Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 1° aprile 2014, n. 14956 Ritenuto in fatto 1. Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di BRESCIA ha proposto ricorso avverso la sentenza della Corte d’appello di BRESCIA, emessa in data 4/04/2013, depositata in data 12/04/2013, con cui, in parziale riforma della sentenza emessa dal tribunale di...
Categoria: Cassazione penale 2014
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 2 aprile 2014, n. 15149. Condannato, con le attenuanti generiche, alla pena di due mesi di reclusione, condizionalmente sospesa, oltre al risarcimento dei danni in favore della parte civile, in quanto responsabile del reato di cui all'art. 571 cod. pen., per avere abusato dei mezzi di correzione o di disciplina in danno dell'alunno della terza classe della scuola elementare, consistititi nel costringerlo a girare carponi in aula alla presenza degli altri alunni e ad emettere suoni simili a grugniti, poichè il piccolo alunno aveva indirizzato un suono di dileggio con la bocca
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 2 aprile 2014, n. 15149 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Palermo confermava la sentenza in data 24 maggio 2011 del Tribunale di Palermo, sezione distaccata di Bagheria, appellata da S.F., condannato, con le attenuanti generiche, alla pena di due...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 31 marzo 2014, n. 14788. In tema di prevenzione degli infortuni sul lavoro, a norma dell'art. 376 del d.P.R. n. 547 del 1955 l'accesso ai posti elevati di edifici deve essere reso sicuro ed agevole mediante l'impiego di mezzi appropriati di sicurezza in tutti i casi in cui devono eseguirsi lavori di manutenzione e riparazione, a nulla rilevando che simili lavori siano normali o straordinari, in quanto la finalità della norma è di prevenire la caduta dall'alto dei lavoratori che devono accedere ed operare in simili condizioni ad altezze pericolose, senza che ciò escluda che il datore di lavoro doti i lavoratori che accedono al tetto di cinture di sicurezza (essendo essi esposti a pericoli di caduta), e vigili perché di tale mezzo facciano effettivo uso
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 31 marzo 2014, n. 14788 Ritenuto in fatto 1. Ricorre per cassazione S.G. unitamente al difensore di fiducia avverso la sentenza emessa in data 7.3.2013 dalla Corte di Appello di Ancona che confermava nei suoi confronti (laddove S.G., direttore dei lavori, veniva assolto) quella in data 15.12.2005 del...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 18 marzo 2014, n. 12735. In tema di misure cautelari personali, allorche' sia denunciato, con ricorso per cassazione, vizio di motivazione del provvedimento emesso dal Tribunale del riesame in ordine alla consistenza dei gravi indizi di colpevolezza, alla Corte Suprema spetta "il compito di verificare se il giudice di merito abbia dato adeguatamente conto delle ragioni che l'hanno indotto ad affermare la gravita' del quadro indiziario a carico dell'indagato, controllando la congruenza della motivazione riguardante la valutazione degli elementi indizianti, rispetto ai canoni della logica e ai principi di diritto che governano l'apprezzamento delle risultanze probatorie, nella peculiare prospettiva dei procedimenti incidentali de libertate
Suprema Corte di Cassazione sezione II sentenza 18 marzo 2014, n. 12735 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. GALLO Domenico – Presidente Dott. TADDEI Margherita – Consigliere Dott. LOMBARDO Luigi Giovan – Consigliere Dott. PELLEGRINO Andrea – Consigliere Dott. BELTRANI Sergio...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 31 marzo 2014, n. 14785. Non sussiste l'aggravante di cui all'art. 625 c.p., comma 1, n. 7 – "sub specie" di esposizione per consuetudine alla pubblica fede – nel caso in cui si verifichi il furto di una bicicletta, abbandonata senza alcuna custodia in una pubblica via, in quanto la consuetudine di cui al succitato art. 625, comma 1, n. 7 designa la pratica di fatto rientrante negli usi e nelle abitudini sociali, desunta sulla base di condotte verificate come ripetitive in un ampio arco temporale e tali, pertanto, da essere riconducibili a notorietà
