Suprema Corte di Cassazione sezione IV sentenza del 3 giugno 2014, n. 23002 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUARTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. ROMIS Vincenzo – Presidente – Dott. BLAIOTTA Rocco Mar – rel. Consigliere – Dott. GRASSO Giuseppe – Consigliere – Dott. IANNELLO...
Categoria: Cassazione penale 2014
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza del 30 maggio 2014, n. 22706. In tema di legittimo impedimento a comparire del difensore, l'omessa valutazione dell'istanza di rinvio dell'udienza determina il difetto di assistenza dell'imputato, con la conseguente nullità assoluta di cui all'art. 178 c.p.p., comma 1, lett. c), e art. 179 c.p.p., comma 1
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza del 30 maggio 2014, n. 22706 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. AGRO’ Antonio – Presidente – Dott. ROTUNDO Vincenzo – Consigliere – Dott. LEO Guglielmo – Consigliere – Dott. VILLONI Orlando – rel. Consigliere...
Corte di Cassazione, sezione III, sentenza del 3 giugno 2014, n. 22931. La decisione circa il pagamento rateale della multa o dell'ammenda rientra nella discrezionalità del giudice, secondo quanto previsto dall'art. 133 ter c.p., e tale facoltà può essere esercitata esclusivamente con la sentenza di condanna o con quella ad essa equiparata, ai sensi dell'art. 444 c.p.p. Ne consegue che, nella ipotesi di applicazione della pena su richiesta delle parti, la rateizzazione non può mai costituire oggetto del negozio pattizio, non rientrando nella disponibilità delle parti medesime. E', tuttavia, consentito al decidente, ove ne sussistano le condizioni, di esercitare il suo potere discrezionale, in quanto lo stesso non attiene alla determinazione della pena ma alla sua esecuzione. Sussiste, però, a carico del giudicante l'obbligo di motivazione in caso di specifica richiesta diretta ad ottenere il beneficio in questione
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza del 3 giugno 2014, n. 22931 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FIALE Aldo – Presidente – Dott. GRILLO Renato – Consigliere – Dott. AMORESANO Silvio – Consigliere – Dott. DI NICOLA Vito...
Corte di Cassazione, sezione II, sentenza 3 aprile 2014, n. 15191. Ai fini della punibilità della coltivazione, non autorizzata di piante dalle quali sono estraibili sostanze stupefacenti, spetta al giudice verificare in concreto l'offensività della condotta ovvero l'idoneità della sostanza ricavata a produrre un effetto drogante rilevabile. (Nel caso di specie, la Corte d'Appello riteneva non dimostrata l'offensività della condotta, né l'idoneità della stessa a porre in pericolo il bene giuridico protetto dalla norma incriminatrice, in considerazione non solo del numero esiguo delle piantine di marijuana coltivate, ma anche del quantitativo minimo di sostanza dalle stesse estraibile.)
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE II Sentenza 3 aprile 2014, n. 15191 Svolgimento del processo Con sentenza del 21 novembre 2003, il Gip del Tribunale di Vallo della Lucania dichiarò B.C. responsabile del reato previsto dall’art. 73 dpr 309/90 e lo condannò alla pena di mesi sei di reclusione ed € 4000,00 di multa. Avverso...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 27 maggio 2014, n. 21606. In tema di falsità in atto pubblico
suprema CORTE DI CASSAZIONE sezione VI SENTENZA 27 maggio 2014, n. 21606 Ritenuto in fatto 1. A conclusione di articolate indagini preliminari C.G. , già direttore della casa circondariale di Genova (omissis) , è stato attinto da richiesta di rinvio a giudizio in ordine ai reati di violenza sessuale aggravata, concussione, calunnia e falsità ideologica...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 26 maggio 2014, n. 21309. Nell'ipotesi di furto in abitazione, il nascondere nelle tasche una parte della refurtiva, nella specie alcuni gioielli, integra il reato consumato, e non gia' tentato. Ed infatti, l'agente, con l'occultamento dei preziosi sulla propria persona, realizza l'impossessamento degli stessi in quanto, celandoli all'altrui vista, li sottrae al controllo diretto ed alla disponibilita' dell'avente diritto e li pone di fatto sotto il proprio dominio esclusivo. Ne' rileva la circostanza che il soggetto sia stato sorpreso all'interno del luogo ove ha agito e, quindi, non abbia portato fuori gli oggetti, in quanto il recupero di questi avrebbe comunque richiesto l'effettuazione di una perquisizione personale, che sola avrebbe consentito al legittimo proprietario di riacquistarne la disponibilita
