Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 14 aprile 2016, n. 7419 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. STILE Paolo – Presidente Dott. VENUTI Pietro – Consigliere Dott. NAPOLETANO Giuseppe – Consigliere Dott. NEGRI DELLA TORRE Paolo – Consigliere Dott. ESPOSITO...
Categoria: Cassazione civile 2016
Alla dichiarazione di adottabilità di un figlio minore è possibile ricorrere solo in presenza di fatti gravi, indicativi, in modo certo, dello stato di abbandono, morale e materiale, che devono essere specificamente dimostrati in concreto, senza possibilità di dare ingresso a giudizi sommari di incapacità genitoriale, seppure espressi da esperti della materia, quando non siano basati su precisi elementi fattuali idonei a dimostrare un reale pregiudizio per il figlio, di cui il giudice di merito deve dar conto. Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 14 aprile 2016, n. 7391.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 14 aprile 2016, n. 7391 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. FORTE Fabrizio – Presidente Dott. GIANCOLA Maria Cristina – Consigliere Dott. BISOGNI Giacinto – Consigliere Dott. TERRUSI Francesco – Consigliere Dott. LAMORGESE...
Obbligato a corrispondere il compenso professionale al difensore per l’opera professionale richiesta, se ed in quanto la stessa sia stata svolta, non è necessariamente colui che ha rilasciato la procura alle liti, potendo essere anche un soggetto diverso, cioè colui – anche un avvocato – che abbia affidato ad altro legale il mandato di patrocinio, anche se questo sia stato richiesto e si sia svolto nell’interesse di un terzo – cioè il cliente finale – instaurandosi in tale ipotesi, collateralmente al rapporto con la parte che abbia rilasciato la procura ad litem, un altro distinto rapporto interno ed extraprocessuale regolato dalle norme di un ordinario mandato, in virtù del quale la posizione del cliente viene assunta non dal patrocinato ma da chi – l’avvocato appunto – ha richiesto per lui l’opera professionale. Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 14 aprile 2016, n. 7382.
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 14 aprile 2016, n. 7382 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE PRIMA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. VALITUTTI Antonio – Presidente Dott. DI MARZANO Francesco – Consigliere Dott. LAMORGESE Antonio Pietro – rel. Consigliere Dott. NAZZICONE Loredana – Consigliere...
L’infortunio in itinere va riconosciuto quando l’utilizzo del mezzo privato sia necessario e quando il dipendete non metta a rischio volontariamente la propria incolumità, interrompendo così il nesso che deve esserci tra lavoro, rischio ed evento. Nel caso di specie un dipendente per raggiungere il luogo di lavoro aveva utilizzato la bicicletta ed era stato investito da un motociclo nel percorso casa-lavoro. Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 13 aprile 2016, n. 7313
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 13 aprile 2016, n. 7313 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. BRONZINI Giuseppe – Presidente Dott. MANNA Antonio – Consigliere Dott. NEGRI DELLA TORRE Paolo – Consigliere Dott. BLASUTTO Daniela – Consigliere Dott. RIVERSO...
Condanna per il datore che lasci lavorare il dipendente senza cuffie per attutire il rumore e che a seguito di ciò contragga ipoacusia e altre patologie legate, per l’appunto, alla mancata predisposizione di adeguate misure di sicurezza. Nonostante le più recenti decisioni abbiano riconosciuto anche una responsabilità del prestatore in caso di infortuni sul lavoro, non sia possibile non riconoscere una responsabilità per l’imprenditore che faccia lavorare un proprio dipendente nella sala macchine di una motonave con protezioni inadeguate a tutela della salute. Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza 12 aprile 2016, n. 7125.
Suprema Corte di Cassazione sezione lavoro sentenza 12 aprile 2016, n. 7125 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE LAVORO Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. DI CERBO Vincenzo – Presidente Dott. NEGRI DELLA TORRE Paolo – Consigliere Dott. BALESTRIERI Federico – rel. Consigliere Dott. BERRINO Umberto – Consigliere...
Poiche’ il diritto di prelazione e di riscatto agrari costituiscono ipotesi tassative, regolate dalla legge e non suscettibili di interpretazione estensiva, i diritti di prelazione e di riscatto del confinante, previsti dalla L. n. 817 del 1971, articolo 7, comma 2, n. 2), non spettano al socio della societa’ semplice, affittuaria del fondo rustico, ancorche’ il socio sia anche comproprietario del fondo, dal momento che la norma richiede la coincidenza tra la titolarita’ del fondo e l’esercizio dell’attivita’ agricola, nella specie riferibile alla societa’. Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 25 marzo 2016, n. 5952.
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 25 marzo 2016, n. 5952 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. SALME’ Giuseppe – Presidente Dott. AMBROSIO Annamaria – rel. Consigliere Dott. SESTINI Danilo – Consigliere Dott. RUBINO Lina – Consigliere Dott. CIRILLO...