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 31 marzo 2014, n. 14785 Ritenuto in fatto Ricorre per cassazione il Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Brescia avverso la sentenza emessa, all’esito del giudizio abbreviato, in data 6.12.2012 dal giudice monocratico del Tribunale di Bergamo con la quale, esclusa l’aggravante di...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 31 marzo 2014, n. 14784. L'incompatibilità della destinazione ad uso non esclusivamente personale desunta dal rinvenuto quantitativo (gr. 62,9 lordi complessivi) dello stupefacente dotato di efficacia drogante, come tale idoneo al confezionamento di un numero definito di dosi medie (238)
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 31 marzo 2014, n. 14784 Ritenuto in fatto Ricorre per cassazione il difensore di fiducia di D.G.G. avverso la sentenza emessa dalla Corte di Appello di L’Aquila in data 4.7.2012 che confermava quella in data 21.6.2010 del Tribunale di Teramo con la quale il predetto era stato condannato,...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 31 marzo 2014, n. 14816. Nel caso in cui reati perseguibili mediante citazione diretta siano connessi a reati per i quali dovrebbe essere promossa l'udienza preliminare – e per tutti i reati in questione vi sia evidenza della prova e ricorrano le ulteriori condizioni di cui all'art. 453 cod. proc. pen. – il pubblico ministero è ammesso a procedere congiuntamente mediante richiesta di giudizio immediato
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 31 marzo 2014, n. 14816 Ritenuto in fatto 1. È impugnata la sentenza n. 2371/12 con la quale la Corte d’appello di Bari, in data 19/10/2012, parzialmente riformando una sentenza resa dal Tribunale di Bari in composizione monocratica, ha ritenuto S.C. responsabile dei delitti di resistenza a pubblico...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 5 marzo 2014, n.10514. L'ipotesi lieve disciplinata dall'art. 73 comma 5 d.P.R. n. 309 del 1990 in materia di sostanze stupefacenti deve essere configurata, a seguito delle modifiche apportate dal d.l. n. 146 del 2013, conv. in l. n. 10 del 2014, quale ipotesi autonoma di reato e non più quale circostanza attenuante, derivandone, tra l'altro, anche retroattivamente, l'applicabilità del termine prescrizionale pari a sei anni di cui all’art. 157 c.p.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV SENTENZA 5 marzo 2014, n.10514 Svolgimento del processo 1. – Con sentenza resa in data 11.11.2008, il tribunale di Lecce ha condannato V.M. alla pena di sei anni di reclusione ed Euro 30.000,00 di multa in relazione a un reato concernente il traffico di sostanze stupefacenti (cocaina ed eroina)...
Corte di Cassazione, sezione IV, sentenza 28 marzo 2014, n. 14610. Il reato di cui all'art. 189, comma settimo, cod. strada contempla tra gli elementi costitutivi della fattispecie obiettiva la necessità di assistenza alle persone ferite sicché, ove insussistente, non rileva che l'autore del fatto ne abbia avuto contezza o meno; peraltro, trattasi di reato punibile esclusivamente a titolo di dolo, quantomeno eventuale, nel cui oggetto deve rientrare dunque anche il bisogno di assistenza delle persone ferite
Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza 28 marzo 2014, n. 14610 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza indicata in epigrafe la Corte di Appello di Milano ha confermato la condanna pronunciata nei confronti di R.C.F. dal Tribunale di Vigevano, che ha riconosciuto il medesimo colpevole dei reati rispettivamente previsti dai commi 6 e...
Corte di Cassazione, szione I, sentenza 28 marzo 2014, n. 14647. In tema di reati contro la persona, l'omicidio preterintenzionale si configura allorquando l'azione aggressiva dell'autore del reato sia diretta soltanto a percuotere la vittima o a causarle lesioni, così che la morte costituisca un evento non voluto, ancorché legato da nesso causale alla condotta dell'agente, di guisa che il criterio distintivo tra l'omicidio volontario e l'omicidio preterintenzionale risiede nel fatto che nel secondo caso la volontà dell'agente esclude ogni previsione dell'evento morte, mentre nell'omicidio volontario la volontà dell'agente è costituita dall'"animus necandi", ossia dal dolo intenzionale, nelle gradazioni del dolo diretto o eventuale, il cui accertamento è rimesso alla valutazione rigorosa di elementi oggettivi desunti dalle concrete modalità della condotta
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 28 marzo 2014, n. 14647 Ritenuto in fatto e considerato in diritto 1. Con sentenza del 9 aprile 2013 la Corte di assise di appello di Bari confermava quella pronunciata il 19 marzo 2012, all’esito di giudizio abbreviato, dal GUP del Tribunale di Trani, con la quale...