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 26 maggio 2014, n. 21309 REPUBBLICA ITALIANAIN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE QUINTA PENALE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. LOMBARDI Alfredo M. – Presidente Dott. OLDI Paolo – Consigliere Dott. VESSICHELLI Maria – Consigliere Dott. SETTEMBRE Antonio – Consigliere Dott. MICHELI...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 5 giugno 2014, n. 23595. Ai sensi degli articoli 516 e 517 cpp, in base alla lettura datane dalla corte costituzionale con la sentenza 265 del 1994, all'imputato cui venga contestato in udienza un reato concorrente deve essere riconosciuta la facoltà di chiedere l'applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444 del codice di rito. Ma ciò unicamente con riferimento al fatto diverso, ovvero al reato concorrente contestato in dibattimento, quando la nuova contestazione sia riferibile a un fatto che già risultava dagli atti d'indagine
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 5 giugno 2014, n. 23595 Ritenuto in fatto Il procuratore generale presso la corte d’appello di Trieste ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata con la quale il tribunale di Udine, nel corso del dibattimento a carico di A.V., dopo la contestazione – ad opera del...
Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 5 giugno 2014, n. 23619. Il reato di molestie non è necessariamente abituale, potendo essere realizzato anche con una sola azione, di tal che la reiterazione delle azioni di disturbo ben può configurare ipotesi di continuazione. Peraltro tale impostazione di carattere generale non impedisce di rilevare che, in fatto, la vicenda concreta si sia snodata con caratteristiche tali da rendere la condotta abituale ed integrante il reato solo nella globalità unitaria delle condotte. Nella fattispecie ciò si rende evidente considerando che si trattò di tre episodi racchiusi nel breve giro di due mesi. Pertanto, è stata esclusa la ritenuta continuazione.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 5 giugno 2014, n. 23619 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza in data 23.10.2013 la Corte d’appello di Palermo, in parziale riforma della sentenza di primo grado, qualificati i fatti ascritti a M.R. ex artt. 81 e 660 Cod. pen., anziché violenza privata, determinava la pena nei suoi...
Corte di Cassazione, sezione V, sentenza 5 giugno 2014, n. 23579. Condannato a € 400 di multa per aver offeso la reputazione del direttore di una filiale di banca con una missiva inviata a più persone, tra cui l’amministratore delegato del gruppo bancario nella quale rappresentava "comportamenti meschini di qualche direttore di agenzia”. Annullata la condanna dalla Cassazione: il fatto non costituisce reato.
Suprema Corte di Cassazione sezione V sentenza 5 giugno 2014, n. 23579 Ritenuto in fatto 1. Con sentenza del 29.1.2013 il Tribunale di Roma, in composizione monocratica, confermava la sentenza emessa dal Giudice di Pace di Roma in data 11.5.2011, con la quale M.G. era stato condannato, con concessione delle attenuanti generiche, alla pena di...
Corte di Cassazione, sezione VI, sentenza 6 giugno 2014, n. 23930. Anche la cessione continuativa a terzi di sostanze stupefacenti può integrare il fatto di lieve entità, avuto riguardo alla quantità e qualità della sostanza detenuta e spacciata, da accertarsi con riguardo al principio attivo, alla complessità ed all'ampiezza della organizzazione, al numero ed alla qualità dei soggetti coinvolti, nonché più in generale ad ogni altro profilo della vicenda che, secondo il giudizio discrezionale ma motivato del giudice di merito, appaia idoneo ad incidere sulla entità del fatto
Suprema Corte di Cassazione sezione VI sentenza 6 giugno 2014, n. 23930 Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza sopra indicata la Corte d’Appello di Catania, a conferma di quella resa in data 19/07/2012 dal GUP del locale Tribunale all’esito di giudizio abbreviato, ribadiva la condanna di C.F. e C.A. alla pena di quattro anni...