. può trovare applicazione nei rapporti di tipo lavorativo alla condizione che sussista il presupposto della “para-familiarità”, intesa come sottoposizione di una persona alla autorità di altra in un contesto di prossimità permanente, di abitudini di vita proprie e comuni alle comunità familiari, nonché di affidamento, fiducia e soggezione del sottoposto rispetto all’azione di chi ha la posizione di supremazia
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 4 novembre 2015, n. 44589 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. CONTI Giovann – Presidente Dott. CITTERIO Carlo – Consigliere Dott. DI STEFANO Pierlui – Consigliere Dott. VILLONI O – rel. Consigliere Dott....