Il cd. secondary meaning, il quale, secondo il senso letterale dell’espressione (“significato secondario”, inteso sia come successivo, sia come aggiunto) e le ricostruzioni degli interpreti, si verifica tutte le volte in cui un segno, originariamente sprovvisto di capacità distintiva per genericità, mera descrittività o mancanza di originalità, si trovi ad acquistare, in seguito, tali capacità, in conseguenza del consolidarsi del suo uso sul mercato. Tale fenomeno è stato elaborato ai fini della cd. riabilitazione o convalidazione del segno originariamente privo di capacità distintiva perché mancante di originalità, in quanto generico o descrittivo, e che, tuttavia, finisce con il riceverla dall’uso: esso, pertanto, pur a volte utilizzato al fine di cogliere ogni evoluzione della capacità distintiva (anche come rafforzamento della capacità distintiva del marchio in origine debole), ricorre propriamente quando il marchio descrittivo divenga successivamente distintivo attraverso la diffusione, la propaganda e la pubblicità. In tale ipotesi, l’ordinamento recepisce il dato di fatto dell’acquisizione successiva e “secondaria” della “distintività”, attraverso un meccanismo di “convalidazione” del segno, espressamente previsto dalla legge marchi nella formulazione successiva alla novella di cui al d.lgs. n. 480/1992, con l’inserimento, ad opera di quest’ultimo, dell’art. 47-bis l. Mar. (v. ora art. 13 c.p.i.). La modifica introdotta dal d.lgs. n. 480/1992 abbia codificato un principio già affermato in giurisprudenza, secondo cui può divenire valido un marchio che, pur originariamente privo di carattere distintivo, tale carattere abbia acquisito nel tempo per l’uso che ne sia stato fatto. In sostanza, è soprattutto per effetto dell’elevata diffusione commerciale, a sua volta sovente dipendente da massicci investimenti pubblicitari ed azzeccate strategie di marketing, che un marchio inizialmente privo di capacità distintiva può acquistarla. Massicce attività di pubblicizzazione del marchio possono indurre ad una radicale trasformazione della sua percezione distintiva nel mercato dei consumatori, nel quale si sia diffusa l’identificazione del prodotto contraddistinto dal marchio, sebbene questo consti in origine di un termine generico. L’esito del processo comporta la possibilità per il titolare del marchio di agire in contraffazione. Corte di Cassazione, sezione I, sentenza 19 aprile 2016, n. 7738
Suprema Corte di Cassazione sezione I sentenza 19 aprile 2016, n. 7738 Svolgimento del processo La Corte d’appello di Milano con sentenza del 25 agosto 2011, respingendo gli appelli principale ed incidentale, ha confermato la decisione del Tribunale di Milano del 5 novembre 2008, la quale aveva dichiarato, accogliendo la domanda riconvenzionale di Industrie Cartarie...
Nelle ipotesi di danno cagionato da animali, la rilevanza del fortuito deve essere apprezzata sotto il profilo causale, in quanto suscettibile di una valutazione che consenta di ricondurre ad un elemento esterno, anziché all’animale che ne è fonte immediata, il danno concretamente verificatosi. Nelle ipotesi di danno cagionato da animali, al caso fortuito è riconducibile anche la colpa del danneggiato, che, però, per avere effetti liberatori, deve consistere in un comportamento cosciente che assorba l’intero rapporto causale, e cioè in una condotta che, esponendo il danneggiato al rischio e rendendo questo per ciò stesso concreto, si inserisca in detto rapporto con forza determinante. Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 21 aprile 2016, n. 8042.
SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE III SENTENZA 21 aprile 2016, n.8042 Motivi della decisione La Corte ha affermato che i verbali di s.i.t. rese poco dopo il fatto dal T. e dal C. inducevano a ritenere che fosse stato il cavallo di quest’ultimo a scalciare, precisando che ‘le dichiarazioni di T. ai Carabinieri, valutate nel...
La vittima di un sinistro stradale è incapace, ex art. 246 c.p.c., a deporre nel giudizio avente ad oggetto la domanda di risarcimento del danno proposta da altra persona danneggiata in conseguenza del medesimo sinistro, a nulla rilevando che il testimone abbia dichiarato di rinunciare al risarcimento o che il relativo credito sia prescritto. Corte di Cassazione, sezione III, sentenza 18 aprile 2016, n. 7623.
Suprema Corte di Cassazione sezione III sentenza 18 aprile 2016, n. 7623 Svolgimento del processo C.E.M. proponeva appello avverso la sentenza del Tribunale di Latina n. 1816/2003, depositata il 17 novembre 2003, con cui era stata rigettata la domanda, da lui proposta, di risarcimento dei danni dal medesimo riportati in un incidente stradale avvenuto sulla...
L’obbligo dei genitori di concorrere al mantenimento dei figli maggiorenni, secondo le regole dettate dagli artt. 147 e 148 cod. civ., cessa a seguito del raggiungimento, da parte di quest’ultimi, di una condizione di indipendenza economica che si verifica con la percezione di un reddito corrispondente alla professionalità acquisita ovvero quando il figlio, divenuto maggiorenne, è stato posto nelle concrete condizioni per poter essere economicamente autosufficiente, senza averne però tratto utile profitto per sua colpa o per sua scelta. Corte di Cassazione, sezione VI, ordinanza 12 aprile 2016, n. 7168.
Suprema Corte di Cassazione sezione VI ordinanza 12 aprile 2016, n. 7168 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA CIVILE SOTTOSEZIONE 1 Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati: Dott. RAGONESI Vittorio – Presidente Dott. GENOVESE Francesco Antonio – Consigliere Dott. BISOGNI Giacinto – rel. Consigliere Dott. DE CHIARA Carlo...