In tema di fallimento della società di fatto “holding”, è irrilevante il requisito della spendita del nome quando si tratti di società occulta e/o si verta in tema di responsabilità da direzione abusiva ex art. 2497 e segg. c.c. Suprema Corte di Cassazione sezione I civile sentenza 25 luglio 2016, n. 15346 REPUBBLICA ITALIANA IN...
Categoria: Cassazione civile 2016
Corte di Cassazione, sezione I civile, sentenza 25 luglio 2016, n. 15343
E’ da ritenersi compatibile con l’ordine pubblico interno il matrimonio celebrato in Pakistan da una cittadina italiana e da un cittadino pakistano e contratto, secondo la legge straniera, in forma telematica e, dunque, senza la contestuale presenza dei nubendi Suprema Corte di Cassazione sezione I civile sentenza 25 luglio 2016, n. 15343 REPUBBLICA ITALIANA...
Corte di Cassazione, sezione I civile, sentenza 12 luglio 2016, n. 14180
L’articolo 844 detta una regola concepita per risolvere i conflitti di interesse tra usi diversi di unita’ immobiliari contigue. Evoca le immissioni connesse all’espletamento di attivita’ produttive, dinanzi alle quali e’ consentita l’elevazione della soglia di tollerabilita’, sempre che non venga in gioco il fondamentale diritto alla salute, da considerarsi valore sempre prevalente in funzione...
Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 22 agosto 2016, n. 17238
In caso di lavoro prestato oltre il sesto giorno consecutivo, ove il lavoratore richieda, in relazione alla modalità della prestazione, il risarcimento dei danno non patrimoniale, per usura psicofisica, ovvero per la lesione dei diritto alla salute o dei diritto alla libera esplicazione delle attività realizzatrici della persona umana, è tenuto ad allegare e provare...
Corte di Cassazione, sezioni unite civili, sentenza 5 agosto 2016, n. 16598
Nel rito ordinario, la notifica della citazione in appello, non seguita da iscrizione della causa a ruolo o seguita da un’iscrizione tardiva e, dunque, determinativa dell’improcedibilità dell’appello da essa introdotto, non consuma il potere di impugnazione, perché l’art. 358 c.p.c. intende riferirsi, nel sancire la consumazione del diritto di impugnazione, all’esistenza – al tempo della...
Corte di Cassazione, sezioni unite civili, sentenza 25 luglio 2016, n. 15287
Misura disciplinare a carico dell’avvocato legittima se, a seguito di incarico ricevuto da un cliente, poi non prosegua l’azione. La sanzione disciplinare dell’avvertimento per violazione dell’articolo 5 del codice deontologico forense è pienamente applicabile al legale che, ricevuto l’incarico dal cliente per impugnare una cartella dinanzi alla commissione tributaria provinciale, di fatto non avesse mai...
Corte di Cassazione, sezioni unite civili, sentenza 25 luglio 2016, n. 15288
Integra illecito disciplinare, l’avvio di un procedimento penale da parte del pubblico ministero nei confronti di magistrati di un’altra Procura che abbiano già iniziato contro i primi un procedimento per un’ipotesi di reato di cui essi siano stati informati Suprema Corte di Cassazione sezioni unite civili sentenza 25 luglio 2016, n. 15288 REPUBBLICA ITALIANA...
Corte di Cassazione, sezione tributaria, sentenza 22 luglio 2016, n. 15177
In tema di IVA, una fattura che in un’unica descrizione accorpi attività dai contenuti più disparati non consente d’identificare l’oggetto della prestazione, di cui deve indicare natura, qualità e quantità, e non risponde alle finalità di trasparenza e conoscibilità di cui all’art. 21 del d.P.R. n. 633 del 1972, funzionali alle attività di controllo e...
Corte di Cassazione, sezione III civile, sentenza 22 luglio 2016, n. 15115
In tema di risarcimento del danno, la liquidazione in via equitativa rientra nei poteri discrezionali che il giudice del merito, in presenza delle condizioni richieste dall’art. 1226 cod. civ., può esercitare, senza necessità di richiesta della parte Suprema Corte di Cassazione sezione III civile sentenza 22 luglio 2016, n. 15115 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL...
Corte di Cassazione, sezione I civile, sentenza 21 luglio 2016, n. 15024
Il termine previsto dall’art. 93, comma 2 d. lgs. n. 196/2003 non può ritenersi operativo oltre il limite di vita della madre, perché la conseguenza della morte della madre che ha partorito in anonimato sarebbe quella di reintrodurre quella cristallizzazione della scelta per l’anonimato che la Corte Costituzionale ha ritenuto lesiva degli artt. 2 e...